Viviamo nell’era della personalizzazione.
Tutto è pensato per soddisfare ogni piccola singola esigenza perché ognuno di noi, indistintamente, si aspetta di ricevere un prodotto/servizio su misura.
Quando acquistiamo un prodotto, soprattutto online, ci aspettiamo di poterlo comporre come più ci aggrada: colore, taglia, inserti vari, modelli, ecc.. L’aspettativa è quella di poter avere un prodotto quanto più vicino a quello che avevamo in mente; certo le opzioni sono preimpostate da qualcun altro, ma il punto non cambia: vogliamo poter decidere. E lo facciamo. Siamo ben convinti di cosa vogliamo e se una data offerta non ci soddisfa, cambiamo rivenditore senza pensarci due volte.
Stessa cosa vale quando ci approcciamo all’acquisto di un servizio. Vogliamo avere la sensazione che quel servizio sia stato pensato appositamente per noi. Per cui ci informiamo sulle condizioni e le modalità di fruizione, stando bene attenti all’esperienza che andremo a vivere. Ancora una volta, se la tale offerta non dovesse incontrare i nostri gusti, passeremmo ad un competitor in grado di soddisfarci.
Quindi che sia un prodotto o servizio, poca importa. Sappiamo bene cosa vogliamo e non accettiamo sconti. Ed è giusto che sia così
Immagino che sin qui siamo tutti d’accordo.
Quello che non mi torna però è vedere molte di quelle stesse persone non mettere la medesima determinazione per orientare qualcosa di ben più importante di una scelta d’acquisto: la propria vita.
Giornalmente vediamo e incrociamo persone (forse anche noi stessi) non soddisfatte della propria vita che non fanno nulla per modificarla. Li vediamo lì, passivi, a condurre esistenze che non vorrebbero, a replicare schemi non propri e ad accettare condizioni che non li soddisfano.
Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. (Karl Popper)
Viaggiano con una sorta di pilota automatico verso direzioni non bene specificate e comunque ben lontane dalle cosiddette “coordinate delle felicità”. Coordinate uniche, come unici siamo tutti noi.
E se è così, ed è così, allora perché ci ostiniamo a seguire strade e percorsi non decisi da noi?
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A questa domanda potremmo dare più di una risposta plausibile.
Tra le tante credo che una, più di tutte, possa avere diritto di cittadinanza: abbiamo paura. Porsi una domanda così pesante ci obbliga a dare una risposta altrettanto pesante e, evidentemente, non abbiamo davvero il coraggio di farcela. O, meglio, di fare i conti con la relativa risposta.
La paura del cambiamento è assolutamente umana.
Qualche anno fa mi sono imbattuto in questa frase di Raphaelle Giordano “La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola” ed ho avuto come una illuminazione. Pensiamo sempre di avere tempo per realizzare i nostri sogni, pensiamo sempre di avere mille possibilità da percorrere, pensiamo sempre di poter iniziare a vivere, “uno di questi giorni”, davvero la vita che vorremmo, salvo poi svegliarci una mattina e comprendere che nulla è cambiato, che nulla abbiamo fatto per cambiare.
Tra vent’anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri. (Mark Twain)
Il futuro è aperto ed è la verità. Ma non ci viene incontro. Siamo noi a doverlo costruire. Le possibilità ci sono, le opportunità pure. Come anche le difficoltà insite al cambiamento o alla semplice presa di coscienza di quello che vogliamo dalla nostra vita.
E qui torniamo al punto di partenza. Dobbiamo cercare con vigore quello che vogliamo e non accontentarci di altro. Magari non sarà qualcosa che raggiungeremo subito, ma nel frattempo saremo già entusiasti del nuovo percorso intrapreso. E questo mi sembra già abbastanza per farlo veramente.
Ivan Zorico
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