Il Natale che verrà – L’editoriale di Raffaello Castellano

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Foto di Andrea Piacquadio da Pexels
Raffaello CastellanoChe Natale sarà?
Cosa ci dobbiamo aspettare da questo dicembre all’insegna, come tutto quest’anno, della pandemia da Coronavirus, dell’emergenza sanitaria, del Covid-19?
Comincio subito con il dirvi che questo sarà un Natale molto triste per me: sono legato profondamente a questa festa, anche se lo sono da laico, o meglio ateo, ma non credo che questa sia una contraddizione e voglio spiegarvi il perché.
Non penso che bisogna essere, per forza, credenti per godere appieno di questa festa, sono sempre stato affascinato, come ho già detto in altri editoriali natalizi, dal clima spirituale ed emozionale che si sperimenta in questo periodo. I negozi aperti, le vetrine piene di balocchi e luci colorate, le decorazioni e le luminarie in mezzo alla strada, la frenesia e l’ansia insieme alla gioia e all’emozione che accompagna l’acquisto dei regali per figli, parenti e/o amici, le commesse ed i commessi più gentili e disponibili, il profumo delle caldarroste e del torrone caldo alle bancarelle, l’odore di agrumi ai mercati e per le campagne, il calore, il colore e la luce degli addobbi natalizi nelle nostre case e tante altre sensazioni, più sottili e sfuggenti, ma altrettanto importanti, che respiriamo, assaporiamo e sentiamo durante il Natale non possono non scaldare il cuore anche del più scettico dei razionalisti.
Figuratevi il mio!

Ma tant’è, questo, come dicevo all’inizio di questo articolo, sarà un Natale diverso, molto diverso. Come sapete, per evitare situazioni di contagio sono stati chiusi  ristoranti ed alberghi, quindi aboliti cenoni e veglioni, i negozi rispettano rigidi orari d chiusura, i sindaci e gli assessori hanno deciso di tagliare le spese per le luminarie e le decorazioni cittadine (quei soldi adesso servono per altre e ben più importanti spese), le bancarelle per le strade sono quasi scomparse, i negozi non alimentari sono aperti solo nelle zone arancioni e gialle della nostra penisola, e, per di più, le commesse degli stessi negozi hanno pochissima voglia di sorridere, bardate come sono con mascherine, guanti e visiere; insomma, tutto quello che “faceva Natale” pare scomparso, svanito, come la prima neve al tiepido sole d’inizio inverno.

Ed allora cosa dobbiamo fare per evitare che la nostalgia lasci il testimone alla tristezza, che la voglia di festeggiare, anche se in pochi e solo in famiglia, lasci il posto allo sconforto, che la nostra voglia di emozionarci arretri fino a scomparire dinnanzi alla depressione?

Cosa dobbiamo fare affinché l’oscurità, che sembra ghermirci da ogni lato, non ci sommerga del tutto, come fare affinché il buio non vinca?

Sinceramente non lo so, questa festa è troppo importante per me e il vederla così mutilata quest’anno non riesce a farmi essere il solito ottimista, questa volta è dura, molto dura, anche per me che, come molti lettori hanno imparato, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e un’altra bottiglia pronta sul tavolo.

Foto di Jonathan Borba da Pexels
Foto di Jonathan Borba da Pexels

Ma se è vero che ognuno di noi può abbattersi nel suo intimo, molti altri, e penso alle mamme ed i papà, ai nonni ed alle nonne, agli zii e zie, non possono farlo, anzi NON DEVONO farlo. Perché, se è vero che il Natale ci fa tornare tutti un po’ bambini, è pur vero che i bambini veri e propri sono le prime e più inermi vittime d questo Natale 2020 all’insegna del Covid19; e non ci sono solo loro, la macchina della solidarietà, che di solito viaggia a gonfie vele durante questo periodo, è venuta un po’ a mancare, nonostante la pandemia abbia creato un nuovo esercito di poveri e bisognosi.

Ed allora, il miglior rimedio contro la depressione che monta e la tristezza che cresce credo che sia, anche quest’anno, il donarsi agli altri, l’aiutare i deboli e gli indifesi, siano essi i nostri figli o i poveri ad una mensa della Caritas. Se ci guardiamo in giro, con gli occhi aperti, le orecchie tese e il cuore pronto, troveremo sicuramente la maniera di diventare utili per qualcuno, ed è questa, io credo, la cosa più importante che dobbiamo recuperare del Natale: la voglia di regalare non qualcosa, ma noi stessi, magari il nostro lavoro o il nostro tempo, anche solo poche ore alla settimana. Ed allora vedrete che succederà qualcosa di straordinario, ne sono sicuro; donandoci agli altri, scopriremo che aiutando chi ha bisogno non solo gli faremo un grande regalo, ma anche noi, riscoprendo il vero significato e lo spirito natalizio, sentiremo meno la tristezza, lo sconforto e la depressione.

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Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro, per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Quindi niente paura, addobbate le vostre case per i vostri figli, vestitevi da Babbo Natale e portategli i doni, cucinate il più sontuoso dei cenoni, anche se solo per 6 persone, se potete rivolgetevi a qualche associazione, onlus o Caritas della vostra città e chiedete, semplicemente, come poter essere utili, vedrete che vi troveranno qualcosa da fare ed allora, allietando, come ho già detto, le giornate dei più indifesi e bisognosi, siano figli, parenti o estranei, scoprirete che il vero Natale, quello che neanche il Covid-19 può portarvi via, era già dentro di voi, nel vostro cuore ed è quella cosa, quell’unica cosa, che vi rende degli autentici esseri umani.

Buon Natale e coraggio a tutti voi.

Raffaello Castellano

 

 

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