Diego Durante (15)
“…la prima bellezza sarà quella che avremo costruito tra di noi”
È abbastanza difficile fornire una corretta spiegazione su cosa sia la bellezza. Perché la bellezza può avere diverse sfumature, diversi significati, in diversi ambiti: artistico, filosofico, scientifico. Sarebbe piuttosto opportuno intraprendere un cammino che porti a scoprire quale possa essere la via della bellezza nelle sue diverse sfumature. E a farci percorrere questa strada non sarà la voce diretta di un pittore o di uno scultore, bensì di una persona che ha fatto dell’arte un evento “open air”. Emilio Donnarumma, Presidente della costituenda associazione “La via della bellezza”, progetto ambizioso che nasce a Sant’Anastasia, cittadina vesuviana ai piedi del Monte Somma e promosso dall’Associazione focus Focolari e Lucincittà. Emilio, ex segretario comunale e con una sensibilità all’arte e alla bellezza fuori dal comune, porta nel palcoscenico della sua città, una mostra di grandi tele dell’artista internazionale Michel Pochet: una sorta di viaggio pluricromatico tra volti, luoghi e santuari dipinti dal pittore e poeta francese, viaggiatore cosmopolita, su materiali poveri come ampie lenzuola.
“L’intento – spiega Donnarumma – è quello di riscoprire il valore della bellezza non tanto in senso estetico, quanto come bisogno umano primario. Tutti possiamo diventare operai della bellezza, un diritto di ciascuno, che mi piacerebbe veder realizzato nel mio paese. Lo dimostra bene con le sue opere Michel Pochet, artista che da anni ha colto la valenza di una ricerca nutrita di accoglienza, dialogo, relazione tra creature e creato. Non a caso i suoi quadri nascono sempre da esperienze di viaggio e di incontro che sono insieme estetiche e spirituali”(da un’intervista de IL MATTINO, 9/9/2014). E allora ci affidiamo a lui per fare questo viaggio nella bellezza.
Emilio, cosa è il progetto: “La via della Bellezza?”
Anni fa ho ascoltato Michel Pochet, pittore, che parlava della Bellezza come bisogno primario dell’uomo. Sentivo che questa realtà mi apparteneva. Da allora, pur non essendo un artista, ho cercato di essere un operaio della bellezza. Negli ultimi anni ho intrapreso un mio viaggio nel bello organizzando quattro eventi a casa mia con circa 80 ospiti (il sindaco, i colleghi di lavoro, il mio dentista…. sempre gli stessi ….nessuno è mai mancato ad un appuntamento): la bellezza con le opere di Roberto Cipollone, nei dolci tradizionali di Napoli, nel balletto di Liliana Cosi e con le pitture di Michel Pochet. Avverto sempre che la bellezza può attirare tutti e può avere un suo valore sociale. La passione per le cose belle, l’amore per il mio Paese e il desiderio di incarnazione e, non ultima, la spinta ad uscire fuori mi hanno convinto, non certo senza un superamento della mia timidezza, ad organizzare un evento. Ho pensato di iniziare con le grandi tele di Michel. La strada dove abito poteva essere – ed è stata – la via della bellezza almeno per un giorno. Ho invitato alcune persone – aventi la mia stessa sensibilità – a condividere questo progetto. Quasi tutti hanno sposato l’idea. Ho detto loro che il mio desiderio era quello sperimentare, come gruppo, innanzitutto tra noi, la vera Bellezza. Nella misura in cui avremmo vissuto tale realtà gli altri avrebbero colto la Bellezza nell’evento. Anche se l’evento fosse andato male – ma non è stato così- saremmo stati (parole di tanti) contenti abbastanza per l’esperienza di famiglia, sereno dialogo, coinvolgimento emotivo, arricchimento artistico e fraternità costruita in questi mesi ( tanti i momenti conviviali a casa dell’uno e dell’altro).
Chi è Michel Pochet, e perché hai deciso di dare eco proprio alle sue opere?
Da anni conosco Michel e le sue opere: un vero e proprio viaggio, un itinerario tra volti, luoghi e santuari. Come dice lui stesso dice: “Il pellegrinaggio della bellezza, richiede pazienza e perseveranza, fino a quando un bel giorno scopri che il maggiore santuario della bellezza era davanti alla porta di casa tua, bastava guardare nella direzione giusta”. I suoi quadri nascono da esperienze estetiche e spirituali: frammenti dell’anima impressi velocemente su un taccuino o dipinti in ginocchio sulla sabbia, al buio, in un piccolo acquerello, per appuntare quella voce interiore che parla. Michel rielabora in più versioni lo stesso soggetto: lo medita, lo purifica, affinché possa cadere il superfluo e rimanere solo l’essenziale; e non torna indietro, ma penetra nella contemplazione di quella bellezza che ha percepito e che ha bisogno del silenzio per poter parlare. I suoi dipinti, spesso di grandi dimensioni, realizzati su materiali umili, quotidiani – tele, lenzuoli, pannelli- sembrano entrare nella realtà dell’osservatore, toccarlo, parlare con lui. La tecnica scaturisce da un dialogo continuo fra segno e colore: il colore è denso, materico, fuoriesce dalla tela, diviene parola, i segni sono simboli antichi e nuovi che vivono nello spazio. Ho comprato una sua opera: una montagna di colore e nero e spicchi di cielo blu cobalto. Un’emozione fortissima. Mi ricordava un’immagine impressa nei miei occhi agli inizi del mio lavoro. Quando scendevo giù dai monti, all’imbrunire, non sapevo se era il cielo che faceva da contorno alla montagna o la montagna al cielo. Dopo circa 20 anni ho comprato il quadro. Ho letto vari scritti di Michel sul valore sociale dell’arte. A parole non so esprimermi ma ne condividevo il contenuto. In fondo anche io nel mio piccolo, con gli eventi a casa mia, avevo dato Bellezza ai miei ospiti. E parlo del periodo in cui Napoli viveva un momento difficile a causa dei rifiuti. Nel ristrutturare la mia casa – moderna – ho pensato che essa potesse accogliere tanti amici. E di fatto è così. L’armonia della casa, l’ospitalità – un dolcetto, i fiori, la musica – mettono a proprio agio l’ospite e facilitano il rapporto.
