Una ragazza suona un flauto traverso seduta fra oggetti di vario tipo: un libro, un compasso, una clessidra, due urne, dei fiori, la foto di una scultura ed alcune mele. Indossa una veste semplice ed i suoi capelli sono tenuti insieme da un cerchietto con lunghi nastrini colorati.
L’opera pare un omaggio ad alcune foto della famosa artista e fotografa statunitense Cindy Sherman, famosa per i suoi autoritratti concettuali dalla messinscena e dalle scenografie estremamente curate.
Cosa ci sta raccontando l’artista di questo mese, al secolo Francesca Speranza? Una scritta, forse un titolo, alla base di questa foto recita: “Santa Cultura”.
Il messaggio pare ironico e greve allo stesso tempo, l’artista ci propone una Santa protettrice delle arti e della cultura (interpretata dalla performer Isa Tulino), per un Paese come l’Italia, che non riesce a fare della cultura il volano del proprio sviluppo e che anzi deturpa un paesaggio unico e depaupera un patrimonio immenso.
Ma cosa c’entra questo con il tema del nostro mensile che è “Questione di Branding”? Ad una prima e fugace occhiata nulla, ma noi sappiamo che l’arte, soprattutto quella contemporanea, ci chiede un sforzo in più di riflessione e di attenzione; solo se ci fermiamo un attimo in più, pure davanti all’immediatezza di un’opera fotografica come questa, l’arte ci schiude i suoi segreti più profondi e reconditi.
La fotografia di Francesca Speranza ci racconta che il nostro Paese ha un disperato bisogno di una Protettrice della cultura, di una Santa Patrona delle arti, alla quale chiedere grazia e che questo, della cultura a tutti i costi potremmo dire, è l’unico destino che possiamo augurare al nostro Paese, che la cultura sia, appunto, l’unico brand nel quale possiamo e dobbiamo identificarci e riconoscerci.
Quindi in definitiva la nostra artista ci propone il marchio, il logo, il brand più indovinato per la nostra identità di italiani.
Classe 1978, di Cisternino, frequenta prima l’Istituto Europeo di Design di Roma, dove consegue il diploma in Architettura d’Interni, poi prosegue la sua formazione iscrivendosi al corso di decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Lecce.
La fotografia è uno strumento che l’appassiona da sempre, per le sue opere utilizza sia il digitale che la pellicola e continua a lavorare in camera oscura, che le permette di mantenere un legame con il passato, a livello estetico e a livello emozionale.
Forti contrasti, sia nei soggetti che nelle tonalità cromatiche, sono la cifra stilistica delle sue opere.
Eclettica e sperimentatrice, nei suoi lavori più recenti utilizza la stampa d’affissione di grande formato che permette alla fotografia di relazionarsi ed abitare con lo spazio e l’ambiente.
La sua ricerca fotografica, seppur latente, si sofferma sul paesaggio che dialoga con la figura umana e indaga sulle connessioni tra identità, linguaggio ed esperienza fotografica.
Dopo anni trascorsi prima a Mantova e poi a Venezia attualmente insegna storia dell’arte in Puglia.
Ultime mostre:
2018
Il mare, i miti. Galleria Spazio Sei, Monopoli (BA);
2017
I’M|Printing. Progetto di arte pubblica. Residenza artistica Murat Art Container, Palagiano (Ta);
2016
Links, care of the look, Galleria delle Cornici, Venezia Lido;
2015
“Atelier 3+10”, Terreferma, Venezia;
2014
Venezia – LAB43- Forte Marghera – Dall’immagine al segno. Laboratorio di fotografia e serigrafia;
Festival Internazionale di Fotografia di Reggio Emilia, sez. Off / My container_mostra fotografica, Spazio Scapinelli;
Urban cut-azioni nomade, Evento conclusivo del wave equation workshop, www.undo.net/it/my/wave-equation – A cosa serve l’arte pubblica? UrbanCut, Bologna.