Mattina presto: il telefono squilla, con la fastidiosa suoneria personalizzata di tua moglie, ti svegli di soprassalto e ti riprendi a fatica, ma poi realizzi che sei in un letto non tuo, che la casa intorno a te, benché famigliare, non ti appartiene e, cosa peggiore, che la donna nuda accanto a te non è tua moglie.
Lo so, a qualcuno potrà sembrare l’incipit di un film alla “Una notte da leoni”, ma sarebbe fuoristrada, il film è italiano, come gli attori e il regista Volfango De Biasi (Come tu mi vuoi, Iago, Natale a Londra – Dio salvi la Regina). Ma il film è anche il remake del campione d’incassi francese del 2017 Alibi.com di Philippe Lacheau.
Ma torniamo al nostro spaventato personaggio: cosa fare quando, dopo una notte di bagordi con la tua amante, ti addormenti e non rientri a casa da tua moglie? E per di più hai il collo pieno di segni (leggete succhiotti) della passione? Beh, le soluzioni sono 2: o scappi con l’amante o chiami i professionisti dell’’Agenzia dei Bugiardi. Il nostro sprovveduto amico decide per la seconda opzione.
Dall’altra parte del telefono ti risponde Fred, il sempre più bravo e maturo Gianpaolo Morelli, che con fredda risolutezza ti dice subito cosa devi fare e, contemporaneamente, elabora e mette in moto un piano per riscattare la tua colpevole scappatella agli occhi di tua moglie e dei tuoi suoceri, intanto accorsi a casa tua.
Cambio scena: il campanello suona a casa tua, tua moglie inviperita viene ad aprire e ti trova malconcio su di una sedia a rotella con un collare ortopedico, scortato da un infermiere del 118 ed un poliziotto della stradale, i quali le spiegano che hai avuto un brutto incidente rientrando a casa per non investire il cane di un cieco. Fantastico, sei passato in un attimo da marito fedifrago ad eroe, salvando matrimonio ed amante e rimettendoci solo un telefonino e una macchina.
Tornati in agenzia, scopriamo che l’infermiere altri non è che Diego (lo stralunato ed esilarante Luigi Luciano), l’esperto informatico dell’agenzia, e che il poliziotto era lo stesso Fred, titolare e performer dell’Agenzia dei Bugiardi, specializzata a fornire alibi a mariti e mogli infedeli, ma anche altri servizi a tutta una serie di personaggi insospettabili. Cambio scena: Fred sta cercando personale, e lo vediamo intento a fare un colloquio ad un candidato, Paolo (l’attore e conduttore televisivo Paolo Ruffini), al quale spiega le motivazioni, il funzionamento e i servizi dell’agenzia.
PER APPROFONDIRE:
Insomma, un’attività di successo, remunerativa e con un bacino di clienti pressoché illimitato. