Christian Zorico (162)
Parlare di arte e allo stesso tempo ricercare profitti, rendimenti, rivalutazione del capitale rapprensenta la realtà di una particolare categoria di fondi di investimento: i fondi che investono appunto in opere d’arte.
Cercherò subito di soffermarmi su alcuni punti che connotano questa particolare categoria di fondi al fine di poter guardare con occhio più critico alle motivazioni che spingono gli investitori ad allocare una parte della loro ricchezza in arte e poter offrire un “quadro” più realistico sulle reali opportunità e su eventuali punti critici.
Innanzittutto l’investitore che si approccia a tale tipologia di fondi deve necessariamente prendere coscienza che si tratta di un investimento a medio/lungo termine (in genere dai 5 ai 10 anni). Si tratta di un tempo tecnico che permette al gestore/esperto d’arte del fondo di poter “costruire” il portafoglio, acquisendo opere d’arte nella fase iniziale di lancio del fondo per poi provvedere alla vendita (e realizzazione di profitti sperando in un prezzo di vendita più alto) nella seconda parte di vita del fondo. D’altro canto però il cliente che ha comprato una quota del fondo deve essere convinto e soprattutto accettare un periodo di attesa mediamente lungo prima che possa ritornare in possesso delle quote sottoscritte. Più avanti guarderemo a questo punto insieme alla illiquidità dell’investimento stesso in ottica più ampia.
Ma veniamo, ora, al punto del grado di liquidità di un tale investimento: essenzialmente legato alla natura stessa delle opere d’arte, caratterizzate da un mercato poco liquido e non regolamentato, un fondo che investe in arte sia essa moderna o antica, generalemente non prevede rimborsi di capitale durante il periodo di investimento.
Inoltre i fondi che investono in arte generalmente sono fondi chiusi, ossia non permettono, terminato il periodo iniziale di sottoscrizione, di raccogliere altro capitale. La piena fiducia nel gestore del fondo d’arte si concretizza nel fatto che all’inizio nessun investitore conosce esattamente le opere che andranno a comporre il portafoglio e soprattutto l’attività di acquisto è finalizzata alla successiva vendita con l’obiettivo della piena liquidabilitä del fondo stesso allo scadere del periodo di tempo concordato, fatto salve ulteriori dilazioni di tempo.
Alcuni fondi infine offrono la possibilità ai propri clienti, durante il periodo di investimento nel fondo, di usufruire delle opere d’arte e poterle esporre nelle loro abitazioni cosi come ad eventi pubblici. Contratti di garanzia e assicurazioni certificano e tutelano gli altri investitori; è questo di fatto un elemento fondamentale nella scelta di un fondo rispetto ad un altro.
Se infatti è vero che si tratta di investimenti poco liquidi (che dovrebbero offrire un rendimento annuo superiore al 10% considerando alcuni fondi partiti per esempio nel 2009), è anche vero che le motivazioni che spingono gli investitori a prediligere questa forma di investimento fanno capo ad elementi di natura economica ma anche piu’ prettamente di natura edonistica.
Da un lato infatti inserire in una classica allocazione di portafloglio (che vede differenziarsi in azioni, obbligazioni, valute, metalli preziosi) anche un fondo che investe in arte, rappresenta un’alternativa alla protezione del proprio capitale. I cultori dell’arte giustamente fanno riferimento alla esclusivitä e scarsezza delle stesse opere d’arte, che dovrebbero garantire una valorizzazione poco volatile nel tempo e una rivalutazione sempre crescente. In pratica, dovrebbero assolvere alla funzione di remuneare l’investitore almeno per il costo della vita, come qualsiasi altro bene durevole (per esempio le case e i metalli preziosi).
Ci sono stati ovviamente momenti storici in cui le transazioni in opere d’arte sono crollate, segnalando pertanto un minore appetito per l’asset class, ma al tempo stesso come facevamo notare prima, ci sono variabili in gioco che contribuiscono comunque a rendere attraente l’idea di investimento. Si possiede una quota del fondo ma ci si assicura di poter esporre alcune opere d’arte nei propri appartamenti. Segno distintivo di una ricchezza che a volte vive per essere ostentata, o semplicemente goduta nel proprio intimo. L’interesse per le opere d’arte rappresenta comunque una ricchezza in essere. Alimenta un mercato, offre la possibilità a diversi operatori del settore di poter lavorare, rende più fruibile la stessa arte consentendo di creare un supporto unico, quello dell’accessibilità e del passaggio di proprietà.
In un contesto dove siamo “inondati” da liquidità proveniente dalle banche centrali, paradossalmente, la liquidità in circolazione sta diminuendo; le asset class piu tradizionali (obbligazioni e azioni per esempio) diventano sempre più dei trades concentrati e ci sono sempre meno potenziali acquirenti nel caso di una vendita improvvisa. In questo scenario detenere quote di investimento in asset class come quella dell’arte, non facilmente liquidabile per definizione, rappresenta un ulteriore rischio ma al tempo stesso una sorta di protezione per quella tipologia di investitori che ha un approccio al mercato davvero di lungo periodo. L’arte ha fatto morire molti pittori in situazioni di forte indigenza; dopo la morte è arrivato per loro il successo e le quotazioni dei quadri sono lievitate. Un modo diverso di parafrasare l’enunciato di John Maynard Keynes: “In the long run we are all dead”.
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