Fin dagli albori del cinema, i primi produttori cinematografici statunitensi e poi anche europei, hanno capito il legame che avrebbe unito il periodo natalizio, la sala cinematografica e il cinema inteso come pellicole da distribuire e proiettare. Che il Natale fosse un business economico per diversi settori della società occidentale è un fatto ormai noto, e lo era anche negli anni ’30 negli Usa; e qui da noi dal boom economico degli anni ’50 in poi. Ma il Natale è anche una miniera di diamanti per i produttori, e non stiamo qui parlando prettamente dei Cinepanettoni o dei film dichiaratamente natalizi; ma soprattutto della predisposizione del pubblico del cinematografo ad andare nei cinema, nel periodo pre-natalizio o strettamente natalizio.
Nella storia del cinema italiano, ad esempio, il 60% delle pellicole distribuite nelle sale cinematografiche hanno un arco temporale che va dal 10 novembre al 20 febbraio, segno che questo è il periodo clou, da sempre, per chi voglia spendere bene il proprio film. Certo, esiste un altro exploit, a cavallo tra la primavera e il festival di Cannes, parliamo quindi del periodo compreso tra aprile e gli inizi di giugno, che però si fermano al 25%, su base nazionale, rapportato per oltre cento anni di storia. Tutti i film che sono usciti, o escono in altri periodi dell’anno vengono considerati “fuori stagione”.
Ciò comporta ad esempio, che se un film deve essere boicottato, lo si fa uscire in luglio, dove storicamente le presenze al cinema si contano con il lumicino.
E non è soltanto una questione meramente di opportunità. Anche il cinema, come le stagioni, vive il suo momento ciclico durante l’anno. L’estate, ad esempio, tra maggio e settembre, è il momento in cui si girano il maggior numero di pellicole, e in cui le produzioni sono più attente a girare e spendere, quel che poi guadagneranno in inverno. Questo perché la bella stagione è quella più indicata per le scene all’aperto, anche se questa caratteristica deriva principalmente e storicamente dalla Gran Bretagna, immaginate infatti se si dovesse girare un film in esterna di inverno in una qualsiasi cittadina del Regno Unito. E questa fu una delle ragioni che nei primi anni ’50, portò Hollywood a scegliere come base europea Cinecittà, piuttosto che il Regno Unito o la Francia.
Il Natale dunque, diventa un business per tutti: per la produzione, che deve recuperare i soldi investiti in estate; per le case di distribuzione che distribuiscono le pellicole nelle sale traendone benefici e guadagni; per le sale cinematografiche, che attirano il pubblico in sala e si rifanno delle forti perdite dei mesi precedenti; e infine per tutto il sistema cinematografico nel suo complesso, dalle maestranze ai massimi autori. Il film di Natale infatti, storicamente non è il film che parla del Natale, e in questo i cinepanettoni hanno un po’ scombussolato il sistema; ma è soltanto il periodo storico migliore per guadagnare, anche perché la pubblicità che viene proiettata nelle sale cinematografiche, prima di una proiezione, investe proprio nel periodo di garanzia che va da novembre a febbraio.
Un po’ come avviene in televisione, ed è anche questa forse la ragione, perché un film un po’ più complesso, magari di nicchia, esce storicamente nelle sale “fuori” stagione, proprio perché nel periodo di garanzia non sono ammessi flop.
Ed è per questo motivo che il cinepanettone e il film comico in generale, ha avuto da sempre il suo massimo momento di diffusione in inverno, proprio perché questo periodo assicurava la certezza del successo. Certo, prima c’erano i vari Totò, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Marcello Mastroianni, Franchi & Ingrassia, che erano presenti tutti i mesi nelle sale, e rappresentano un caso a parte, perché tutti i mostri sacri del cinema italiano di un tempo, sfuggivano dalla logica commerciale, per ovvie ragioni, prima fra tutti il loro enorme successo. E’ chiaro dunque, che nel periodo di Natale si assiste ad un sovraffollamento di pellicole cinematografiche nelle sale, senza contare poi quelle del mercato estero, che vanno ad inserirsi in un contesto di distribuzione totalmente saturo. E la logica conseguenza è che il resto dell’anno, spesso, le sale cinematografiche rimangono tristemente vuote.
Ma si sa, è la logica del mercato, della pubblicità, degli introiti, del business. Da sempre l’economia regola il mondo, e in quanto il Cinema, è svago, è arte, ma è anche industria, allora tutto si spiega.