Quali sono gli eventi che organizzi con l’associazione “La via della bellezza”?
Da un lato all’altro dei lampioni di Via Roma di Sant’Anastasia, paese in cui vivo, sono state appese le tele di Michel; altre tele ai balconi. Sui balconi luci per illuminare la strada e luci per illuminare, di sbieco, le tele. Musica di sottofondo. Il programma è con 4 violinisti che raccontano ai bambini – seduti per terra – della musica. Poi in un altro angolo un palchetto su cui un attore del Teatro di Corte di Carpi, accompagnato da un chitarrista, leggeva brani sulla Bellezza; a “leggere” i tesori nascosti nelle tele.
Dall’altro lato della strada, ormai all’imbrunire, 15 minuti di danza classica: momento molto suggestivo.
Al termine, il concerto di piano di Paolo Vergari e il tamburellista (francese) Carlo Rizzo: strepitosi!!Tanti complimenti: dalla persona umile, da quello più colto, dal barista, dall’esperto di musica e…!
Michel, una presenza discreta ma attenta, era davvero felice.Anche il giorno dopo sono arrivati alcuni messaggi: è stata un’occasione ricca di tanti aspetti…, sembrava di essere in un paese diverso…, è stata la dimostrazione che c’è qualcuno che vuole davvero bene al nostro Paese…, promozione della cultura…, sembrava di essere in un’isola…,
grazie dei meravigliosi momenti di autentica partecipazione che hai saputo regalare ai nostri bambini (il presidente dell’associazione dei bambini autistici)….E ancora: Mi è sembrata una gran bella festa popolare, nel senso di popolo, che ha aggregato grandi e piccoli in scioltezza, senza rigidità né formalismi: prova ne è la partecipazione fluida per strada, dai balconi, dentro e fuori dei bar e dei cortili delle case. Il metodo che mi sembra aver funzionato alla grande: cooperazione gioiosa, partecipazione (dal basso e dall’alto…in tutti i sensi).Infine i genitori di un bambino autistico che avevamo incluso nell’organizzare la degustazione ci hanno scritto:
E’ “bastato” lo sguardo aperto alla Bellezza per poter realizzare una piccola meraviglia: Tommaso ha vissuto l’esperienza di essere parte di una Comunità che, riconoscendolo e riconoscendogli un ruolo, gli ha permesso, per un giorno, di rompere quel filtro di separazione che lo rende invisibile alla vita sociale. Tutti ci hanno stimolato ad andare avanti e a non attendere un anno per il prossimo evento.
Perché è importante comunicare e valorizzare l’arte?
L’arte di per se è diffusiva, contagia. Penso che la Bellezza sia anche nelle cose brutte se esse siano espressione di uno stato d’animo, di una sensazione di un parlare di se. E poi attraverso l’arte si può comunicare il senso della vita e si fornisce una chiave di lettura personale sull’essenza della vita di ognuno di noi. Accogliere l’arte fa bene! Le prime volte che facevo vacanze a Ravello (luogo suggestivo della costiera amalfitana) ho chiesto ad un mio amico se voleva vedere lo spettacolo di danza classica del New York City Ballet. Lui, penso, non aveva mai visto spettacoli di un certo livello. Ha accettato l’invito e al termine dello spettacolo era “toccato”. Aveva sperimentato, penso, anche senza capire di balletto, la Bellezza.Non so se ho reso l’idea.
Emilio, un’ultima domanda. Cosa è per te la bellezza?
Penso di aver risposto già un pochino con quanto innanzi detto.
Ma riporto questo brano letto non so dove.
Mi viene in mente il Diario di Etty Hillesum (Adelphi), quella singolare ragazza che, nell’Olanda invasa dai nazisti – sebbene credente a modo suo in modo poco convenzionale –, riscopriva in sé l’ebraica volontà di vivere. Le pagine del suo diario diventarono così un irriducibile inno alla vita, mentre tutto intorno si sgretolava, puzzava di morte.
Lei, nonostante non avesse quasi più soldi per procurarsi cibo, comprava dei fiori: «Molti mi dicono: “Come puoi pensare ancora ai fiori, di questi tempi”. Ieri sera, dopo quella lunga camminata nella pioggia, e con quella vescica sotto il piede, sono ancora andata a cercare un carretto che vendesse fiori e così sono arrivata a casa con un gran mazzo di rose. Ed eccole lì, reali quanto tutta la miseria vissuta in un intero giorno».
Anch’io, quando ho passato tempi non facili, mi sono ricordato di Etty. Come lei, ho comprato un mazzetto di fiori freschi. Da mettere lì in un vaso all’ingresso, una bandiera, un ostinato proclama alla vita. Perché senza bellezza e poesia, anche della più economica, la vita diventa irreparabilmente angusta. Nella comune atmosfera, i fiori di Etty continuano a diffondere luce. A noi raccogliere il suo sì alla novità della vita, per riscoprire, nonostante il marciume attorno, la responsabilità di testimoniare che tutto è tremendamente bello.
Spesso vivo tale esperienza!