Armando De Vincentiis (29)
Immaginiamo di recarci al cinema e di vedere un film dove tutto scorre tranquillamente. Un eventuale protagonista si alza al mattino, come sempre, fa la sua colazione e va in ufficio. La cosa interessante di questo film è che sul luogo di lavoro non accade nulla di insolito, non c’è nessun collega che cerca di fargli le scarpe e nessuno cerca di porgli un bastone tra le ruote. Va assolutamente d’accordo con il suo capo ufficio ed il lavoro va, tutto sommato, bene. Finito il lavoro il nostro protagonista incontra la sua fidanzata che, per giunta, lo ama. Tra loro non c’è alcun conflitto, lei non lo ha mai tradito e non c’è alcun rivale in amore. E la famiglia? Bene, tutti d’accordo. I suoi sono contenti della relazione che ha con questa donna e la famiglia di lei è addirittura fiera della scelta della figlia. La sera, le famiglie di entrambi si incontrano e non nasce alcuna diatriba, anzi tutti elogiano tutti e tutti emanano gioia e felicità al punto che decidono di unirsi attorno ad un tavolo a giocare a carte e a mangiare dolcetti alla crema sfornati dalla madre di lei in occasione di questo serenissimo incontro.
Cosa direste come spettatori? Lasciate che chi scrive legga nei vostri pensieri….CHE NOIAAA!! Ho indovinato vero? Questo perché il cardine di un film è essenzialmente il conflitto! Esso è quello che regge una trama ed è il collante che mantiene uno spettatore legato a ciò che sta vedendo. Un tradimento, un complotto, un crimine, una minaccia terroristica, un equivoco o una “guerra” d’amore sono gli elementi che danno quell’emozione necessaria affinché un film valga la pena di essere visto!
Ma perché il conflitto attrae? Non è esso che attrae, in realtà, ma è la possibilità di poterlo risolvere. Una naturale tendenza dell’essere umano è quello di non tollerare conflitti e cerca ogni modo, dal più semplice al più complesso, dal più intelligente al più goffo, di risolverli ed è proprio a questo che aspira nel vedere un film, che contempla nella sua trama il bel grosso conflitto. Siamo sempre lì, davanti allo schermo, in fervida attesa che esso si risolva, che accada qualcosa che porti tutto al suo posto, esattamente come l’esempio del noioso film presentato all’inizio di questo articolo. Ma prima di tornare alla routine lo spettatore deve necessariamente essere catturato dai classici nodi al pettine, da qualcosa che non torna ed essere mantenuto sul filo del rasoio.
Nella vita reale cerchiamo di tenerci il più possibile lontani dai conflitti ma, il più delle volte, questi tentativi sono così maldestri che addirittura li creano. Il cinema ce li propone senza sforzo e, senza sforzo, ce li risolve brillantemente. Infatti molti sono i processi di identificazione che scattano al cospetto di un film. Un legame d’amore che si risolve, un crimine risolto o anche un ladro che riesce a farla franca con azioni geniali e così via. Il cinema ci consente di immergerci nel conflitto e di risolverlo alleviando, almeno a livello emotivo e, purtroppo, solo per un breve attimo, le frustrazioni della vita quotidiana. Ma per risolvere un conflitto è necessario crearlo ed in questo il cinema ci viene in aiuto, esattamente come una vera e propria operazione di marketing. Il mercato prima di proporre una soluzione ai problemi deve inquadrare il problema e, nei limiti, crearlo, almeno sotto l’aspetto emotivo. Quante volte abbiamo osservato la pubblicità di un prodotto assolutamente inutile per la nostra sopravvivenza ma presentato come il risolutore di tutti i problemi? E quante volte ci siamo precipitati ad acquistarlo? In alcuni ambienti si dice, addirittura, che la stessa psichiatria prima di proporre una soluzione ad una malattia deve innanzitutto “costruirla” allargando un quadro sintomatologico affinché i più possano inquadrarsi. Ecco ciò che fa il cinema con il suo cardine fondamentale che è il conflitto. Propone un male (un criminale, un mostro spaziale, un’epidemia) ci fa immergere nel problema per poi tirarci fuori regalandoci momenti straordinari di sollievo!
Infatti i film che attraggono poco sono proprio quelli in cui non c’è alcuna ombra di conflitto, dal momento in cui quello che serve allo spettatore è proprio il momento della soluzione. Ma senza problema essa non può esserci e, quindi, nessun alleviamento di frustrazioni, nessun sollievo e nessun processo di identificazione. L’essere umano vive per risolvere i problemi, tenta di farlo con il buon senso, con la superstizione e con l’immersione in realtà inventate dai romanzi, dai racconti e da una buona e conflittuale sceneggiatura. Il colpo di scena, in un film, non è altro che una soluzione creativa ed inaspettata di un problema.
L’uomo è, in fin dei conti, un costruttore di problemi – che poi vorrà risolvere- ed il cinema rappresenta questa dimensione in tutta la sua essenza. Un film senza alcun problema sarebbe considerato tra i più surreali e fantascientifici al punto tale che non sarebbe tollerato per la sua assurda lontananza dalla realtà. Sarebbe più vera una mutazione da conflitto nucleare in grado di creare un Godzilla che uno scenario come quelle presentato all’inizio di questo scritto. Siamo fatti così e chi fa cinema lo sa benissimo!