Ormai da qualche decennio siamo abituati a sentire la parola “Ghost hunter”, probabilmente, una diretta derivazione dal famoso film di Ivan Reitman, “Ghostbusters”.
Nel film i ricercatori utilizzavano una serie di strumenti altamente tecnologici per scovare, vedere e, possibilmente, intrappolare fantasmi o entità sovrannaturali di vario genere.
I moderni Ghost hunter, quelli della realtà, non arrivano, ovviamente, a catturare le entità, mettendole in una “griglia di stoccaggio” come effettuavano nel film, ma cercano, “semplicemente”, di catturare tracce che possano dimostrare l’esistenza dei fantasmi e alcuni, addirittura, con improbabili strumenti, tentano di comunicare con loro.
Ma è evidente che nel Ghost hunting moderno c’è qualcosa che non torna. Mi si consenta di fare un paragone con lo studio della Sacra Sindone. La cosiddetta sindonologia, come ho sempre avuto modo di evidenziare nei miei articoli, rappresenta la ricerca verso la conferma della veridicità del Telo. Ossia i moderni sindonologi non fanno altro che, attraverso una ricerca scientifica o pseudotale, confermare a tutti i costi che si tratti dell’impronta di Gesù, quando altri non sindonologi, ma studiosi di vario genere (chimici fisici, antropologi), hanno evidenziato tutte le falle della ricerca sindonologica e hanno messo in evidenza (grazie ad una serie di esperimenti seri, come la riproducibilità mediante basso rilievo o addirittura la radio datazione del carbonio 14), come quella immagine non possa essere un telo risalente all’epoca di Cristo né quella che osserviamo impressa sia l’immagine di Gesù.
I Ghost hunter di oggi, quindi, si comportano esattamente come i sindonologi. La loro ricerca è orientata esclusivamente a confermare l’esistenza dei fantasmi, in barba alle leggi della fisica e alla scienza. Appaiono davvero spettacolari i loro video che compaiono su YouTube, o certe live su Tik Tok, in cui addirittura i cosiddetti “ricercatori” interagiscono con le entità, attraverso improbabili registratori, con cui pongono domande e ricevano risposte mediante voci “spettrali”.
Ma i Ghost hunter sono tutti così? Chi si occupa di ricerca paranormale, o chi si occupa di fantasmi, ha generalmente questo orientamento ed è pronto a dimostrare con improbabili prove l’esistenza dei fantasmi. Ma esistono gruppi scettici o almeno semi scettici all’interno di questo fantomatico e, nello stesso tempo, inquietante mondo?
Sembrerebbe proprio di sì. Oltre ad un Gruppo consolidato già da qualche anno che corrisponde al nome di Ghost Hunters Team (GHT) il quale, nonostante l’attenzione rivolta al fenomeno, non ha mai esperito fenomeni o riportato prove scientifiche che dimostrino l’esistenza dei fantasmi e che è improntato sempre alla ricerca di spiegazioni razionali, esiste un altro gruppo di recentissima formazione. Esso è costituito da alcuni membri che vengono sì dal Ghost hunting, ma che ha un orientamento piuttosto razionale, sia nel modo di operare che nel modo di comunicare le indagini. Si tratta dell’UAP (Unità Analisi Parapsicologica) che ha sede in Veneto.
Cosa fa esattamente questo gruppo? Quello che ho osservato nelle occasioni in cui ho avuto modo di interagire con i suoi membri è che si tratta di un gruppo che parte sì da presupposti non scettici, infatti crede nella possibilità che certi fenomeni possano essere veri, ma sotto l’aspetto operativo non ha mai riportato o registrato fenomeni improbabili ai quali i vari Ghost hunter ci hanno abituato sul web. Anzi, loro stessi ammettono che non esistono prove scientifiche, ad oggi, dell’esistenza né dei fantasmi né dei fenomeni paranormali, anche se essi sono ancora speranzosi che le loro indagini possano fare emergere qualcosa.
