Uno strano ed alquanto disadorno arbusto fa da albero di Natale al numero di novembre del nostro magazine.
Spoglio, secco, dimesso, pare una caricatura, o meglio una critica, al Natale, alla sua frenesia, alla sua smania consumistica, alla sua strabordante opulenza.
Nessuna luce illumina quest’albero, nessuna decorazione ingentilisce i suoi rami, nessun dono è posto alla base del suo vaso.
Già, il suo vaso: l’albero pare germogliato direttamente dal cemento che lo compone, inoltre gli unici elementi decorativi sono tre omini di terracotta, senza volto o personalità apparente, il cui unico indizio sulle loro emozioni pare essere la postura, fissa, immobile e rassegnata.
Uno dei tre omini è seduto a cavalcioni sul vaso stesso alla base dell’albero, gli altri due sono seduti su due altalene che ondeggiano lentamente fra i rami.
Una visione cupa, triste e rassegnata quella che ci viene proposta per il “Natale che verrà” dall’artista di questo mese, al secolo Grazia Savoia (classe 1989), di Toritto in provincia di Bari, che con il suo “Germoglio” sconquassa e ridimensiona l’aura quasi magica che avvolge questa festa.
Un intervento artistico dal quale pare bandita ogni speranza, ogni possibilità, ogni qualsivoglia progresso; la scultura polimaterica della Savoia pare incarnare una vera e propria “natura morta” nel senso più letterale del termine.
Ma siamo proprio sicuri che sia così?
Di sicuro l’opera della Savoia è una critica, anche feroce, al nostro mondo e modo di intendere il Natale, una festa spogliata del suo significato religioso, depauperata dei suoi valori sociali, derubata dei suoi ideali familiari, ma noi spettatori, noi fruitori ultimi, noi destinatari finali di questa visione, non scorgiamo solo questo, noi vediamo altro!
Cominciamo dal germoglio. L’albero, benché rinsecchito, si è fatto strada attraverso il più sterile ed artificiale dei terreni, il cemento, e, come notiamo dal vaso, fessurato e bucato in più punti, ha dovuto faticare e lottare per ogni centimetro che le sue radici conquistavano.
Secondo: anche se i tre omini sono posti in posizioni stanche e sconsolate, viene da chiedersi perché l’artista abbia optato per le altalene. Infatti poteva porre i suoi pupazzi direttamente sui rami, o, inseguendo una critica ancora più radicale, impiccarli ad essi, invece ha scelto le altalene, che non possono non ricordare a noi spettatori i giochi della nostra infanzia e tutta l’aura di nostalgia che adorna quel periodo incantato delle nostre vite.
Inoltre, benché l’intervento dell’artista nelle sue stesse parole voglia rappresentare “un arbusto spoglio, privo di ogni riferimento iconologico, nasce da un pezzo di cemento grigio e freddo. Persone isolate al posto di ornamenti fanno parte di un tronco costruito di illusioni, in quel movimento oscillante che chiamiamo vita”, noi scorgiamo nella sua composizione un alone di nostalgia, percepiamo e respiriamo un’aria di poesia, tanto da arrivare a pensare che, ad un certo punto, l’opera sia sfuggita al controllo razionale dell’artista e che il suo inconscio più sanguigno e battagliero abbia prevalso, infondendo nella stessa più emozioni, più desiderio, più fiducia.
D’altronde, se è vero ciò che diceva Dostoevskij (anche lui, non certo un esempio di ottimismo) e cioè che “La bellezza salverà il mondo”, anche la nostra Grazia Savoia, in quanto artista, non può sottrarsi a questo destino, quello di essere un araldo della fantasia, un messaggero di bellezza, un ambasciatore di speranza.
Dopo la maturità artistica, conseguita nel 2008 presso il Liceo Artistico “Giuseppe De Nittis” di Bari, frequenta l’Accademia di Belle Arti della stessa città dove è allieva di Hwal Kyung Kim e Mauro Antonio Mezzina e consegue la laurea di 1° livello in scultura nel 2012 e quella di 2° livello, sempre in scultura, nel 2015. La sua ricerca è sempre stata orientata alla scoperta dei significati profondi e spirituali dell’essere umano che l’artista rappresenta attraverso opere scultoree sospese fra poesia e disincanto.
Diverse sue sculture sono presenti in collezioni pubbliche e private. Da ultimo il suo impegno nella didattica dell’arte; dal 2016 infatti è docente di Tecniche plastiche, scultoree e scenoplastiche presso il Liceo Artistico Statale “Policarpo Petrocchi” di Pistoia, dove attualmente vive ed opera.
Ultime mostre:
2017
“Sovereto in Luce ‘17”, Terlizzi (BA);
“Olio è Arte”, Palo del Colle (BA);
“Olio d’Artista”, Castello Svevo, Mesagne, Lecce.
2014
“La bottega dei talenti”, Toritto (BA);
“La scultura è donna”, Bari.