Dimmi se non è vero… Ogni estate, nelle canoniche due settimane di ferie, durante una cena o un aperitivo con tramonto davanti al mare (o se preferisci in montagna), in una atmosfera rilassata e sognante, non si sa bene come o chi, ma puntualmente viene fuori la classica frase: “immagina di poter stare qui tutto l’anno”. E, come di consueto, quella semplice frase si porta con sé una serie di considerazioni sui pro e i contro, sulla possibilità o meno di poter dar seguito a quell’idea, e sulla capacità di “inventarsi” un nuovo lavoro perché, quello che fai nella grande città, lì non lo potresti fare. Il tutto contornato da una serie di “se”, di “ma”, di “però”, di “magari”, di “forse”, e via così. Mi sbaglio?
Un copione scritto e riscritto e di cui conosciamo già l’epilogo: a vacanze finite si fa rientro nelle grandi città; per qualche giorno ogni tanto si pensa ancora a quell’idea così affascinante e un po’ utopistica (tempo che tipicamente coincide con il definitivo dileguarsi dell’abbronzatura); dopo poco ritorna sul viso quel bel colorito grigio/bianco (un mix tra la luminosità dello schermo, le pareti dell’ufficio e il cemento dei palazzi); la routine riprende piede (la stessa da cui si fugge per quelle due settimane); e il ciclo così si ripete sino all’estate successiva.
L’anno passato, però, ci ha consegnato un nuovo copione.
Complice la pandemia, abbiamo scoperto una nuova via percorribile, che è possibile lavorare dove si vuole e, soprattutto, dove ci si sente bene. Mi correggo, più che scoprirlo, ne abbiamo preso atto. Ne siamo diventati consapevoli. Tecnologicamente avevamo già la possibilità di farlo, quello che mancava era la spinta ad abbracciare il nuovo. Come spesso accade, l’impossibile risiede più nelle nostre menti, nelle nostre abitudini, nel “è sempre stato fatto così”, piuttosto che nella vera lettura e comprensione della realtà. In sostanza siamo in grado di processare solo quello che abbiamo difronte e non riusciamo a spingere oltre lo sguardo. Quando invece lo facciamo è perché in qualche modo ci troviamo costretti a immaginare scenari differenti. E quanto è successo a causa della pandemia ne è un esempio perfetto. Abbiamo dovuto reinventarci una vita online e, con tutti gli squilibri del caso (cfr. digital divide e mancanza di competenze digitali), abbiamo comunque fatto fronte ad una situazione davvero difficile. Inoltre oggi si sente parlare di digitale molto di più rispetto ad un anno e mezzo fa e si è capito finalmente la centralità che deve assumere. Non poco.
Scopri il nuovo numero: “Holiday working”
Se l’anno scorso abbiamo scoperto il remote, lo smart e il south working, oggi si fa strada un nuovo concetto di lavoro: l’holiday working. Con un pc al seguito ed una connessione a internet è possibile lavorare ovunque, mantenendo inalterati i livelli di produttività. La rivoluzione è compiuta: non importa dove lo fai, ma cosa fai!
Per cui, se l’anno scorso abbiamo scoperto il remote, lo smart e il south working, oggi si fa strada un nuovo concetto di lavoro: l’holiday working. Con un pc al seguito ed una connessione a internet (che funzioni davvero!) è possibile lavorare ovunque, mantenendo inalterati i livelli di produttività (aspetto fondamentale). La rivoluzione è compiuta: non importa dove lo fai, ma cosa fai! E questa può essere l’occasione per rivalutare anche i nostri tanti borghi “dimenticati” o per ripensare gli spazi delle grandi città.
Quell’idea “utopistica” che accompagnava le nostre passate cene estive, oggi si manifesta come più che realizzabile. Certo questo vuol dire che il mondo del lavoro dovrà adeguarsi a questa nuova normalità (come sta accadendo), che gli uffici dovranno trasformarsi in qualcosa di diverso (come sta accadendo) e che le aziende dovranno recepire questa modalità di lavoro (come sta accadendo).
A produttività inalterata, se non accresciuta, sarà difficile giustificare una non adesione a questa tipologia di lavoro. Certo bisognerà saper pianificare gli obiettivi, ripensare il ruolo del manager e creare momenti aziendali specifici: tutti aspetti fattibili. La strada è segnata. E chi non la segue perderà in competizione. Le persone, dopo questo lungo periodo pandemico, sanno cosa vogliono. O meglio, lo sapevano anche prima, e oggi possono realizzarlo.
Ivan Zorico
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