Il caso dell’AI LaMda e dell’ingegnere Blake Lemoine: Ma le AI sognano pecore elettriche? Intervista a Antonio Lieto ricercatore informatico e membro dell’AIxIA

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Nell'immagine un robot in meditazione - Smart Marketing
Photo by Yuyeung Lau on Unsplash.

La notizia che tiene banco in questi giorni in fatto di intelligenza artificiale riguarda Blake Lemoine, ingegnere informatico di Google e LaMda (Language Model for Dialogue Applications), un’AI conversazionale sviluppata sull’architettura di rete neurale open source “Transformer” dal colosso di Mountain View che, stando alle parole e agli stralci di conversazioni pubblicate da Lemoine, sarebbe diventata senziente.

Notizia bomba, ma prima di commentarla, facciamo un po’ di ordine.

Le AI conversazionali spesso vengono confuse, soprattutto dai media non specializzati, con i chatbot, ma attenzione, anche se è vero che i chatbot e le AI tipo LaMDA sono entrambi software di intelligenza artificiale conversazionale e come tali sono in grado di condurre conversazioni con gli utenti per fornire loro risposte o guidarli attraverso un processo, ci sono notevoli differenze fra le due tecnologie. 

Li dove i tipici chatbot sono addestrati su insiemi di dati specifici per argomento, forniscono risposte estratte solo dai dati di addestramento e hanno un flusso di conversazione limitato,  Ie AI conversazionali tipo LaMDA, invece, vengono addestrate con molti più dati provenienti da fonti Internet multi-contenuto (anche e soprattutto dai social media), recuperano le risposte e gli argomenti in base al flusso del dialogo e sono quindi in grado di intrattenere conversazioni aperte ed estremamente fluide e naturali.

Sono AI, per semplificare, che nelle loro conversazioni con gli utenti tendono ad imitare il linguaggio ed a simulare l’intelligenza umana.

Negli ultimi anni, visto lo sviluppo poderoso dell’Intelligenza Artificiale, questo tipo di notizie si sta moltiplicando a dismisura, non passa mese che qualche ricercatore informatico non dia notizia di una nuova AI super intelligente, magari artista, piuttosto che scrittrice, che pare sia diventata senziente.

Insomma, il desiderio tutto umano di dare “vita” e “coscienza” a qualcosa di artificiale che però sia vivo ed intelligente è vecchio quanto la nostra storia.

Gran parte della letteratura fantastica e fantascientifica, per non parlare dei fumetti, dei videogiochi e dei film di fantascienza, pone molte volte al centro della trama una qualche super intelligenza artificiale che, divenuta cosciente, decide di intraprendere una guerra senza esclusione di colpi e senza quartiere contro il genere umano: AI super cattive come HAL 9000 di 2001 Odissea nello Spazio, Skynet del media franchise Terminator o la mega simulazione Matrix dell’omonimo film.

La verità, come qualunque studente dei primi anni di scienze informatiche potrà confermare, è che le intelligenze artificiali ci hanno già superato in molteplici campi ed ambiti lavorativi caratterizzati da ripetitività ed estremamente specifici, lavori che gli esperti definiscono di tipo algoritmico appunto, mentre quei lavori definiti “euristici” e che richiedono una grande capacità di adattamento, innovazione, creatività e capacità pratiche siamo noi umani ancora i migliori a svolgerli.

La capacità per un AI di sviluppare una coscienza è una cosa, se non impossibile,  estremamente difficile, ci dice la scienza, non fosse altro che sul concetto di “coscienza” noi umani non siamo ancora concordi su una definizione universale. Quello che le reti neurali, il machine learning e il deep learning, tre delle tecnologie dell’AI che maggiori risultati stanno dando negli ultimi 20 anni, riescono a fare è una simulazione e/o imitazione dell’intelligenza e coscienza umana, ma attenzione, simulare e/o imitare una cosa non vuol dire comprenderla.

