Che sia per controllare l’ora, per soddisfare una curiosità momentanea, per essere certi del meteo, per aggiornare il parchimetro, per sapere se il treno è in ritardo, ogni occasione è buona per riattivare lo screensaver del cellulare.
E che dire dei tempi di attesa, dal bar sulla spiaggia agli uffici pubblici, come trascorrerebbero senza smartphone?
La dipendenza dagli schermi è in crescente aumento, soprattutto tra i giovanissimi e la generazione Z. Uno studio su 2000 bambini in età prescolare pubblicato sulla rivista PLOS ONE ha messo in correlazione il tempo trascorso davanti agli schermi e i disturbi di deficit dell’attenzione. Per i bimbi sotto i 5 anni che passano almeno 2 ore al giorno davanti a pc, smartphone o TV, la probabilità di soffrire di ADHD è 8 volte superiore agli altri coetanei.
Al contrario chi è più avanti con gli anni si sta rendendo conto del fenomeno e corre ai ripari. Una ricerca di Accenture decreta che circa il 30% degli intervistati stia cercando di adottare delle strategie per far fronte al fenomeno.
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Ormai è tutto completamente automatico e involontario: azioni lo smartphone, leggi un contenuto, apri un’app, vedi una notifica, guardi un video, poi un altro, e intanto il tempo passa senza che tu te ne renda conto. E, inoltre, anche la tua attenzione verso quello che stavi facendo è scemata. Recuperarla significherà altro tempo. E via così sino alla prossima notifica, quando il circolo vizioso riprenderà.
Mentre qualche anno fa il tema caldo era il digital divide per garantire a tutti un’uniformità nell’accesso a contenuti e servizi, oggi si cerca di mettere una pezza agli effetti distruttivi di una pratica che non riesce ad autolimitarsi. Il problema della rete e dei dispositivi tecnologici è quello di essere diventati un non luogo per eccellenza. Quando si è on line non esiste lo spazio, il tempo scorre a una velocità tutta sua e questo porta a rimanerne intrappolati. I 5 minuti sui social diventano ore, comprare al volo un’offerta diventa l’impresa di una notte, fare shopping è una maratona infinita per confrontare le offerte.
La totale assenza di tempo ha costretto a rivedere le regole del marketing.
Una volta, quando l’acquirente aveva messo il prodotto nel carrello ogni sales manager tirava un sospiro di sollievo: la transazione era praticamente fatta. Questione di minuti, giusto il tempo di trovare la carta di credito. Oggi i lead ottenuti dalla navigazione devono essere depurati per ottenere dei lead qualificati, ma ancora non basta. Neppure l’estrema call to action di mettere il prodotto nel carrello è garanzia di acquisto. Il cliente salva il prodotto, ma poi confronta su altri siti, ci ripensa, valuta. Così l’acquisto d’impulso sparisce e la vendita finisce nel dimenticatoio. Lo strumento che può offrire il marketing è una forte politica push fatta di notifiche, sconti a tempo, offerte cumulative per cercare di sopperire alla totale assenza di pressione psicologica presente gli e-commerce dove si può comprare tutto e sempre.
Il rimedio per disintossicarsi è un allenamento settimanale per raggiungere in qualche mese traguardi interessanti.
Si parte con 5 minuti! Cosa saranno mai 5 minuti? Fermatevi, disattivate le notifiche, spegnete tutto ciò che possa avere una suoneria, anche la lavatrice o il microonde, se necessario. E fissate il muro. Al massimo il muro con un orologio analogico sopra. Senza cercare la polvere negli angoli, senza riflettere sulle faccende da fare, senza pensare alla formazione del Fantacalcio. Ogni settimana aumentare di 5 minuti il tempo. Se l’impresa è impossibile armatevi di scotch e fatevi legare alla sedia. Impariamo ad annoiarci mentalmente.
Magari fatevi fare un video. Potrebbe diventare una nuova challenge virale.