Ed eccoci qui!
Anche quest’anno, che sembra cominciato appena ieri, sta giungendo al termine, un anno pieno di cose brutte e spesso tragiche, come la guerra in Ucraina che va avanti da quasi 2 anni, o il conflitto scoppiato ad inizio mese nella Striscia di Gaza fra Palestinesi e Israeliani, o ancora i 105 casi di Femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno, con la vicenda della giovanissima Giulia Cecchettin, appena 22 anni, che sembra aver scosso – e meno male – l’opinione pubblica, le persone, in maniera molto più forte del solito.
Ma questo 2023 è stato anche e senza alcun dubbio l’anno della rivoluzione delle Intelligenze Artificiali Generative, cominciata, ma più giusto sarebbe dire deflagrata, con il lancio di ChatGPT, da parte di OpenAI, il 30 novembre 2022, giusto un anno fa.
L’AI generativa di OpenAI ha rivoluzionato e sta cambiando il lavoro di tanti giornalisti, copywriter, social media manager e di tutti quelli che si occupano di comunicazione, segnando, molto più delle AI generative artistiche lanciate alcuni mesi se non anni prima, il sentiero di un futuro dal quale, volenti o nolenti, indietro non si torna.
Nel mio editoriale per il consueto numero de “Il Natale che verrà” volevo tentare di tenere insieme tutti e tre questi argomenti, le guerre, i femminicidi in Italia e la rivoluzione delle AI Generative, ma invece ho deciso che voglio raccontarvi una storia personale, una storia piccola, quasi insignificante se paragonata a questi tre argomenti, ma che, secondo me, in trasparenza le contiene tutte ed è sintomatica di un tempo, il nostro, che oltre ad essere liquido, come ci ha insegnato Zygmunt Bauman, probabilmente si va anche sfarinando fra le nostre mani come una manciata di polvere dispersa da una folata di vento.
Domenica 26 Novembre l’edicola di Alessandro, sotto casa mia, ha chiuso, un esercizio che insisteva su via Principe Amedeo a Taranto da quando ho memoria, o almeno dai 23 anni in cui io abito lì.
Le edicole, come i quotidiani e la stampa in generale, sono state le prime vittime di questa rivoluzione digitale che ci accompagna da inizio secolo ma che ha cominciato a correre e a crescere esponenzialmente dal 2007, l’anno di presentazione del primo Iphone, e che sembra travolgere tutto e tutti.
A me sembra chiaro che fra i due mondi “reali” che oramai abitiamo, quello fisico e quello digitale, il secondo sia diventato la nostra vera terra promessa, quell’Eden perduto a cui tutti vogliamo tornare.
Ma cosa c’entrano le edicole?
Le edicole, anche se continuano ad implementare i servizi e i prodotti offerti, sono destinate a morire, e quella che appena 20 anni fa era una delle attività più ambite, con un mercato ed una compravendita delle licenze anche spietati, oggi è un’impresa in cui quasi nessuno vuole più investire.
I motivi di questo fallimento sono tanti, in primis il cambio radicale della nostra maniera di informarci, che è virata decisamente sul web e sui social network, poi sicuramente c’entra anche la scarsa propensione alla lettura degli italiani, a cui si aggiungono i costi degli immobili e gli affitti dei locali sempre più alti, e probabilmente ha la sua parte anche una montante coscienza ecologista che vede nella carta e nella stampa dei quotidiani uno spreco senza alcuna attenuante.
Eppure le edicole sono e sono sempre state degli autentici presidi culturali, rivenditrici non solo di riviste e quotidiani, ma anche di idee, di raccolte settimanali, di libri in abbinata editoriale, di fumetti, di film in DVD e negli anni passati anche di fotoromanzi e perfino di riviste per adulti.
Le edicole almeno per me sono state una sorta di tempio laico, in esse ho spesso speso interi stipendi, sempre curioso di scoprire l’ultima novità editoriale, in esse ho sempre acquistato i miei mensili preferiti – Arte e dossiere, Psicologia Contemporanea, Limes -, l’ultimo albo a fumetti di Nathan Never, le varie raccolte abbinate ai quotidiani o ai settimanali.
Un tempio laico dicevo, ed infatti l’etimologia della parola deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes ‘locale con focolare, appartamento’ e successivamente ‘tempio’.
Quindi la chiusura dell’edicola di Alessandro, sotto casa mia, rappresenta la chiusura di un tempio, di un locale, di un focolare al quale una parte del mio quartiere si recava per la sua messa settimanale, un punto di interesse nevralgico, nel quale cercare e trovare risposte più complesse e strutturate di quelle che ci propone Google o ChatGPT, ma anche più belle e approfondite.
La chiusura dell’edicola sotto casa mia ha reso palese e inequivocabile che i tempi sono definitivamente cambiati, ora non sta a me dire se in meglio o in peggio, ma ho sempre pensato che un imprenditore o un artigiano che aprono la loro saracinesca ogni giorno ed accendono le loro luci e le loro insegne siano punti focali delle nostre città, piccole stelle luminose che squarciano il buio e le tenebre in cui spesso sono avvolti alcune strade e alcuni quartieri delle nostre città.
Si, ok, il web è pratico, Amazon super fornito e veloce, gli e-commerce sempre più convenienti, i negozi automatici sempre più numerosi, ma io, e non credo sia solo l’età, preferisco, quando posso, i negozi fisici, i rapporti diretti, le simpatiche chiacchiere con i commercianti.
Quest’anno, quindi, il mio augurio è quello che torniate a spendere i vostri soldi di persona, magari in quella piccola libreria sotto casa, nel negozio di abbigliamento in centro e, perchè no, nell’edicola all’angolo.
Scopri il nuovo numero: “Il Natale che verrà 2023”
Finalmente ci siamo! Il periodo dell’anno con più lucine e decorazioni di sempre è arrivato.
Anche se meme, pubblicità e Black Friday vari, cercano di anticiparne l’arrivo rievocandolo già un paio di mesi prima, Natale è ancora uno di quei pochi momenti collettivi in cui tutto un po’ rallenta e si cerca di riscoprire un tempo dal lato più umano.
Investite i vostri soldi, le vostre tredicesime nei negozi della vostra città, perché così facendo terrete accese quelle insegne e aperte quelle saracinesche e, in più, creerete un ecosistema economico più inclusivo e meno radicalizzato e monopolistico, farete sì, perchè alla fine di questo si tratta, che il mondo fisico non scompaia del tutto, perché, che lo sappiate o meno, abbiamo bisogno anche di questo mondo per vivere una vita piena e realizzata, anche e soprattutto in questo Natale.
Tanti Auguri di Buone Feste e buona lettura.