L’anno 2015 cinematograficamente parlando, si segnala per un buon mix tra commedia all’italiana e cinema d’autore. Pellicole importanti, da “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi con Alessandro Gassman, Rocco Papaleo e Valeria Golino, al gradito ritorno dei fratelli Taviani con “Meraviglioso Boccaccio”. Soprattutto la prima pellicola merita un’attenzione particolare. Qui la Archibugi , ispirandosi alla commedia francese “Cena fra amici” realizza una commedia ‘orecchiabile’, uno scavo nel passato (gli anni Settanta), con cui il film mantiene una relazione dialettica, per interrogarsi sul presente e provare a immaginare un futuro, ‘generato’ nell’epilogo. Se Cena tra amici è un divertissement abitato da bobo e bling-bling, ostentati e annullati dalle loro chiacchiere e da un inventario inesauribile di stereotipi, Il nome del figlio è un vaudeville sociologico, visto che la prosa è alternata da strofe cantate e conosciute, che si tuffa nel cuore dei suoi personaggi portando il film verso territori nuovi e riportandolo dentro i confini nazionali, dentro la nostra storia, le nostre vite cariche di preconcetti e pregiudizi. La commedia amicale dell’Archibugi è un viaggio, lungo una cena, verso un incerto domani e la riconquista di un’oggettività di giudizio sul mondo e sulle persone.
Sempre empatica nei confronti dei propri personaggi, la regista romana dirige un gruppo di attori intelligenti che, come ‘canta’ Dalla nel film, sono arrivati “alle porte dell’universo ognuno con i suoi mezzi e ognuno in modo diverso, magari arrivando a pezzi”. Attori-autori, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Alessandro Gassmann contribuiscono alla creazione del film, intrecciando una tensione emotiva ed estetica che raggiunge l’acme sulle note di “Telefonami tra vent’anni”. Con loro ma fuori campo, fuori tempo rispetto al flusso di musica e di coscienza, fuori salotto e al di là della finestra, si (ri)leva Micaela Ramazzotti: uno straordinario assolo di cinque grandi interpreti, su tutti Gassman che ai Nastri d’argento si aggiudicherà il premio come miglior attore protagonista dell’annata; e la Ramazzotti che vincerà meritatamente nella categoria “miglior attrice non protagonista”.
E poi “Youth, la giovinezza” del premio Oscar Paolo Sorrentino e il fantasy di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”. Il primo vincerà l’Oscar europeo come miglior film dell’annata; il secondo è un esperimento curioso e rischioso di fantasy all’italiana, rischioso perché il genere fantastico storicamente non ha mai fatto breccia nel pubblico italiano. E’ anche l’anno di ottime commedie: “Si accettano miracoli” di e con Alessandro Siani; “Sei mai stata sulla luna?” con Roul Bova ed Emilio Solfrizzi; e “Gli ultimi saranno ultimi” con Alessandro Gassman e Paola Cortellesi. A Natale si affaccia la classica sfida dei cine-panettoni: “Natale col boss” con Lillo & Greg e un insolito Peppino Di Capri boss mafioso; “Vacanze ai Caraibi” con il ritorno di Christian De Sica al film di Natale; e “Il professor Cenerentolo” ennesima favola buonista di e con Leonardo Pieraccioni.
La sfida sembra vinta per il secondo anno di fila dagli ormai inarrestabili Lillo & Greg, lodati e non poco anche dalla critica, tanto che gli verrà assegnato un Nastro d’argento speciale nella categoria commedia (Premio Nino Manfredi alla commedia) per la loro interpretazione nel film “Un natale stupefacente” e con la seguente motivazione:“per le loro indubbie qualità comiche, in grado di elevare il livello delle commedie brillanti della nuova commedia all’italiana, un auspicio a continuare su questa strada cinematografica per gli impegni futuri”.
E al quarto ex cinepanettone da protagonisti, Lillo & Greg ormai perfettamente a proprio agio con la settima arte, non deludono le aspettative, anzi alzano ancora di più il livello della commedia di Natale targata Filmauro scrivendo (con De Biasi, Bencivenni, Marioni e Martini) un’esilarante farsa degli equivoci, lontana dalle volgarità imperanti del periodo. Tutto sommato anche la straripante favola diretta e interpretata da Pieraccioni è da vedere: una commedia innovativa, sempre dolce, ma con un insolito taglio sociale, dalle sfumature vagamente sdolcinate e stempiate di realtà.
Ma l’anno è dominato dalle donne: grande Paola Cortellesi, che per la stessa motivazione di Lillo e Greg, vincerà il Nastro speciale per l’interpretazione del film “Scusate se esisto”; commovente Virna Lisi al suo ultimo film con “Latin lover” di Cristina Comencini; sontuosa Valeria Golino, che per il film “Per amor vostro”, vince la sua seconda Coppa Volpi, come miglior interprete femminile al festival di Venezia, confermandosi la miglior attrice in assoluto del nostro cinema moderno. E ancora da segnalare la pellicola “Uno per tutti” di Mimmo Calopresti, con un sorprendente Giorgio Panariello drammatico, accolto con scroscianti applausi al festival di Torino. In ultimo almeno una citazione la merita Margherita Buy, che per la sommessa, drammatica e splendida interpretazione nel film “Mia madre”, vincerà l’ennesimo Nastro d’argento (categoria “miglior attrice protagonista”) della sua sfolgorante carriera.
Un cinema tutto sommato in ripresa, tra film d’autore e commedie brillanti, il 2015 è stato forse l’anno in cui, si è capito di dover sfruttare di più il talento attoriale e autoriale, diminuendo le imperanti volgarità degli anni 2000, per un linguaggio più pacato, inseguendo uno stile più elevato, tanto nell’ambito leggero che in quello impegnato. Un gruppo di attori e autori di indubbio talento, una generazione se non d’oro (perché il nostro passato è difficilmente raggiungibile), almeno d’argento, quella dei vari Alessandro Gassman, Rocco Papaleo, Valeria Golino, Margherita Buy e degli altri attori e autori sopra citati, in un’epoca in cui fare cinema, e del buon cinema, è sempre più faticoso e difficile.