Durante il primo periodo della pandemia da Covid-19, ma anche adesso, nel pieno della 2° ondata, una delle critiche mosse più spesso verso l’Intelligenza Artificiale è stata: “come mai l’I.A. ha tutto questo potenziale eppure non ci è stata utile per fronteggiare il Coronavirus?”.
A parte il fatto che questo non è vero, la domanda in realtà è mal posta, perché “l’I.A. non è una grande scatola nera dove si inserisce un problema e lei ti dà una soluzione”, e dimostra che la gente non solo non sa cosa sia e cosa faccia l’I.A., ma pure che i mezzi di informazione e comunicazione non hanno fatto passare il messaggio corretto, generando un forte “hype” intorno agli strumenti e agli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale.
Questo è il parere di Nicola Gatti, Professore Associato di Ingegneria Informatica e Co-direttore dell’Osservatorio in Intelligenza Artificiale al Politecnico di Milano, protagonista del 7* episodio del podcast “Alla scoperta dell’Intelligenza Artificiale”, ideato e promosso dall’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA) e Radio IT (il primo podcast network italiano sull’information technology).
Questo episodio si concentra sul rapporto dei cittadini e delle aziende italiane, sia pubbliche che private, con l’Intelligenza Artificiale e la tecnologia in generale, e su come questo rapporto, o assenza dello stesso, sia una questione principalmente “culturale”, ma decisiva per la crescita non solo economica del “sistema Italia”.
Il sentire comune, infatti, ma anche molti imprenditori, politici e giornalisti, credono che l’I.A. abbia il potere quasi magico di risolvere i problemi da un giorno all’altro. In realtà le intelligenze artificiali vanno addestrate ed istruite su come risolvere i problemi e soprattutto vanno “nutrite” con i dati che sono l’unico materiale che esse digeriscono e gestiscono.
Fino al febbraio scorso pochissimi ricercatori pensavano di, ed avevano i fondi per, applicare gli algoritmi dell’I.A. allo studio delle pandemie, ecco perché ancora non abbiamo soluzioni, ci vuole tempo.
Un esempio su tutti: basta pensare che, per mettere a punto il bot che un po’ di tempo fa ha vinto un torneo di poker, vincendo 1.800.000 dollari, giocando contro i 4 migliori giocatori al mondo, ha richiesto una challenge di 15 anni di sviluppo, che è servita ad istruire la tecnologia su tutte le possibili variabili di questo gioco di carte.
In quest’ultimo, interessantissimo episodio capiremo cosa davvero, e soprattutto in che maniera ed in quanto tempo, le tecnologie e gli algoritmi dell’I.A. possono fare per noi e quanto sia importante investire in ricerca, ricerca che negli altri Paesi, compresi quelli dell’Eurozona, vede investimenti molto più cospicui di quelli erogati dall’Italia.
Torna dopo qualche mese di assenza l’appuntamento con l’istruttivo ed interessante podcast “Alla scoperta dell’Intelligenza Artificiale”, che vede al timone, anzi al microfono, il sempre bravo e spigliato giornalista Igor Principe di Radio IT, che, di puntata in puntata, dialoga con i massimi esperti italiani dell’I.A. per permetterci di comprendere una tecnologia che trasformerà il nostro futuro e sta già cambiando radicalmente il nostro presente.
Buon ascolto.
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