In tutte le culture ci sono dei rituali che determinano la fine di un periodo e l’inizio di una nuova era.
Nel mondo digitale i momenti memorabili per i giovani d’oggi saranno probabilmente il primo smartphone, l’acquisto dell’auto e perché no, il primo viaggio da soli all’estero.
In un’Europa unita e in un mondo globale, sembra ormai irrinunciabile per un ragazzo un’esperienza fuori dall’Italia e talvolta un soggiorno più lungo. Una delle proposte più apprezzate per conoscere le culture estere è il programma Erasmus che piace molto agli studenti italiani.
Il nostro Paese si posiziona al 3° posto nella classifica europea dopo Francia e Germania con circa 8.000 giovani partiti in 12 mesi, il 20% in più rispetto all’anno precedente, secondo le stime dell’Agenzia Erasmus+.
“Erasmus+ è uno strumento straordinario di apertura, confronto e scambio di conoscenze” dichiara Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE.” Nel nostro Paese l’interesse verso il programma è sempre stato fra i più alti in Europa. Negli ultimi tre anni ha registrato una forte crescita, soprattutto nella mobilità degli studenti universitari, grazie anche alla possibilità di fare un’esperienza oltre i confini europei, e nei progetti di cooperazione e di mobilità per il mondo della scuola. In tal senso, la Commissione ha rafforzato il proprio impegno aumentando dal 2015 al 2016 i fondi da destinare all’Italia per finanziare le attività di mobilità e i progetti di cooperazione del 12%”.
Tra le mete preferite, secondo lo studio, capeggia la Spagna con 12.780 arrivi, di poco inferiori quelli del Regno Unito con 12.613, quasi 10.000 sono ospitati in Germania, circa 6.300 in Francia. L’Italia è a metà classifica con 4840 arrivi, seguita in ordine da Belgio, Paesi Bassi, Irlanda, Portogallo e Austria.
Ma a fare i grandi numeri non sono solo gli studenti mobilitati. Nel 2016 sono stati stanziati oltre 104 milioni di euro per finanziare i progetti di studio degli italiani all’estero. L’età media è di 23 anni per lo studente e 25 per chi sceglie un tirocinio oltre i confini, in prevalenza sono donne (59% per lo studio e 63% per lo stage) e il periodo medio di permanenza varia dai 3 ai 6 mesi.
Ma come mai il Bel Paese si posiziona solo al 5° posto tra le mete preferite per i viaggi degli studenti all’estero? E cosa offre in più la Spagna che è in cima alla classifica?
Prima di tutto gli alloggi, che risultano un po’ più economici, soprattutto se lo studente non ha troppe pretese. Inoltre in Spagna ci sono delle offerte di lavoro specifiche per studenti Erasmus che vogliono approcciarsi con più intensità a questa nuova esperienza. Anche la lingua è un fattore importante. In Italia non siamo esperti conoscitori dell’inglese e questo spesso ci penalizza rispetto ad altri Paesi europei. Non da ultimo, l’italiano, oltre che difficile, è limitato alla nostra nazione. Lo spagnolo invece è la terza lingua più parlata al mondo e quindi un’approfondita conoscenza può essere sicuramente più spendibile.
La scarsità dei soggiorni Erasmus, oltre a offrire minori occasioni ai giovani che rimangono in patria di confrontarsi con le culture straniere, sta portando alla perdita di una ghiotta opportunità economica.
Il giro d’affari dei viaggi studio in Europa frutta quasi 2 miliardi di euro, compreso l’indotto, di cui l’Italia riesce purtroppo ad accaparrarsene solo una piccola fetta.
Una mancata occasione non solo per i negozi di prima necessità e gli alloggi, ma anche per il settore dei viaggi, degli alberghi, dei trasporti su lungo raggio, dei ristoranti… insomma una nuova forma di turismo interessata non soltanto alle tipiche attrazioni da vacanza ma anche alle piccole esperienze legate al territorio. E così si abbandonano ben presto le mete turistiche su larga scala per preferire la sagra tipica, il centro commerciale per il negozio di quartiere, il ristorante di catena in centro rispetto alla cena in un piccolo borgo caratteristico.
Per assecondare questo trend e favorirne lo sviluppo basterebbe saper valorizzare il patrimonio della nostra Italia troppo ricca di tradizioni che noi diamo per scontato ma ovunque ci potrebbero invidiare. Se solo uno studente Erasmus scegliesse di visitare non solo Roma, Milano, Firenze e Venezia ma anche qualcuno dei Borghi più belli d’Italia, disseminati in tutte le regioni, scoprirebbe in pochi chilometri paesaggi inaspettati.
Questa economia della prossimità e maggiore vicinanza con il territorio, oltre ad incrementare l’integrazione e la conoscenza del reale tessuto sociale, offre non poche opportunità per far rivivere imprese minori che rischiano di essere fagocitare dai marchi altisonanti e dalle mete più rinomate. Forse per farci salire nelle classifiche dei posti più apprezzati basterebbe qualche attività di promozione in più, magari tradotta almeno in inglese, e del sano orgoglio nazionale di proporre anche le iniziative più piccole che rendono grande e fanno apprezzare l’Italia.
Dato che sono poche le chance di fare concorrenza alla movida spagnola, forse risulterebbe più efficace differenziare la propria proposta e puntare alla regionalità e varietà dei micro eventi e località storiche del nostro Paese.