Siamo soliti ammantare il futuro di tutta una serie di caratteristiche positive. Nel futuro tutto è realizzabile. Nel futuro tutto è risolvibile. Nel futuro tutto è possibile. Questa idea di futuro ci piace perché è fortemente democratica, ci facciamo stare dentro qualsiasi cosa: vita personale, collettività, business, tecnologia e tanto altro. Il mondo, e l’esistenza stessa, nel futuro è migliore. Per definizione.
Incapaci di vivere il presente, demandiamo al futuro la nostra felicità.
Sarò felice quando troverò quel lavoro; sarò felice quando mi laureerò; sarò felice quando avrò quella promozione; sarò felice quando dimagrirò 10 chili; etc. Il verbo futuro, usato in questo modo, è un abile alleato e, al tempo stesso, un cattivo consigliere. Ci rassicura e ci proietta in una vita che potrebbe essere, ma non è detto che sarà, e ci colloca in un territorio che ancora non esiste e che non possiamo controllare.
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Il futuro è aperto per chi sa vivere il presente e per chi decide chi essere non nei prossimi 5 anni, ma nei prossimi 5 minuti.
Se ci pensi, spesso usiamo la tecnologia in egual maniera.
Postiamo sui social media con le stesse modalità: la nostra vita reale non ci soddisfa, ma sulle varie piattaforme siamo come ci piacerebbe essere o, meglio, come vorremmo essere agli occhi degli altri. Più istruiti, più buoni, più belli, più interessanti, più ricchi, etc. E lo stesso vale con la promessa del metaverso. Lì, in quel luogo virtuale, possiamo essere chiunque; tutti purché non sé stessi.
Pura illusione se pensiamo che, sia se si parli di vita reale che di vita virtuale, tutto e sottolineo tutto, parte da noi.
Immaginiamo l’innovazione e la tecnologia come qualcosa al di fuori dell’essere umano, un universo nel quale si possono fare cose nuove. Mentre, a ben guardare, sia i social che il metaverso, non sono altro che rappresentazioni più che normali, più che umane. Lì, in quegli spazi, di fatto replichiamo aspetti del tutto umani: emozioni, istinti, complessità. Certo la portata di queste tecnologie ha di gran lunga amplificato le nostre opportunità, aperto nuovi scenari, ma non ci ha reso né immortali né onnipotenti. Il punto di partenza è sempre quello: l’essere umano, le persone, tu.
Ce ne siamo accorti velocemente quando, di fronte alla pandemia, abbiamo perso le nostre certezze di invulnerabilità e tutte le nostre fragilità umane, che avevamo dato per superate e sconfitte proprio attraverso la tecnologia, sono emerse di colpo.
l futuro è qualcosa che si raggiunge solo attraverso una lunga serie di presenti
John C. Maxwell
Il futuro è aperto per chi sa vivere il presente e per chi decide chi essere non nei prossimi 5 anni, ma nei prossimi 5 minuti.
Marshall McLuhan diceva che “la tecnologia è solo un’estensione della natura umana, non una sua sostituzione” e condivido totalmente il suo pensiero. E se è così faremo bene ad investire su di noi oggi stesso. Perché l’unica certezza che hai è che il futuro incomincia da te.
Ivan Zorico
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