Vi è mai capitato di cambiare umore per il solo fatto di aver ascoltato casualmente una canzone?
La musica ha mai risvegliato in voi ricordi e sentimenti ormai sopiti? E ancora, vi è stata di aiuto e conforto nei momenti di crisi e smarrimento?
Io lo definisco “il potere della musica”, capace di emozionare, calmare, distrarre, essere di conforto; ho sempre pensato che la musica fosse la cura per ogni male dell’anima, panacea per ogni ferita interiore, e potrei raccontare infiniti aneddoti sul potere terapeutico della musica e su come “se non fosse stato per la musica, magari sarei morto” (per dirla alla Federico Zampaglione).
Qualcuno mi obietterà che questo per me (e per la schiera dei musicisti che amo ascoltare) è facile pensarlo, visto che la musica è la mia più grande passione, e di fronte alla passione tutto il resto svanisce.
A darmi ragione ci sono però alcuni studi promossi da JAMA Network (Journal of the American Medical Association), rivista medico-scientifica pubblicata dalla American Medical Association, che dimostrano che la musica ha davvero proprietà curative e che queste non solo limitate al mero benessere interiore, ma sono invece rilevanti dal punto di vista della salute mentale.
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Se è vero che siamo animali sociali, è pur vero che abbiamo esigenze individuali. La società – la collettività – ha i suoi movimenti, i suoi tempi. E noi, come singoli, dobbiamo cercare di trovare il nostro spazio. Non troppo ai margini per non sentirci isolati, non troppo esposti per non sentirci travolti.
Le indagini scientifiche hanno preso in esame meta-analisi di 26 studi comprendenti 779 individui in cui si erano utilizzati diversi metodi per rilevare il fenomeno, dall’utilizzo della musica gospel a quella del canto corale, da studi sull’ascolto alla musicoterapia, confrontandoli con altri studi in cui era assente l’utilizzo della musica a scopo terapeutico ed in cui non si prevedeva l’utilizzo di trattamenti medici e farmacologici (come ad esempio, l’esercizio fisico).
Il risultato, dimostrato in termini quantitativi, è una correlazione positiva tra l’utilizzo della musica e cambiamenti clinicamente significativi nella HRQOL (Health Related Quality of Life, la qualità della vita correlata alla salute; in altre parole, la salute fisica e mentale percepita di un individuo o di un gruppo nel tempo).
Questa indagine, quindi, ha dimostrato quello che tanti di noi sentivano e conoscevano istintivamente: la musica, che sia suonata, cantata o semplicemente ascoltata, agisce direttamente e positivamente sul benessere e sul miglioramento della salute mentale.
In fondo, al di là dell’evidenza scientifica, la saggezza popolare ha sempre recitato il mantra “canta che ti passa” a ricordarci che qualsiasi dolore può essere affrontato.
Del resto, se è vero che “la vita è un brivido che vola via – È tutto un equilibrio sopra la follia”, come recita la “Sally” di Vasco Rossi, a ricordarci che non è per niente facile restare mentalmente lucidi quando il dolore prende il sopravvento nelle nostre vite, è altrettanto vero che abbiamo diritto di ricercare il nostro “Centro di gravità permanente” tanto cantato da Battiato, che ci sprona a ricercare quello stato di grazia in cui il mondo esterno e gli affanni del quotidiano non ci toccano più e non possono destabilizzare il nostro precario equilibrio.