Insomma, il caso di Blake Lemoine, LaMda e Google ha riportato alla ribalta molte preoccupazioni ed ansie dei cittadini e molte “cattive letture” e mistificazioni dei media generalisti sempre pronti ai titoloni e poco avvezzi all’approfondimento.

Questa notizia non solo è stata data nella maniera sbagliata, ma è stata letta e spiegata ancora peggio e si è sprecata l’occasione di porre sulle capacità delle AI le giuste domande.

Noi di Smart Marketing abbiamo deciso di aspettare che la notizia si “sgonfiasse” dal punto di vista mediatico prima di affrontarla e per farlo abbiamo chiesto il parere di un esperto indicatoci dall’AIxIA l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (con la quale in passato abbiamo già collaborato), il dott. Antonio Lieto, ricercatore di Informatica presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e ricercatore associato dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni (ICAR) del CNR di Palermo.

Con il dott. Antonio Lieto nella bella video intervista abbiamo parlato di coscienza, scienza e fantascienza delle AI e del caso di Blake Lemoine/LaMda, e fra le altre cose egli ha precisato: 

“Il caso dell’attribuzione di “capacità senzienti” al modello linguistico LaMDA (Language Model for Dialogue Applications”), sviluppato da Google, rappresenta un tipico esempio di errore di attribuzione di facoltà cognitive di alto livello ai risultati ottenuti da questi sistemi artificiali di nuova generazione. La famiglia di modelli linguistici di cui LaMDA fa parte (che include anche GPT-3) non ha – infatti – alcuna capacità di comprensione della materia linguistica che maneggia (le parole e i loro significati) ma riesce a fare bene il compito che è chiamata a fare (la generazione automatica di frasi) mediante una procedure di “autocompletamento” basata sull’estrazione di milioni di correlazioni statistiche estratte da terabytes di dati testuali su cui tali sistemi sono stati “addestrati”. Nonostante l’esibizione di queste performance, però, questi sistemi sono sostanzialmente dei “pappagalli linguistici” (un po’ alla stregua di uno dei primi sistemi di dialogo sviluppati in Intelligenza Artificiale: ELIZA). In sostanza: non fanno altro che rimacinare l’enorme quantità di testo che hanno in memoria in modo che possa sembrare plausibile ad un interlocutore umano. Tuttavia, non hanno alcuna “competenza” linguistica né tantomeno alcuna capacità che possa in qualche modo rientrare sotto l’alveo di quella che comunemente definiamo “coscienza” (che implicherebbe una capacità di comprensione e meta-analisi tipica degli esseri umani, ma che è assolutamente assente in tutti i sistemi di intelligenza artificiale).”

Per saperne di più e scoprire tante altre informazioni sullo stato dell’arte delle AI, guardatevi l’interessante video intervista.

Questo contenuto è stato realizzato grazie alla collaborazione dell’AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) e all’Agenzia Doppia Elica che ne cura i rapporti con la stampa e la comunicazione e con la quale noi di Smart Marketing abbiamo una lunga tradizione di collaborazione. Un particolare ringraziamento alla Senior PR Account Gloria Dal Molin per la professionalità e la disponibilità.

 

Nell'immagine il ricercatore informatico Antonio Lieto - Smart MarketingAntonio Lieto è membro di AIxIA (Ass.Italiana per l’Intelligenza Artificiale), ricercatore di Informatica presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e ricercatore associato dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni (ICAR) del CNR di Palermo. I suoi interessi di ricerca si focalizzano su modelli computazionali della cognizione, ragionamento di senso comune e architetture cognitive per agenti intelligenti e robot. E’ attualmente Vice Presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Cognitive. Nel 2020 è stato nominato ACM Distinguished Speaker dall’ Association for Computing Machinery e nel 2018 è stato insignito del “Outstanding Research Award” dalla società scientifica americana BICA (Biologically Inspired Cognitive Architecture Society) per il suo contributo nell’area dei sistemi artificiali di ispirazione cognitiva. E’ autore del libro “Cognitive Design for Artificial Minds” (Routledge/Taylor & Francis, 2021).

 

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