Cosa ci dobbiamo aspettare di trovare sotto l’albero?
Come si chiude in definitiva questo 2017 per noi, il nostro lavoro, la nostra famiglia, la nostra comunità ed il nostro Paese?
Se dovessimo vedere solo le cronache più recenti, c’è poco da stare allegri o speranzosi. La situazione è grave a cominciare dal nostro Paese, dove l’incertezza politica rischia di minare pure quella piccola ripresa economica che l’ISTAT ed altre agenzie hanno rilevato. Per non parlare poi della situazione internazionale: il braccio di ferro fra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, alimentata da due dei capi di governo più imprevedibili, narcisisti e populisti della storia recente, Donald Trump e Kim Jong-un si sta trasformando in uno scontro tra due bulli che però, al posto di spranghe, mazze e coltelli, hanno a disposizione eserciti avanzatissimi ed addirittura la bomba atomica. Ancora più preoccupante è l’annosa questione dei flussi di migranti che continuano a propagarsi senza soluzione di continuità sia sulle nostre coste che nell’intera Europa. Già, cosa dire dell’Europa, della Comunità Europea? Con l’avvio formale e tecnico della famigerata Brexit, con la paura del terrorismo, con l’incapacità politica di affrontare il problema dell’immigrazione, con la “questione greca” ancora aperta, si sta ridiscutendo e mettendo in discussione tutto e tutti, come ad esempio i Trattati di Maastricht sulla libera circolazione di merci e persone.
Insomma, come faremo, viste queste premesse, a festeggiare un Natale con serenità, speranza e fiducia nel futuro?
Beh, io credo che sia comunque possibile, e questo senza dover fare finta di niente o essere insensibili. Il mio attacco in quest’articolo è stato pessimista, lo ammetto, ma volevo dimostrare una teoria importante della comunicazione: “l’agenda – setting”, ossia quella che spesso utilizzano i telegiornali, nazionali e non, quando ci presentano delle notizie; quelle che di solito vengono enunciate per prime sono, non solo più importanti, più lunghe e più strutturate, ma sono pure quelle che orientano ed identificano la scelta editoriale e che secondo la teoria creano l’interesse del pubblico. In pratica, se la notizia è data per prima, è più lunga, più articolata, sarà anche la notizia a cui il pubblico presterà più attenzione e quindi la più condivisa, discussa e ricordata.
Ma noi di Smart Marketing conosciamo bene questi meccanismi, ed inoltre siamo una testata che dal e per principio vuole essere ottimista e si ostina a cercare quelle notizie positive, che ci sono, e che meritano un posto in cima alle nostre agende personali.
Allora, fra le innumerevoli notizie positive, di fiducia, di successo, di solidarietà e di speranza ne voglio proporre una in tema con il Natale, i social, la comunicazione, il branding, il lavoro.
Sto parlando della campagna social dell’azienda veronese Melegatti.
Come molti di voi già saprete, lo storico marchio veronese, produttore di panettoni e soprattutto pandori, rischiava il fallimento e la chiusura degli stabilimenti, con il licenziamento di 90 lavoratori fissi e più di 200 stagionali. La decisione di portare i libri in tribunale era maturata a fine ottobre, per l’impossibilità di pagare fornitori e stipendi, ma invece del fallimento si è optato per un “concordato preventivo”, visto pure l’interesse manifestato dal fondo di investimento maltese Abalone di rilevare l’azienda. Il punto principale di questo concordato preventivo era che a fronte di un investimento immediato di 6 milioni di euro si partisse entro metà novembre con la produzione, e la vendita, di 1,57 milioni di panettoni e pandoro fino al 25 dicembre.
Tornati prontamente al lavoro il 17 novembre, gli operai fissi e gli stagionali hanno prodotto il primo Pandoro il 20 dello stesso mese e si sono inventati una campagna sui social con l’hashtag #NoiSiamoMelegatti che è diventato virale sul web, incrementando notevolmente le vendite di pandori e panettoni. La produzione dovrebbe cessare il 10 dicembre per evitare l’accumulo dell’invenduto, il web però ha calamitato l’attenzione di tanti personaggi politici, televisivi e sportivi, che hanno voluto metterci la faccia ed aiutare la storica azienda veronese che dal 17 novembre scorso sforna a ritmi serrati i prelibati dolci natalizi, dallo storico stabilimento di San Giovanni Lupatoto.
Penso che questa sia una storia bella che merita di essere nelle agende di tutti gli Italiani, una storia di riscatto, rinascita, lavoro, made in Italy, una storia di amore, di speranza, di futuro che risponde bene alle tre domande poste all’inizio di questo articolo.
Quindi, quest’anno abbiamo ottimi motivi per sperare nel futuro, nel nostro Paese, nel nostro essere Italiani. Personalmente festeggerò il Natale 2017 con gli amici, la famiglia, i colleghi, stappando bollicine nostrane e assaporando un pandoro Melegatti. Invito tutti i nostri lettori a fare altrettanto, perché a lamentarci sono bravi tutti, ad impegnarsi fattivamente molti di meno.
Questa volta non abbiamo scuse, l’unica azione che siamo chiamati a fare è comprare un pandoro o panettone Melegatti.
Perché anche noi di Smart Marketing stiamo con #NoiSiamoMelegatti.