Il web porta guadagno. La net art e gli altri sistemi per fare business con la rete.

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La portata rivoluzionaria dei servizi legati alla rete sembra non potersi esaurire.

Siamo partiti oltre 20 anni fa con i siti internet e con i primi servizi di e-commerce che hanno rivoluzionato l’idea di vendita ed il processo di acquisto del consumatore. Luoghi virtuali apparentemente ludici come le chat sono ben presto entrate nel business come customer care dislocabili in ogni parte del mondo e, oggi, addirittura robotizzati. E’ stata la volta dei social network che hanno prodotto una differente idea di comunicazione, con lo sviluppo di un proprio sistema di linguaggio con tanto di “faccine” coordinate. Di sicuro gli affari non potevano rimanere  esclusi da questa ghiotta occasione e si sono buttati a capofitto in progetti di advertising.

Ma stare al passo con tutta questa tecnologia genera solo esborsi economici oppure c’è la possibilità di ricavarne qualche guadagno?

Tra iniziative di payback, Google Adsense, paid to click, sembra che il giro d’affari della rete viva di piccoli importi per molte visite. Già da diversi anni sono attivi servizi che pagano per cliccare dei siti internet “amici” o scrivere recensioni su commissione. L’evoluzione in questo senso è stata quella di offrire il proprio blog candidandosi come collettore di testi promozionali, a patto che sia abbastanza visitato e visibile.pubblicità

Sembra che anche Instagram sia diventato una possibile fonte di guadagno. Il sistema è sempre lo stesso: apro un profilo, incremento il numero di follower con contenuti interessanti e magari con qualche scambio di immagini e quando sarò diventato abbastanza seguito sarò così appetibile da essere contattato, a pagamento, per postare immagini di brand o per lanciare nuovi profili.

Nella rete si può ottenere guadagno da tutto: cliccando dei link retribuiti, condividendo e promuovendo dei contenuti, facendo ricerche per far salire le visualizzazioni, iscrivendosi a piattaforme o siti, editando contenuti. Ci sono dei siti specializzati nella musica, dove il singolo artista può vendere le proprie composizioni e ottenerne una provvigione che si incrementa con l’aumento delle richieste.

Ma davvero questo business serve per arrotondare lo stipendio a fine mese?

In realtà i compensi sono nell’ordine di qualche centesimo e, prima di riuscire a raccimolare qualche euro i tempi diventano lunghi. Spesso poi i guadagni sono a scaglioni di bitcoin, creati ad hoc per ogni sito, e questo richiede costanza e aggiornamenti sulle nuove monete virtuali.soldi-min

Una menzione particolare meritano i net artist, nuova frontiera di opere artistiche create e dedicate solo per la rete, con strumenti di programmazione. Anche qui, il guadagno arriva dalla vendita che, riferendosi a un prodotto on line, visibile a tutti, non è sempre così semplice. Perchè acquistare qualcosa che è gratuitamente disponibile? C’è chi propone di mantenere l’originale dell’opera su un dominio e che l’acquirente possa essere il solo ad ottenere il possesso dell’URL con la possibilità di consultarla solo sul server dove l’artista l’ha collocata la prima volta. Problemi inutili o insormontabili? No, se si pensa che tutto quello che c’è in rete è vendibile.

Ma da dove arrivano questi soldi? Il web che sembra essere uno degli strumenti più egualitari e meritocratici non è forse entrato nella logica del profitto?

Le aziende che cercano dati, trend di #hashtag, analitycs per raggiungere meglio i loro target rischiano di incappare in dati, traffico o banner visualizzati a pagamento e quindi non attendibili. Questo gonfia le spese delle imprese senza portare dei nuovi profitti, perchè le pubblicità non raggiungono un pubblico mirato ma solo quello disinteressato che è stato ingaggiato a pagamento. Dato che tra i costi da imputare a un prodotto c’è anche la P di promotion, la catena dei generatori di traffico arriva fino ai beni commercializzati e quindi poi ai clienti finali.

Hai letto fino qui? Allora questi contenuti devono essere davvero interessanti!

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