La trasformazione digitale quale elemento essenziale del Recovery Fund, tra e-health e digital therapeutics è la sanità al centro della sfida.

Dieci anni fa non era strategica, oggi è indispensabile!

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La trasformazione digitale quale elemento essenziale del Recovery Fund, tra e-health e digital therapeutics è la sanità al centro della sfida.

Resilienza e ripresa le due parole chiave che emergono dalle pagine del piano di recovery fund – letteralmente fondo di recupero – che il governo ha messo sul tavolo del Restart Italia per far ripartire l’attività economica e la crescita, promuovendo la transizione verde e la trasformazione digitale per rilanciare l’economia della ripresa, accedendo ai fondi europei.

Ancora non chiari i progetti, ma trasparenti le intenzioni.

Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, salute.

Sette gli obiettivi da perseguire attraverso i piani nazionali: promuovere l’energia pulita; migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; sviluppare nuove tecnologie nei trasporti; rafforzare la rete di banda larga, in particolare 5G; garantendo a tutte le imprese una connessione certa, sicura e veloce,  rafforzare l’ Industria 4.0,  cavalcare l’economia dei dati, adattare il sistema educativo alle nuove necessità, digitalizzare la pubblica amministrazione, il settore giudiziario e sanitario fino alla diffusione dell’e-health per rispondere alle nuove sfide sanitarie.

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Quella che stiamo vivendo è una partita – un round – tra le più difficili che abbiamo mai vissuto sotto tutti i punti di vista: economico, sanitario e sociale. In questo contesto i progetti relativi ai fondi europei del recovery fund potranno e dovranno essere un volano di crescita e di rinnovato benessere.

La pandemia di Covid-19 ha fatto registrare una domanda crescente di strumenti tecnologici, soprattutto impiegati per la medicina: l’impiego di televisite e telemonitoraggi, nonché piattaforme che erogano prestazioni sanitarie a distanza è cresciuta in maniera disordinata all’inizio della pandemia. La pandemia da Covid-19 ha acceso i riflettori sulla sanità tanto da stanziare 13 miliardi circa per 10 progetti di innovazione che vanno dal rafforzamento in ottica digitale della medicina di territorio, fino alla diffusione di nuove tecnologie negli ospedali, per rispondere alle nuove richieste di cura.

Società scientifiche e istituzioni sanitarie, si sono attivate per fornire indicazioni su come usare in maniera appropriata questi strumenti e inserirli nella pratica clinica.

A partire dal 1 marzo sono 175 le iniziative di impiego di strumenti digitali (slide 39) intraprese dalle Aziende Sanitarie Italiane a supporto delle visite da remoto dei pazienti, il 29% delle quali per la gestione di pazienti Covid-19 e il 71% per la gestione di patologie croniche come il diabete, le patologie cardiovascolari e quelle oncologiche.

In poche settimane si sono smosse le acque rimaste stagnanti per 10 anni.

Una trasformazione accelerata all’improvviso che non ha mai permesso il cambiamento a causa della rigida regolamentazione, le ambigue politiche di rimborsabilità, la scarsa evidenza sulla loro affidabilità ed economicità, i problemi di privacy, la difficoltà a integrare i nuovi strumenti nella pratica clinica quotidiana e non ultima, la diffidenza da parte di medici e pazienti.

All’improvviso tutto si è dissolto come una bolla di sapone, davanti alla crisi dell’emergenza sanitaria. Sono arrivate anche le linee guida dell’American Medical Association sull’uso della telemedicina e cura a distanza con un focus di estrema attenzione alla gestione dei dati sensibili. Anche l’Istituto Superiore di Sanità non si è fatto attendere dando indicazioni sui servizi assistenziali di telemedicina e la tipologia di paziente “candidato” comprendendo non soltanto i malati Covid-19 ma anche “le persone affette da patologie croniche, malattie rare e in condizioni di fragilità, oppure che richiedono trattamenti di lungo periodo o di particolare assistenza”.

Pazienti monitorati attraverso piattaforme di supporto che dotati di tecnologia bluetooth permettono ai medici di seguire l’aderenza alla terapia, trend dei parametri rilevati attraverso la ricezione di messaggi e alert e prontamente “connettersi” con il paziente e in alcuni casi veri e propri salva vita.

Digitalizzazione e innovazione sono le linee guida di una trasformazione digitale che è rimasta su carta per tanto tempo e che improvvisamente è la necessità, la sfida, la soluzione in ogni comparto, specialmente nella sanità.

E’ una nuova era quella della e-health, della connected health e delle Digital therapeutics, un balzo in avanti talmente all’improvviso da sconvolgere anche chi per anni ha cercato di promuovere con forza questo progresso.

Come mai quello che ieri era visto con diffidenza, è oggi indispensabile? Ciascuno avrà un proprio pensiero a riguardo, di sicuro questa è solo la punta dell’iceberg… in fondo al mare c’è ancora tanto da scoprire.

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