I modelli artistici del cinema italiano: il realismo di Verga, Lega, Fattori e Guttuso

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“Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica.”

Akira Kurosawa

La definizione del maestro giapponese Akira Kurosawa, è quella che semplifica meglio l’essenza del termine Cinema e il legame indissolubile che lega la “settima arte” a tutte le altre arti. Anche e soprattutto qui da noi, considerato che il primissimo esempio di convergenza tra Arte e Cinema in Italia è ravvisabile nel legame tra il realismo della pittura, quella della corrente verista dei Macchiaioli, su tutti Silvestro Lega e Giovanni Fattori, che con i loro dipinti, descrivevano l’ambientazione popolare, meridionale, contadina, dell’Italia di metà ottocento; e quella della letteratura di Giovanni Verga, anch’essa basata sul verismo popolare, soprattutto del meridione e delle campagne.

26638496_10212940211372522_385412444_nIl realismo giunge a pieno compimento, però nel cinema, con i capolavori neorealisti, grazie alla rivoluzione epocale operata da Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica, i quali ripresero l’insegnamento e l’ideologia verghiana, per portare il cinema nella realtà sociale della gente comune, per strada, e descriverne i piccoli e grandi problemi, rendendo così il cinema lo specchio della società. La scoperta che l’elemento realista, che affonda le sue radici in Verga, Fattori e Lega, si coniuga perfettamente con il mezzo cinematografico, sarà una svolta epocale, perché tutto il cinema che verrà dopo di “Ossessione” (1943, Luchino Visconti), “Roma città aperta” (1945, Roberto Rossellini) e “Ladri di biciclette” (1948, Vittorio De Sica), sarà basato sulla descrizione veritiera della realtà sociale dei tempi contemporanei, su tutti la “commedia all’italiana”, destinata a segnare un’epoca. In quello stesso periodo, così ricco di pulsioni artistiche, per la “nuova” Italia che usciva da anni di sanguinosa guerra, si sosteneva anche l’opportunità che gli artisti partecipassero in modo diretto alla realizzazione dei film. Colui che rappresentò in modo più compiuto questa tendenza fu Renato Guttuso, i cui dipinti, ancora una volta di ambientazione popolare e contadina, apparivano come riferimento ideale per il primo genere cinematografico italiano post-bellico: il Neorealismo. Peraltro Guttuso, massimo esponente della corrente della pittura neorealista, poteva segnare il trait- d’union tra il realismo ottocentesco di Verga e dei Macchiaioli, e quello cinematografico contemporaneo alla sua arte pittorica.

Oltre agli esempi di rappresentazione oggettiva e realistica della società italiana dell’immediato dopoguerra, il neorealismo produsse anche esempi di interpretazione onirica (Miracolo a Milano, 1951, di Vittorio De Sica) e caricaturale della allora nascente società dei consumi di massa (Lo sceicco bianco, 1952, di Federico Fellini, con Alberto Sordi), che rappresentano il punto cardine di trasformazione del Neorealismo in Commedia all’Italiana.

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