È un bizzarro corteo quello che vediamo sulla Copertina d’Artista del nostro magazine. Tre elefanti stanno eretti sulle zampe posteriori, appoggiati l’uno sul dorso dell’altro, e sembrano eseguire uno strano ballo di gruppo, anzi, un vero e proprio trenino, come quelli che si fanno durante le feste o ai veglioni di fine anno.
Ma, benché la scena trasmetta un’apparente ironia ed allegria, tanto che, a chi scrive, i tre pachidermi hanno ricordato gli elefanti rosa del film Disney “Fantasia”, qualcosa non torna.
Non capiamo subito cosa sia, come spesso accade con le opere di arte contemporanea, gli elementi davvero importanti sono spesso più sottili, rarefatti, se non proprio nascosti ad una prima fugace occhiata.
Come ben hanno imparato i nostri affezionati lettori dopo oltre 60 Copertine d’Artista, l’arte, soprattutto quella contemporanea, richiede uno sforzo maggiore, un più intenso impegno cognitivo, insomma più attenzione, perché l’arte è sempre portatrice di un messaggio che sta a noi cogliere ed interpretare.
Guardando bene l’opera, ci rendiamo conto che due elementi fra gli altri stridono con l’apparente ironia della scena che osserviamo. Il primo è che i tre animali non hanno i contorni ben definiti, le tre figure sembrano rarefarsi, dissolversi, sembra quasi che vengano assorbiti dal secondo elemento stridente, il fondo dell’opera: un nero assoluto, denso, materico, che, come un mostruoso abisso, tutto sembra inghiottire. Siamo sicuri, dopo aver guardato l’opera con attenzione: l’iniziale impressione è mutata, di sicuro non stiamo pensando più al lungometraggio disneyano, e l’ironia e l’allegria stanno lasciando il posto ad una strana e strisciante inquietudine.
Il titolo scelto dall’artista, “Viral conga”, sembra venirci in aiuto per provare a dispiegare il mistero di quest’opera conturbante (nell’accezione letterale del termine) che ci attrae e ci respinge allo stesso tempo. Sappiamo tutti il significato della parola viral. Virale è una parola che deriva dall’ambito medico, ma oggi designa qualunque cosa si diffonda in maniera capillare e veloce. I conga, invece, sono strumenti musicali, degli alti e slanciati tamburi usati nella tradizione musicale afro-cubana, ma la conga è anche un ballo della tradizione popolare cubana, caratterizzato da un ritmo sincopato scandito appunto dal suono delle percussioni dei tamburi conga.
Quindi, se dovessimo tradurre il titolo, esso suonerebbe più o meno come “Tamburi Virali”. Ma allora cosa vuole dirci l’artista di questo numero di Febbraio, Angela Lazazzera?
Come sappiamo fin troppo bene, questo mese è stato segnato dalla diffusione di due epidemie virali: quella del “Coronavirus Covid-19”, e quella assai più preoccupante dell’Infodemia, la diffusione incontrollata di notizie, vere ma soprattutto false, sullo stesso virus.
Allora forse i tamburi virali cui allude l’opera sono gli stessi percossi in maniera impazzita dagli organi d’informazione?
Non dimentichiamo che i tamburi sono stati fra i primi strumenti musicali inventati dall’uomo e che il loro utilizzo principale era comunicare da una tribù all’altra con velocità e coprendo grandi distanze. Inoltre, anche la scelta degli elefanti come protagonisti dell’opera non sembra casuale, come sappiamo, questi maestosi animali hanno, fra le altre, due caratteristiche peculiari: innanzitutto il loro verso, il “barrito”, è uno dei suoni più potenti della savana e, in secondo luogo, la loro mole li rende animali poco aggraziati, tanto che il termine viene usato in maniera spregiativa per indicare quelle persone prive di tatto, invadenti e dalla corporatura abbondante.
Ma allora, perché mai la nostra artista ha messo tre pachidermi a ballare facendo un trenino ed ha intitolato la sua opera “Viral conga”?
Credo che Angela Lazazzera abbia voluto in un certo modo rappresentare la deriva che una certa informazione ha preso in questo mese: come sappiamo, la ricerca affannosa del clic, del titolone che facesse vendere più copie, dell’articolo più allarmistico, ha contagiato l’intero comparto dell’informazione. Ed allora, forse, lo spettacolo che ci offre l’artista è la rappresentazione del gigantesco circo mediatico a cui non solo abbiamo assistito, ma del quale tutti noi siamo stati anche, più o meno intenzionalmente, fomentatori.
Ma è stata soprattutto l’informazione a mettere in piedi questo spettacolo circense indecoroso e goffo, proprio quando una comunicazione chiara e ponderata avrebbe migliorato la situazione ed evitato inutili e dannosi allarmismi.
Quei tre elefanti siamo noi, che udiamo i tamburi battenti di un’informazione malata e non sufficientemente verificata. Sulle sue note ci mettiamo a ballare come in una festa di fine anno, o, peggio ancora, la divulghiamo attraverso i nostri barriti.
Ecco spiegato tutto quel nero, ecco spiegato il rarefarsi delle tre figure, ecco spiegato il senso di inquietudine strisciante: quello che vediamo nella copertina di Angela Lazazzera è il riflesso della nostra società, lo stato dell’arte dell’informazione, l’arteriosclerosi della comunicazione.
Una metafora potente quella che ci offre questa artista, che ha sempre posto l’uomo al centro della la sua ricerca, raffigurandolo in situazioni strane e al contempo riconoscibili, sfumando i contorni dei volti e dissolvendo la sostanza dei corpi, ma lasciando immutata e potente l’intensità espressiva. È facile riconoscere nella sua opera i tratti, lo stile e i temi cari a Francis Bacon, anche se, lì dove il grandissimo pittore irlandese preferiva insistere sulle tematiche della disperazione, della paura e del dolore, nell’opera della nostra artista, nonostante tutto, dal nero dello sfondo vediamo emergere comunque uno sprazzo di ironia, una luce, che come una candela resiste alla furia dell’abisso che cerca di inghiottirla.
Classe 1990, Angela Lazazzera è nata a Santeramo in Colle, dopo gli studi scientifici consegue con lode i diplomi di laurea in pittura di I e II livello all’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel suo lavoro artistico predilige la pittura ad olio, ma non mancano sperimentazioni di altro genere attraverso lo studio e l’applicazione di tecniche antiche rapportate al contemporaneo. Sulla scena artistica dal 2013, ha partecipato a diverse mostre, fra le quali ricordiamo: “La fabbrica dell’arte”, Bari; “Wondertime”, Catania; mostra galleria Nartist, Gioia del Colle; “g12” Palazzo Beltrani, Trani. Si è aggiudicata il primo premio al concorso “Il pendio” 2018 e il terzo nel 2019. Inoltre ha partecipato alla Residenza artistica presso “Museo dello Splendore”, Giulianova, con mostra e pubblicazione presso lo “Spazio Urano”, Roma, ed alla Residenza artistica e mostra 2° Piano Art Residence a Palagiano (TA) nel 2019.
Per informazioni e per contattare l’artista Angela Lazazzera:
angelazazzera@gmail.com
Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della quinta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed inviando un portfolio alla nostra redazione: redazione@smarknews.it
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