Ciò che differenzia questo gruppo da altri Ghost hunter è il fatto di ammettere di non aver trovato prove significative che dimostrino l’esistenza di entità. Ciò che rende i suoi membri intellettualmente onesti è la capacità di distinguere la loro credenza personale dai fatti. Loro pensano, o meglio sperano, di poter trovare qualche entità… Magari sono anche convinti che possa esserci qualcosa al di là della vita, ma sono, nello stesso tempo, consapevoli che trattasi di credenze prettamente personali. Invece, per quanto riguarda i fatti, sanno bene che le loro indagini sono sempre sfociate in spiegazioni razionali e che, oltre a fare debunking, non hanno mai trovato fenomeni che potessero essere considerati paranormali. Essi, inoltre, ciò che ritengono “anomalo”, e che pertanto non riescono a spiegare con la ragione (come ad esempio qualche fenomeno rilevato che appare strano o ambiguo), lo lasciano come tale, senza dare spiegazioni definite una volta per tutte “entità Sì entità No”, ma lo accettano come anomalia, in attesa di ulteriori verifiche per comprendere di cosa si tratti davvero.
Ciò che interessa soprattutto nella loro indagine è l’aspetto culturale e le testimonianze della gente. Quando hanno delle segnalazioni e fanno indagini nei vari luoghi e con i dovuti permessi – ovviamente tutto all’interno della legalità – raccolgono testimonianze, impressioni e conducono un’analisi storica e antropologica del luogo; è questo che poi riportano nelle loro conferenze. Non millantano presenze particolari, ma descrivono e spiegano, per il gusto della conoscenza e dell’informazione, come mai in quel luogo ci sia gente che vede e sente qualcosa di “misterioso” e tentano di capire cosa abbia portato a pensare che proprio in quel luogo ci sia qualcosa di anomalo. Si interessano soprattutto dell’aspetto legato alla leggenda che caratterizza il posto in cui indagano e come tale la trattano, come ci spiega una delle fondatrici de gruppo Cindy Pavan:
“Esattamente come ha analizzato il dottor De Vincentiis, ci basiamo su una analisi storico culturale del luogo, così da portare alla luce leggende e storie popolari che possano aiutare enti pubblici o privati a fare rivalutazioni culturali proprio su queste basi. Utilizziamo metodo scientifico e massima criticità nell’analisi dei fenomeni riscontrati durante la nostra indagine mantenendo si viva la leggenda ma dando sempre risultati sicuri sotto l’aspetto scientifico”.
Addirittura dopo una segnalazione, se si rendono conto di una probabile sofferenza di una persona che, ad esempio, dopo un lutto afferma di sentire e /o vedere entità, il gruppo si prodiga di persuaderla a non pensare al paranormale e di orientarla verso un professionista medico o psicologo, esattamente come è successo in più occasioni con il sottoscritto. Come ci racconta un’altra fondatrice del Gruppo Mary Pigaiani:
“Spesso a causa di un lutto, le persone tendono a nascondere il dolore attaccandosi alla possibilità che i cari defunti si interfaccino con loro tramite segni, rumori ecc… Noi, anche se ci occupiamo di paranormale, ci sentiamo in dovere morale di sostenere razionalmente le persone che ci chiedono aiuto e, quando riscontriamo delle fragilità, cerchiamo sempre di indirizzarle a dei professionisti che possano aiutarle a superare i loro traumi.
Scriviamo questo per evidenziare che nel mondo del Ghost hunting, nonostante tutto il fantomatico apparato che c’è dietro, esistono gruppi che non solo si fanno portavoce di un messaggio razionale, ma contribuiscono addirittura a contenere le fantasie di chi cerca conforto nel magico, riportandolo su un piano di realtà.
Che ben venga il loro aiuto.
Cindy Pavan ha studiato parapsicologia in numerosi corsi di formazione americani e italiani tra questi ha approfondito gli studi sul satanismo criminale presso l’Istituto di scienze forensi e l’università Unised. Ha partecipato come consulente ricercatrice sul paranormale al programma “mistero” su Italia uno e come opinionista a Geo&Geo, Rai Uno Mattina, I Fatti vostri, Masterpiace. È il personaggio protagonista del libro Spectrum ombre anomale.
Mary Pigaiani da sempre interessata allo studio della parapsicologia ha partecipato a diverse indagini sul campo per la rivalutazione culturale di enti pubblici e privati.