Ormai esiste una giornata internazionale per qualsiasi cosa.
Una delle ultime in ordine di tempo, il 20 marzo, è stata la “Giornata internazionale della felicità”, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012.
Ma se c’è qualcosa di buono in questo infinito elenco di “Giornate internazionali…” è che, a volte, sono lo spunto per fare riflessioni su temi importanti.
Solitudine e infelicità
Un recente studio globale realizzato da Newsweek ha messo in evidenza che 8 giovani su 10 appartenenti alla Generazione Z (i nati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2010) hanno sperimentato la solitudine nell’ultimo anno. E oltre un terzo ha dichiarato di sentirsi “spesso” o “regolarmente” solo, con il 15% che ammette di avvertire costantemente un senso di solitudine.
Un problema che non riguarda solo i giovani.
Il 72% dei Millennial, il 60% della Gen X e il 45% dei Baby Boomer hanno infatti dichiarato di provare sentimenti di solitudine e insoddisfazione.
Dati preoccupanti, che se messi in relazione con altri, non ci restituiscono una bella fotografia della nostra società: uno studio di MetLife ha evidenziato che solo il 59% della Gen Z si dichiara soddisfatta nel proprio ambiente lavorativo, un dato nettamente inferiore rispetto al 71% dei Baby Boomer.
Quello che emerge è un ritratto che ci vede soli e insoddisfatti.
Probabilmente i social e il mondo digitale, invece di unire, hanno generato distanze e paure. E il mondo del lavoro ha smesso da tempo di essere il luogo della realizzazione personale, oltre che professionale, soprattutto per le giovani generazioni.
Se a tutto questo ci mettiamo che negli ultimi 5 anni abbiamo vissuto una pandemia, il fenomeno del carovita e uno scenario geopolitico completamente ribaltato e ampiamente instabile, si capisce bene come la felicità non sia proprio un obiettivo così facilmente raggiungibile.
Certamente non lo è se la si cerca all’esterno. Fuori da sé.
Essere consapevoli delle proprie emozioni, dei propri obiettivi, del proprio equilibrio, dei propri valori, è il primo passo verso la ricerca della felicità. Il resto, amicizie, lavoro e relazioni, discendono da questo percorso di consapevolezza.
Un percorso non facile, non lineare, ma necessario.