Plasticaqquà è un’associazione tarantina che si occupa di salvaguardia dell’ambiente, attraverso raccolte di rifiuti volontarie ed altre interessanti iniziative. Ho deciso di intervistarli in questo particolare momento di difficoltà mondiale, per capire in che modo ognuno di noi può fare la differenza. Ecco le domande che ho posto a Giuseppe Internò, fondatore del progetto e a Giacomo Mongelli, volontario di Plasticaqquà.
Quando e com’è nata la vostra associazione?
Plasticaqqua’ nasce nel 2013 da un’idea di Giuseppe Internò, come un progetto di cittadinanza attiva volto alla sensibilizzazione alle tematiche ambientali ed in particolar modo sull’inquinamento marino da plastiche. La prima iniziativa fu una raccolta volontaria di rifiuti nel tratto costiero sottostante il Lungomare di Taranto, luogo simbolico della città.
Quali sono i vostri obiettivi per la salvaguardia del nostro territorio? Ci sono modelli a cui vi ispirate?
I nostri obiettivi sono la sempre maggiore sensibilizzazione alle tematiche ambientali, la diffusione di maggiore senso civico attraverso il fondamentale approccio dell’esempio e della concretezza particolarmente importante per i più giovani. Non abbiamo un modello definito al quale ispirarci, ma abbiamo preso sicuramente spunto da un precedente gruppo di cittadinanza attiva presente nella nostra città, denominato “Ammazza che piazza”, attivo per alcuni anni in ambito urbano.
Qual è il rapporto con i cittadini e le istituzioni?
In questi sette anni abbiamo notato un’evoluzione di questi rapporti. Con i nostri concittadini, superata una iniziale fase di scetticismo misto a rassegnazione, le cose sono andate sempre meglio e la loro partecipazione alle nostre iniziative è in crescita. Riguardo alle Istituzioni locali, completamente assenti per molti anni, recentemente appaiono interessate alle nostre attività. L’AMIU supporta da diversi anni le nostre attività rifornendoci di sacchi e guanti per le raccolte rifiuti ed occupandosi del ritiro degli stessi. Da qualche mese, ci ha coinvolti in un confronto aperto che si rinnova periodicamente per elaborare insieme strategie ed idee per promuovere la diffusione della raccolta differenziata ed il ripristino ed il mantenimento del decoro.
Avete riscontrato particolari criticità nel mettere in pratica le vostre attività?
Le maggiori criticità che riscontriamo nelle zone costiere che decidiamo di pulire riguardano generalmente la mancanza di sorveglianza attiva di larghe fette di territorio, quasi sempre abbinata alla nascita ed alla persistenza di attività illecite di abbandono rifiuti di ogni genere (anche amianto) ed abusivismo nel campo della lavorazione dei mitili, in particolar modo lungo le coste del Mar Piccolo.
Da qualche mese avete attivato, presso il Parco Cimino di Taranto, l’Ecolibreria, di che si tratta?
Si tratta di una sorta di baratto ambientale e culturale, regaliamo libri in cambio di bottiglie di plastica. Abbiamo prima lanciato una raccolta di libri usati, successivamente abbiamo creato un piccolo laboratorio di riuso, coinvolgendo i bambini, che ha permesso di trasformare vecchie cassette di legno in scaffali che contengono mediamente 1500 libri all’incirca. Abbiamo avviato l’Ecolibreria a gennaio, offrendo alla cittadinanza la possibilità di portarci le loro bottiglie e flaconi in plastica e ricevere in cambio dei libri usati. La plastica viene ritirata e smaltita da AMIU, mentre i libri che continuiamo a ricevere, acquistano nuova vita, continuando a circolare fra i lettori.
State progettando nuove iniziative future?
A brevissimo prenderemo parte con le nostre attività al progetto B.A.S.E.QUA., promosso dalla Biblioteca Comunale, riguardante tematiche ambientali e di inclusione sociale. Continuiamo a programmare raccolte volontarie di rifiuti dalle spiagge, contiamo di avviare presto laboratori di riciclo e di riuso della plastica e di tornare ad incontrare gli studenti delle scuole cittadine. Abbiamo in cantiere anche l’avvio di una collaborazione con la facoltà di Scienze Ambientali dell’Università degli studi di Bari (sede di Taranto) per la parte tecnico-scientifica.
Talvolta ci sentiamo così distanti dalle dinamiche che riguardano la salvaguardia dell’ambiente e la deriva che sta prendendo il nostro pianeta e, invece, dovremmo capire che ognuno di noi può seminare un piccolo seme di azioni positive, anche nei piccoli gesti e nelle attenzioni quotidiane, che possono davvero essere un importante tassello di un puzzle di miglioramento collettivo ed universale.
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