La pandemia ha cambiato la nostra vita, ma anche la nostra casa. Intervista ad Alessandro Milan.

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La pandemia ha cambiato la nostra vita, ma anche la nostra casa. Intervista ad Alessandro Milan.

Conosco Alessandro da quando avevamo 14 anni e passavamo le estati in spiaggia a Lignano, lui era già all’epoca un visionario e tutti sapevamo che avrebbe fatto molta strada. E così è stato. Laureato in architettura è entrato in una di quelle multinazionali che hanno cambiato il modo di concepire il design, la casa, l’abitare e ci è rimasto per quasi 12 anni diventando un punto di riferimento per il suo team.

Voglio raccontarvi la sua storia perché parla di impegno, di sogni, di forza di volontà e di follia. Sì perché è surreale come in pieno lockdown e con la certezza del posto fisso d’oro, Alessandro abbia deciso di mollare tutto, di dare un taglio netto ai privilegi e di rimettersi in gioco, ancora, alla soglia dei 40 anni.

Ma la sua storia non parla solo di Alessandro, parla di tutti noi, delle nostre vite cambiate dopo il Covid-19 e delle nostre abitudine, delle nostre case, del design che cambia e si evolve e delle esigenze che oggi viviamo.

Ciao Alessandro, la tua storia mi ha colpito molto, perché da manager di successo di una nota multinazionale dell’arredamento, hai deciso, in pieno lockdown di rincorrere il tuo sogno di interior designer come libero professionista. Dove hai trovato il coraggio e qual è stato il tuo punto di svolta?

Penso che anche io come un po’ tutti noi durante il Lockdown ho avuto molto tempo per osservare la mia vita senza alcun filtro. 

Intendo dire che specie nel primo periodo in cui non lavoravo, dovevo semplicemente attendere, ho iniziato un processo di autoanalisi inconsapevole che poi man mano che il tempo passava è venuta sempre più a galla la domanda delle domande: ma io, sono felice di come spendo il mio tempo? Ed è cosi che nonostante abbia ricevuto molte bellissime soddisfazioni dal mio lavoro mi sono accorto che ormai era un vestito che mi andava stretto o forse, stavo ormai vivendo il sogno di qualcun altro. E così con una bella dose di coraggio (o incoscienza), non senza aver fatto mille liste di pro e contro ho deciso di tornare a fare ciò che è sempre stata la mia più grande passione e anche da dove la mia carriera iniziò, ovvero tornare ad essere un Interior Designer. Sono consapevole del fatto che questi anni da manager mi hanno dato tantissimo in termini di leadership e amavo tantissimo lavorare con le persone ma ecco, se vogliamo sintetizzare mi sono accorto che “facevo” il manager ma “sono” un interior designer quindi se vuoi ho scelto la strada più facile, quella in discesa, quella che mi consentiva di essere fedele a me stesso. E poi come si dice, se il tuo lavoro è la tua passione non lavorerai mai un giorno nella tua vita!

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Sei un architetto e un interior designer molto attento ai bisogni dell’uomo e ai trend sociali, come sono cambiati con la pandemia?

Ti svelerò un segreto, i nostri bisogni sono sempre gli stessi ma è quando interviene un cambiamento in come li percepiamo che nasce un trend. 

Prendi ad esempio lo smart working, i bisogni intorno alla postazione di lavoro sono universali come l’ergonomia, la corretta illuminazione ma quando questi bisogni sono stati trasferiti a casa allora è nato il trend, ovvero il bisogno di una soluzione per far coesistere la dimensione domestica con quella del lavoro ed è cosi che ci servono soluzioni smart per trasformare il tinello in un Coworking che poi possa tornare ad essere accogliente per la cena. Un’altra funzione che prima svolgevamo al di fuori dalla misura domestica era allenarci mentre adesso molte sono le persone che nella libreria o all’ingresso hanno riservato un ripiano al tappetino da yoga e ad una kettlebell. 

Insomma un po’ tutti abbiamo analizzato le nostre case perché ora sono davvero il luogo in cui si svolge la nostra vita e ci siamo accorti che volevamo cambiare il tessile alle finestre o che la cucina non era poi così funzionale, che l’armadio era piccolo o che improvvisamente non sopportavamo più avere le scarpe in giro per casa quindi stiamo tutti cercando piccole soluzioni per migliorare il nostro quotidiano.

