A livello mondiale, il mercato dell’influencer marketing ha raggiunto gli oltre 30 miliardi di dollari nel 2023 e si prevede che crescerà fino a 52 miliardi di dollari nel 2028. Questo è quanto si legge dall’ultimo report di Statista (Influencer Advertising: market data & analysis).
Un mercato, quello dell’influencer marketing, che sorride geograficamente all’area asiatica che si prende la fetta più importante (19,5 miliardi di dollari), a cui segue il nuovo mondo (le Americhe) con 6,43 miliardi di dollari e il vecchio mondo (l’Europa) con 4,25 miliardi di dollari. In tal senso, nel nostro giro per il mondo, se si fa un rapido calcolo del valore delle singole aree rispetto a quello complessivo del mercato, si evince che l’Oceania e l’Africa restano ai margini.
Numeri e trend importanti che raccontano quanto le piattaforme social abbiano modificato il modo di fare marketing e fatto nascere nuove professioni: l’influencer è una di queste. Non un semplice testimonial, ma una persona (a volte anche totalmente virtuale) capace di creare una community forte e di tenerla ingaggiata. L’influencer, in pratica, crea un rapporto di fiducia basato sul racconto giornaliero e/o sulla condivisione di contenuti ed esperienze che gli consente di risultare credibile verso chi lo segue e di poter promuovere prodotti e servizi che le persone – ed è qui il bello – acquistano per rispecchiamento.
Ma gli influencer non sono tutti uguali. In base al social di riferimento, al numero dei follower ed anche alla nicchia di riferimento, cambia (e di tanto) il cachet dell’influencer stesso. Da poche decine di euro per i cosiddetti nano influencer, alle decine di migliaia di euro per i mega influencer e le celebrity.
Un mercato tutto sommato giovane: Facebook, è bene ricordarlo, ha compiuto 20 anni solo qualche giorno fa. Un mercato florido, in crescita abbiamo detto, ma che mostra anche molte aree di miglioramento. Come, ad esempio, il recente caso Ferragni insegna. Ma questa è un’altra storia.