Sei il procuratore sportivo più in gamba, oltre che il più pagato, della tua società, la Sport Management International, hai una fidanzata che lavora nel tuo stesso settore ed in più è sexy e disinibita a letto, sei l’idolo dei tuoi subalterni ed il procuratore più richiesto dagli sportivi emergenti. Insomma, hai il mondo ai tuoi piedi e sei un vincente, però qualcosa non va: una notte una violenta crisi di coscienza, dovuta sia allo stress che alla falsità e superficialità dei rapporti che si instaurano con i clienti, ti porta a scrivere una appassionata e audace “Relazione Programmatica”, nella quale evidenzi la possibilità di diminuire i numero di clienti per ogni procuratore al fine di instaurare un rapporto più autentico e profondo con gli stessi.
Stampi la relazione di notte e la consegni nella posta di ogni collaboratore della tua azienda prima che faccia giorno. Tempo 3 giorni e sei licenziato, hai perso tutti i tuoi clienti, tranne uno, la tua fidanzata sexy ti ha piantato e picchiato e sei costretto a ricominciare da capo. L’unica persona che ti ha seguito dalla vecchia azienda è una segretaria, madre di un figlio piccolo e divorziata, che è segretamente innamorata di te. E’ questo, in sintesi, il concept di un film non proprio recente (è del 1996), che si chiama Jerry Maguire, diretto dall’originale regista Cameron Crowe, che in questo come nei suoi successivi film esplora l’altra faccia del sogno americano, tratteggiando le figure di imprenditori e manager di successo che la vita, la sfortuna, o la coscienza riportano drasticamente con i piedi per terra, obbligandoli a fare i conti con il proprio passato, non solo lavorativo, ma pure sentimentale.
Infatti in questo film, come nel successivo Elizabethtown (2001), è proprio la riscoperta dei sentimenti, attraverso delle donne forti e fuori dal normale, che consente al protagonista maschile di riscoprire la propria vocazione, il proprio percorso e di riscrivere la propria vita.
Noi di Smart Marketing abbiamo deciso di recensire questo film proprio perchè crediamo e condividiamo la filosofia di Jerry Maguire, interpretato da un Tom Cruise ispirato ed in stato di grazia, ma anche perchè crediamo che il film mostri, con notevole anticipo, i rischi che si possono correre quando in un’azienda, grande o piccola che sia, i clienti, i dipendenti ed i collaboratori smettono di essere persone per diventare mere statistiche e numeri.
Il film non propugna, come qualcuno ha tardivamente messo in evidenza, la filosofia della decrescita felice, ma, al contrario, pone la comunicazione interpersonale, l’empatia, il rischio, i sentimenti e la voglia di riscatto come attrezzi indispensabili per l’uomo che ambisce ad un vero e duraturo successo.
La comunicazione interpersonale è quella che avvicina e rende amici lo stesso Jerry con il suo unico cliente rimasto, Rod Tidwell (uno straordinario Cuba Gooding Jr., premio Oscar come attore non protagonista) che renderà il primo più attento e sensibile ed il secondo più disponibile e meno polemico sia in campo che nel rapporto con gli sponsor.
L’empatia è quella che Jerry instaura piano piano con tutti i personaggi del film, cominciando con il figlio della sua segretaria, un Ray Boyd interpretato da Jonathan Lipnicki, poi con sua madre Dorothy Boyd (la sempre brava Renèe Zellweger).
Il rischio è quello corso dal protagonista prima nel dare alle stampe e distribuire una relazione programmatica piena di passione ed etica, che in un mondo fortemente competitivo e spietato rappresenta un sicuro suicidio professionale, dopo nell’assumersi la responsabilità di ricominciare da zero.
I sentimenti sono la vera arma segreta, sembra suggerirci il regista, per riuscire nella propria vita. I sentimenti di Jerry per Dorothy, per Ray e per il suo unico cliente Rod, il “Quom”, come lo chiama lo stesso Rod, l’elemento che impregna la sua famiglia allargata fatta di fratelli, zii, genitori, figli e moglie che corrono in campo e soffrono con il loro eroe.
La voglia di riscatto è quella che brucia le polveri di tutti i personaggi del film, di Jerry che vuole dimostrare che più etica e cuore sono conciliabili sia con gli affari che con il profitto; di Rod che, imparando a gestire il suo carattere, diviene il fuoriclasse che tutte le squadre vogliono; di Dorothy, che vede nell’amore con Jerry la sua rivincita come donna e come madre.
Insomma, noi crediamo che, “Jerry Maguire” sia non solo un film da riscoprire, ma che al suo interno vi siano messaggi importanti che meritano di essere sentiti e, perchè no, divulgati e promossi in quelle scuole di management ed economia che vedono nel profitto il loro unico fine e nell’avidità una specie di mantra, e che tanta responsabilità hanno nella formazione di quella classe dirigenziale che ci governa e che ci governerà in futuro.