Editoriale Settembre 2016 – Raffaello Castellano

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Raffaello Castellano (532)

 

 

 

Raffaello Castellano“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.”

Questo è uno dei passi più celebri del libro “Walden, ovvero La vita nei boschi”, il resoconto che il grande filosofo, poeta e scrittore statunitense Henry David Thoreau scrisse durante il suo soggiorno di 2 anni, 2 mesi e 2 giorni, passato a contatto con la natura, fra il 1845 ed il 1847, in una capanna, da lui stesso costruita, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond), che si trova vicino alla cittadina di Concord, nel Massachusetts.

Il suo obbiettivo era appunto quello di re-imparare a vivere, sperimentare il contatto con la natura, verificare se da uomo civilizzato dell’‘800 potesse cavarsela senza alcuna comodità moderna, senza cibo, se non quello che si procacciava, senza acqua, se non quella che riusciva a raccogliere, facendo affidamento, solo ed esclusivamente, sulla sua voglia di vivere e sulle sue capacità di sopravvivenza.

Henry David Thoreau, (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), è stato un filosofo, scrittore e poeta statunitense.
Henry David Thoreau, (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), è stato un filosofo, scrittore e poeta statunitense.

In questi ultimi giorni di settembre, con l’estate ormai alle porte e l’autunno ufficialmente partito, mi è capitato di ripensare proprio a questo libro e a Thoreau e mi sono chiesto: come è possibile che un uomo civilizzato, vissuto fra la prima e la seconda rivoluzione industriale, decida di fare un esperimento come questo, rinunciando a tutto quello che il progresso gli aveva fornito e contando solo su se stesso? Quale coraggio aveva avuto per affrontare questo salto nel buio? Quali erano le sue profonde ed incrollabili motivazioni? Ed infine, cosa ha da insegnare all’uomo,  liquido ed ipertecnologico, moderno?

Cosa faremmo noi contemporanei se dovessimo vivere un periodo così lungo senza computer, tv al plasma, internet, smartphone, etc.? Saremmo completamente nudi ed inermi di fronte alla natura; dovremmo procacciarci o raccogliere il cibo riconoscendo quello commestibile da quello velenoso o pericoloso; dovremmo costruirci un riparo per affrontare la notte e le intemperie; dovremmo procurarci l’acqua cercando una fonte o un corso d’acqua e filtrare la stessa per evitare problemi di dissenteria o intossicazioni.

Come potremmo esserne capaci, abituati come siamo alla comodità ed alla tecnologia? Come potremmo reggere questo scontro con la realtà, quella “vera”, “prosaica”, “tangibile”, assuefatti come siamo alle nostre vite sintetiche, digitali, virtuali?

textNeckSyndrmÈ giusto dell’anno scorso l’allarme lanciato dai Medici Chiropratici americani, secondo i quali negli ultimi tre anni si è registrata una crescita esponenziale della sindrome Text Neck, causata dal guardare il display del tablet o telefonino continuamente e per un lungo periodo di tempo in posizioni scorrette, che causerebbe problemi anche gravi, come infiammazioni al collo e cervicale cronica. La Text Neck, come altre patologie legate all’uso prolungato di dispositivi mobili, è in aumento, e i dati sono direttamente proporzionali alle ore che dedichiamo a guardare i vari display della nostra vita, ore che sono più che raddoppiate negli ultimi anni. Ad esempio, oggi due italiani su 10 (19%) adoperano lo smartphone per circa 6 ore al giorno, percentuale che sale al 42% tra i più giovani, mentre il 21% si attesta sulle 4 ore.

Quindi la tecnologia, che doveva renderci più liberi,più intelligenti e più capaci, in realtà ci sta rendendo schiavi, malati e, sicuramente, incapaci di sopravvivere a contatto con la natura.send-bulk-sms-to-international

Allora ecco perché Thoreau, ecco perché “Walden, ovvero La vita nei boschi”! Il mio proposito per questo settembre 2016, il mio suggerimento, la mia ripartenza, comincia proprio da queste mie ultime considerazioni: dobbiamo vivere di più, dobbiamo vivere più intensamente, dobbiamo distinguere i vari piani della realtà, quello virtuale da quello materiale, quello digitale da quello analogico. Dobbiamo convincerci che, per quanto seducenti ed ammalianti possano sembrare la nostre vite virtuali, i nostri avatar, i nostri profili social, il mondo, quello vero, è ancora quello che avviene e che sperimentiamo al di fuori della cornice angusta dei nostri smartphone.

Il mio proposito, quindi, e lo dico da direttore di un mensile on line, è quello di diventare un utilizzatore consapevole della tecnologia, voglio essere io ad utilizzare i miei device e non ad essere usato da essi.

Tenendo sempre a mente le parole di Thoreau:

“Le cose non cambiano; noi cambiamo.”
Raffaello Castellano

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