Nonostante uno storico disegno di legge giaccia ormai da anni nei polverosi meandri del Parlamento italiano, qualcosa si muove in tal senso. Proprio in corrispondenza con questi mesi difficili, dominati dalla pandemia che ha bloccato il mondo, l’SNCCI (Sindacato Nazionale Critici cinematografici italiani) ha ottenuto particolari garanzie nell’ ottica di un inserimento permanente dell’insegnamento dell’Arte cinematografica nelle scuole medie superiori. Tutto ciò, considerato anche l’enorme patrimonio cinematografico di cui gode il nostro paese, fatto di capolavori del genere e di autori e attori che hanno fatto scuola nel mondo. In particolare in un passo del disegno di legge, si esplicita particolare riferimento al cinema italiano e in secondo piano alle correnti cinematografiche straniere.
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In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.
L’ SNCCI, che ha redatto e supportato la realizzazione del disegno di legge, ribadisce che venga finalmente avviato a soluzione, il problema, mai seriamente e organicamente affrontato, dei rapporti tra il Cinema e la Scuola, avendo cura, in primo luogo, di armonizzare le esigenze didattiche e la formazione culturale di cui il cinema può essere tramite nella Scuola stessa, oltre che nell’intera società. Il Ministro dell’Istruzione del precedente governo in carica (n.d.r. Governo Conte II), ovvero Lucia Azzolina, aveva incontrato nell’Ottobre scorso i vertici del Sindacato e di altre figure professionali operanti nel settore Cinema, per organizzare ulteriormente l’inserimento della didattica cinematografica nei programmi curriculari delle scuole medie inferiori e superiori. Le sigle professionali, avevano però ribadito un’ulteriore rivalutazione della questione, in considerazione del fatto che la didattica dovesse essere necessariamente impartita da professionisti del settore (Critici cinematografici, giornalisti, registi, sceneggiatori…) e non dagli insegnanti di italiano, per carità anche bravi, ma non certo padroni della materia.
Dovrebbe essere evidente che l’entrata del Cinema nella Scuola può, anzi, deve avvenire in modi differenziati: non solo per evitare il ripetersi degli errori fatti a suo tempo quando si volle portare la musica nella Scuola; ma anche e soprattutto perché la didattica cinematografica (l’educazione alla “lettura” dell’immagina audiovisiva, la conoscenza multipla della cultura filmica e delle sue implicazioni con il sociale) non è riducibile a un’unica tipologia: la didattica cinematografica più adatta a un liceo classico non è identica a quella più adatta a un liceo scientifico o a una scuola tecnica.
D’altra parte occorre anche ricordare che la Scuola stessa può migliorare la propria offerta didattica, e così tenere il passo con le nuove esigenze formative emergenti nelle dinamiche sociali, soltanto se sa riconoscere come propria “materia” tutti quei nuovi linguaggi, quelle nuove forme di espressione artistico-culturali, quelle nuove fonti conoscitive che, quando sono bene finalizzate e bene utilizzate, possono contribuire allo sviluppo della coscienza critica dei singoli e della collettività, quindi a un rafforzamento della vita democratica, ed educare finalmente l’adolescente a conoscere approfonditamente un patrimonio culturale, quale quello cinematografico, che, specialmente in Italia, non è secondo a nessun’altra Arte del passato.
Si prospetta dunque, una rivoluzione epocale, che speriamo possa quanto prima portare ad una piena rivalutazione dell’Arte cinematografica, anche in considerazione di un’educazione all’Arte, che dovrebbe necessariamente passare anche per il Cinema, e successivamente estendersi a tutte le altre. Perché educare il ragazzo all’Arte, vuol dire educarlo al bello, educarlo ad un giudizio critico, consapevole, disciplinato e creativo.
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