C’è stata poi un’esplosione delle attività lente da svolgere in casa come fare il pane e lavorare a maglia. Queste sono attività che portano con sé dei bisogni specifici dai barattoli ermetici per il lievito madre fino alle lampade a luce puntuale per non perdere il filo mentre si sferruzza sul divano. Se analizziamo questi trend uniti al fatto che negli ultimi decenni ci siamo spinti vivere più verso i centri cittadini notiamo quindi che le case mediamente si sono rimpicciolite quindi la polifunzionalità è essenziale. Insomma c’è bisogno di soluzioni che sappiano essere flessibili perché la vita è fluida e cosi deve essere la nostra casa.

In questo contesto come si posiziona l’arredo sostenibile?

L’arredo sostenibile è passato dall’essere qualcosa di nicchia ad essere una condizione necessaria credo. Molti sono i fattori che ci hanno fatto prendere consapevolezza di questo tema ed oggi è una caratterista imprescindibile. Lo possiamo riassumere in tre macro categorie. I materiali sostenibili, i prodotti zero waste e le filiere controllate. Nell’ambito dei materiali sostenibili ci sono delle evoluzioni meravigliose: dalle ante laminate con materiale riciclato al legno proveniente da coltivazioni sostenibili fino ai tessili tinti con solo colorante naturale, e questo non vuol dire certo accontentarsi di cose beige, la natura è sorprendente! I prodotti zero waste sono di alta qualità e hanno una resa molto vantaggiosa ad esempio esistono dei detersivi solidi per le stoviglie che comperandoli ci assicuriamo di sostenere delle filiere completamente senza plastica, per non parlare delle ormai onnipresenti bottigliette termiche per l’acqua che sono diventate un mezzo anche il quale ci si esprime un po’ come 20 anni fa con le cover dei telefoni. Nelle filiere controllate rientra ad esempio tutta quell’industria tessile che si sta impegnando a ridurre la sua impronta ambientale usando meno acqua o i produttori di arredi che usano solo legno certificato plastiche riciclate.

Sul tuo profilo Instagram @moltofermento racconti il tuo nuovo mondo fatto di lavori, di ispirazioni, di tendenze. Ho notato una caratteristica che ti contraddistingue: i piumaggi, ce la spieghi?

Come dicevo la natura può essere sorprendente e secondo me il luogo in cui svela tutta la sua maestria per creare delle palette è nel piumaggio degli uccelli. Da bambino abitavo vicino ad un giardino zoologico e ricordo che passavo le ore a guardare i pappagalli e gli altri uccelli esotici, li trovavo commoventi per quanto fossero belli.

Così quando mi sono trovato per lavoro a dover creare delle palette colore, per me ispirarmi alla gru coronata, al Parrocchetto you you o all’Anatra Mandarina era la cosa più naturale da fare, non sono mai stato un grande fan del total white e dei luoghi asettici e minimal, credo nelle case vere ed uniche dove ci si senta bene, e il colore in questo ha un ruolo fondamentale anche se è concentrato magari anche solo in una parete che fa da punto focale.

Spesso per creare delle palette efficaci campiono quindi i colori presenti nei piumaggi e da li creo poi il moodboard. Ricordo un salotto pazzesco progettato partendo dal piumaggio di un fagiano dorato, o la camera da letto super romantica di una bambina per la quale mi sono ispirato al piumaggio del Cacatua delle Molucche.

Ci regali 3 consigli per vivere le nostre case in modo positivo e sereno durante la quarantena?

Siate organizzati: nulla è più stressante del disordine trovate il tempo non solo per stabilire l’ordine ma a trovare soluzioni che vi aiutino a mantenerlo.

Coltivate degli hobby lenti: che sia lavorare a maglia, coltivare bonsai o realizzare kokedama, fate qualcosa che vi porti verso il compimento di un progetto. La riuscita è un grande vettore di felicità, il tempo lo potrete trovare sottraendo qualche minuto al giorno all’iperconnessione che sicuramente in questo periodo abbiamo sviluppato.

Quando siete in smart working fate attenzione a non posizionarvi con le spalle alla finestra, il riflesso sullo schermo stressa la vista.

La pandemia ha cambiato la nostra vita, ma anche la nostra casa. Intervista ad Alessandro Milan.

Alessandro Milan

Architetto votato all’Interior Design si laurea a Venezia, dopo un’ esperienza in azienda come Direttore Creativo in ambito Retail Design decide di aprire il suo studio a Milano,

Appassionato e alla costante ricerca di nuovi trend ama captare i cambiamenti sociali che cambiano i bisogni nel vivere la casa. Ama viaggiare e guardare alla natura come fonti di ispirazione inesauribile perché la creatività è un fuoco che va alimentato costantemente.

La sua missione è di rendere uno spazio vuoto la vostra casa, uno spazio super personalizzato cucito attorno alla vostra vita e alle cose che amate, che possa essere il posto felice in cui tornare.

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

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