Se qualcuno, poco più di un anno fa, mi avesse detto che avrei potuto acquistare un paio di scarpe da sfoggiare solo nel mondo virtuale e che lo avrei pagato con soldi reali, euro o dollari, avrei subito pensato all’ennesima burla di qualche agenzia di comunicazione o a alla trovata commerciale di qualche brand intraprendente, o forse avrei pensato ad una delle tante fake news che invadono di tanto in tanto il web.
Oggi, invece, tutto questo è realtà ed è possibile grazie ad una tecnologia dalle enormi potenzialità commerciali, che pian piano sta cambiando le nostre vite, offrendoci orizzonti e panorami ancora da esplorare.
È grazie, infatti, alla Realtà Aumentata se un brand come Gucci ha potuto lanciare sul mercato le sue “Gucci Virtual 25” delle sneakers alla moda e dal taglio avveniristico, in parte personalizzabili e leggere ai piedi, talmente tanto leggere che non esistono (se assumiamo per vero il concetto che esiste solo tutto ciò che si può toccare).
Ma come si può acquistare con moneta reale qualcosa che non esiste nel mondo materiale?
La risposta abbastanza banale potrebbe farci riflettere sul fatto che acquistiamo già tantissimi prodotti e servizi che non possiamo toccare; l’originalità del caso Gucci sta invece nel fatto che in questa occasione stiamo acquistando un prodotto che normalmente sarebbe materiale, un paio di scarpe da metterci ai piedi ma che possiamo utilizzare solo virtualmente.
Viene spontaneamente da chiedersi quale sia l’utilità di un capo d’abbigliamento che non possiamo toccare ed indossare e le risposte potrebbero essere le più disparate e tutte plausibili: stravaganza? Status symbol? Divertimento o svago? Bisogno di affermazione?
Per trovare un’interpretazione del fenomeno o una risposta a queste domande, probabilmente, si dovrebbe spostare l’attenzione dal mondo reale, che nell’ultimo anno ci vede costretti tra le mura domestiche, e dove la vita apparentemente si è fermata in una sorta di limbo, alla vita virtuale, che continua a scorrere senza limitazioni di sorta e che, anzi, ci vede sempre più connessi ed interconnessi, tanto che risulta difficile separare il reale dal virtuale.
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In questo contesto, non deve quindi apparirci anormale acquistare un paio di scarpe virtuali alla modica cifra di 12 dollari per sfoggiarle sui social o per fare una passeggiata all’interno di Roblox o su qualche altra piattaforma di gaming.
In fondo, non è mica la prima volta che si acquistano accessori e abbigliamento per i propri avatar o si ricorre alla realtà aumentata per acquistare un paio di scarpe on-line; ad esempio, l’app fashion-tech Wanna Kicks, creata da Wanna, fashion-tech company (che ha contribuito anche alla realizzazione delle “Gucci Virtual 25”), permetteva già di provare virtualmente le scarpe di alcuni marchi come Reebok, Puma e Gucci prima di acquistarle, però, materialmente.
La cosa che invece dovrebbe far riflettere è il passaggio dalla produzione reale a quella interamente digitale di un prodotto di un brand leader di mercato che evidentemente mira a diversificare l’offerta in un periodo di crisi per il settore della moda o che vuole aumentare il brand awareness dei più giovani (naturali utilizzatori delle piattaforme social).
Le “Gucci Virtual 25”, disegnate dallo stilista Alessandro Michele, primo esempio di capo d’abbigliamento digitale pagato con moneta reale, potrebbero essere il caso sintomatico di un mercato che sta cambiando e che vedrà, nei prossimi anni, sviluppare le relazioni sociali sempre più in remoto sulle piattaforme digitali in cui gli utenti desidereranno sfoggiare griffe come avviene nella vita reale. Siamo sicuri quindi che quest’iniziativa commerciale non sarà un caso isolato.
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