Per fare l’Italia bisogna fare gli italiani. E senza addentrarsi in destra, sinistra, centro, nord o sud, penso a quanto un popolo faccia la propria Nazione. Quindi mi chiedo, in questo nuovo settembre, che persone vogliamo essere per rendere l’Italia un posto migliore?
Settembre assomiglia ad un primo gennaio dopo l’ultimo 31 dell’estate. È un tempo di progetti, da mettere ordine dopo i bagordi del caldo. Riprende la scuola, il lavoro, le palestre, le settimane scandite da appuntamenti fissi. Ricominciano le partite il mercoledì e la domenica, riprende la vita regolare.
E noi, che progetti abbiamo? Che italiani vogliamo essere? Quelli che scappano all’estero perché qui non c’è futuro? Quelli che attendono ogni genere di aiuto, bonus o sovvenzione? Quelli attenti a non inquinare troppo ma che nelle vacanze volano dall’altra parte del mondo?
Da dove vorrei ripartisse la mia Italia? Sono convinta che un passo decisivo vada fatto verso le piccole associazioni e l’imprenditoria locale, quella radicata nel tessuto sociale, per migliorare il territorio. Quella dove a fine anno non ci sono utili da dividere ma solo stipendi pagati il giusto, nuovi posti di lavoro per fare progetti e migliorare la realtà locale. Vorrei ripartisse dal panettiere sotto casa, dalla gelateria artigianale non di catena, dal negozio dove ti chiamano per nome.
Con circa 400 mila associazioni il terzo settore riesce a dare lavoro a circa 900 mila persone e oltre 4 milioni e mezzo di volontari. Contando anche i fruitori del servizio è un ambito che tocca tutti.
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Quanto realmente di te c’è nelle tue giornate, nelle relazioni e nelle esperienze che vivi?
A volte è necessario cambiare completamente traiettoria. La tua vita è altrove.
Altre volte è necessario solo riprendere i comandi. Non il cosa, ma è il come a fare la differenza.
Rinascere, ripartire, è questo: essere presenti ed essere consapevoli. Determinare le nostre vite. Ogni giorno.
Le attività sono per lo più sportive, seguono quelle culturali e artistiche e infine i servizi sanitari, all’immigrazione e di supporto ai disagi sociali. Le Onlus sono oltre 11 mila (dati ISTAT 2024) mentre le cooperative sono sicuramente un traino nell’occupazione e nei servizi, soprattutto in quelli riguardanti il welfare, a patto di tenere presente lo scopo mutualistico e non quello dello sfruttamento fiscale e del lavoro. L’ISTAT ad aprile ha diffuso i dati delle associazioni no profit: ammontano a circa 257.000, con 4,6 milioni di occupati, diventando una realtà sempre più interessante.
Di fronte alla sempre maggiore distanza tra le realtà multinazionali e le esigenze del singolo, alla frattura che l’epoca digitale crea tra le persone, alle interazioni sempre più mediate da strumenti digitali, una realtà locale e capillare può essere una risposta alle esigenze del singolo e alle necessità di relazioni personali. Un’azienda ancorata al territorio permette di conoscerne le necessità locali e garantire posti di lavoro di prossimità, oggi ambitissimi. Un lavoro vicino a casa va ben oltre la riduzione dell’inquinamento riuscendo ad azzerare lo stress dovuto agli spostamenti, con le relative perdite di tempo. Inoltre un’occupazione nel quartiere di residenza garantisce un riconoscimento sociale fondamentale per gratificare la persona, oltre che invogliare ad impegnarsi maggiormente nel proprio lavoro. Non si tratta di prestigio per posizioni di spicco, ma molto più semplicemente essere conosciuti e “visti”. Mentre tutti cercano visibilità su TikTok, sognano di diventare influencer e le aziende provano ad ottenere visualizzazioni, quello che auspico per settembre è la voglia di essere riconosciuti come persona, in quel ruolo, non solo per un target preciso di fruitori, ma per tutte le persone che vivono il territorio. Questa esigenza incentiva a svolgere bene il proprio lavoro e allo stesso tempo aumenta la fiducia in se stessi e l’autostima.
Di fronte ad una cronaca sempre più nera, dove depressione, assenza di legami, difficoltà a trovare aiuto sembrano essere spesso le ragioni di disagi, trovare il proprio posto nel mondo può diventare una soluzione a sentirsi riconosciuti. Veder fiorire i propri progetti, ottenere riscontri positivi nonostante le difficoltà, genera un volano positivo che porta a migliorare il singolo e le persone attorno, stimolando la voglia di farsi carico, non solo di se stessi e della propria famiglia, ma di una intera nazione.