Essere in Piazza Grande a Locarno, non significa semplicemente partecipare attivamente al Festival del Cinema di Locarno; più propriamente sembra di trovarsi esattamente all’incrocio delle tre grandi aree geografiche europee, la regione italiana, quella tedesca e quella francese.
Si respirano le diverse influenze tra le proposte cinematografiche e soprattutto il pubblico ha una forte connotazione internazionale. Rappresenta, pertanto, un trampolino di lancio di eccellenza per i nuovi film nel panorama cinematografico.
Il cielo stellato in questa estate anomala, ha fatto da cornice perfetta alla proiezione in anteprima mondiale del film svizzero “Pause“. Presentato dal regista Mathieu Urfer, il film racconta una storia d’amore dai tratti piuttosto comuni: una crisi in una relazione che dura da quattro anni tra Julia, un brillante avvocato e Sami, un musicista senza forti ambizioni dal carattere mite e rilassato. Il tentativo ostinato, ma poco efficace da parte del ragazzo di recuperare il rapporto con la sua donna. Semplici sono anche i luoghi in cui tutto si svolge, ma la narrazione procede veloce nonostante la lentezza propria di alcuni personaggi e delle situazioni.
A rendere brioso il ritmo sono propri i dialoghi, tra tutti quelli tra Sami e il suo amico Fernand, che lo affianca letteralmente sul palcoscenico dove insieme suonano e nella vita con la sua splendida ironia sempre presente anche nei consigli più profondi.
Quest’ultimo si ammalerà; la casa di riposo prima e il suo funerale poi, rappresentano i momenti in cui la musica colma distanze, accompagna delicatamente ma con grinta nei passaggi salienti, riscalda gli animi e soprattutto è risolutrice.
Una musica che non ha il suo tocco magico se non è suonata con il cuore, se non è voluta veramente. Fernand e la musica rappresentano l’anima del film, i due ragazzi mettono in scena quasi passivamente la magia della vita.