Ivan Zorico (348)
Adesso basta! Cos’altro deve accadere prima che una voce unanime si alzi e gridi tutto il suo dissenso contro quello che sta accadendo?
Tanti e troppi sono i massacri e le nefandezze a cui stiamo assistendo.
I fatti di Francia (di cui abbiamo già parlato), gli omicidi efferati a cui assistiamo (filmati di uomini bruciati e poi fatti circolare in rete per vile propaganda), bambini utilizzati come killer o trasformati in bombe con i piedi e, ancora, l’opera di distruzione compiuta ai danni di importantissimi siti archeologici. Per non contare, ovviamente, lo stato di terrore e di morte che ormai da tempo aleggia (per usare un eufemismo) sui territori occupati dall’ISIS.
Molte delle azioni portate avanti dai fondamentalisti islamici hanno un obiettivo molto chiaro, per quanto deprecabile: alzare il tiro sulla guerra di religione. Ne è appunto un chiaro esempio l’imboscata eseguita ai danni dei giornalisti della rivista satirica Charlie Hebdo, “rei” di aver esercitato il loro diritto di fare satira prendendo come protagonista il profeta Maometto.
Ma, la distruzione delle opere d’arte non ha neanche questa assurda motivazione. È un mero ed insensato crimine di guerra. Certo si rifanno, come ovvio (per loro) che sia, ad una visione estremistica dell’Islam, che prevede la distruzione delle statue, dei santuari e di tutti quegli oggetti di culto non riconducibili a Dio.
In pochi giorni, infatti, i fondamentalisti islamici hanno preso d’assalto il museo di Mosul, distruggendo molti inestimabili reperti e trafugandone degli altri. Solo dopo aver assistito alle riprese video dell’assalto (messo in rete su twitter dagli stessi fondamentalisti) si è scoperto che, a parziale consolazione, alcune di quelle statue distrutte erano solo delle copie in gesso e che le originali sono custodite nel museo di Baghdad.
Inoltre, i jihadisti dell’ISIS, non hanno risparmiato neanche le antiche rovine della capitale assira Nimrud.
In questa occasione addirittura le ruspe hanno preso il posto di picconi e martelli, strumenti usati appunto per la devastazione avvenuta a Mosul.
E, in ultimo, la medesima sorte è toccata ai resti della città di Hatra, fondata nel III secolo a.C. dalla dinastia dei Seleucidi.
Magari vi starete chiedendo: “ma la legge musulmana non predica tutto questo?”
Niente affatto! Basti pensare che quei siti archeologici erano lì da centinaia e centinaia di anni, ed a nessuno era mai venuto in mente di compiere quelle barbarie.
Quindi, qui, il problema è un altro. C’è il chiaro intento di distruggere l’arte per distruggere la storia. C’è il chiaro intento di distruggere il patrimonio culturale per cancellare la cultura di un popolo. C’è il chiaro intento di distruggere la civiltà, così per come ci era stata tramandata, per crearne un’altra: la loro.
Se ben ricordate, già nel 2001, uno scempio della medesima portata fu realizzato dai talebani sulle statue giganti di Buddha a Bamiyan. In quell’occasione si disse che l’operazione fu condotta così velocemente che non ci fu modo, per la comunità internazionale, di intervenire. Ma nei casi odierni le cose si sono svolte diversamente. Era ben chiaro cosa sarebbe successo, ma nulla è stato fatto. Mi verrebbe da pensare (male) che se invece dei siti archeologici fossero stati attaccati dei pozzi petroliferi, la comunità internazionale sarebbe stata più tempestiva nello schierarsi unanimemente a “difesa quei popoli sottomessi”. Ma sin quando si parla di “arte”, allora ci si può permettere di uscire con dichiarazioni di sdegno, a cui non segue (però) nulla di realmente concreto.
E questo perché si sottovaluta il valore del patrimonio culturale: è l’eredità del nostro comune passato di esseri umani; esseri umani che hanno percorso epoche, civiltà e paesi, che rappresentano la nostra identità di oggi, la nostra storia. Così facendo è come se ad un uomo adulto venissero tolti, ad ogni monumento abbattuto, dei ricordi della propria infanzia e via via, monumento dopo monumento, tutti gli altri ricordi sino ad arrivare a non averne più. Ed un uomo senza storia e senza passato è un uomo che non ha futuro.
E allora, adesso basta! Cos’altro deve accadere prima che una voce unanime si alzi e gridi tutto il suo dissenso contro quello che sta accadendo?