Come frenare il grande declino che sembra attanagliare l’Occidente? Quella civiltà che meno di un secolo fa sembrava fosse destinata a dominare il mondo, con le sue idee di democrazia, di economia, di cultura e di società stessa?
L’Occidente è in affanno, lo dicono tutti, dagli economisti, ai filosofi, ai politici, passando per le opinioni più pragmatiche della gente comune.
Quali sono state le cause che hanno portato a questo grande declino? Tutti noi pensiamo immediatamente alla Grande Crisi del 2008. Ma siamo sicuri che una crisi, per quanto drammatica (e quasi senza precedenti), possa aver quasi distrutto una civiltà, come quella Occidentale, che pareva dovesse durare per sempre?
Prova a rispondere a questa, ed ad altre, domande lo storico scozzese controcorrente Niall Ferguson, attraverso il suo ultimo saggio “Il Grande Declino – Come crollano le istituzioni e muoiono le economie” (pp. 144, Mondadori, 2013), un vero e proprio pamphlet, che individua nel decadimento di quattro grandi direttrici le principali cause di questa inesorabile involuzione: democrazia; capitalismo; governo delle leggi; società civile.
L’autore,non senza ironia, attraverso una disamina storica, ci dice che proprio i quattro pilastri su cui si basava l’Occidente sono oggi la causa della sua debolezza strutturale.
Per prima cosa le democrazie occidentali hanno rotto il patto tra le generazioni, scaricando sui figli e nipoti un debito pubblico senza precedenti. In secondo luogo, un controllo asfissiante del libero mercato, e qui il pensiero di Ferguson è particolarmente fecondo e controcorrente, ha prodotto una complessità che invece di semplificare, intrica inutilmente una situazione già macchinosa per definizione. In terzo luogo il governo delle leggi è diventato, per una produzione bulimica di norme e burocrazia, il governo dei legulei. Infine, in quarto luogo, la libera iniziativa dei cittadini, riuniti in associazioni, cooperative, assemblee, un tempo vivace e particolarmente produttiva, si è sgretolata ed infiacchita, rendendoci cittadini individualisti e sospettosi, incapaci di organizzarsi in reti collettive reali, e non solamente virtuali, atte alla promozione dei, cosiddetti, beni comuni.
Snocciolando dati, statistiche ed attinenze storiche, Niall Ferguson ci propone una visione del “grande declino” articolata, brillante ed anticonformista che, come ormai ci ha abituato questo autore, ha suscitato un acceso dibattito fra promotori e detrattori delle sue idee. Un libro veloce ed agevole, ma non per questo facile, che getta una luce nuova su ciò che pensavamo di sapere. Un libro che dividerà,farà infuriare, e pure sorridere, ma che di sicuro ha il non trascurabile pregio di farci pensare, azione, quest’ultima, sempre più difficile e così poco praticata ai nostri giorni da noi cittadini occidentali.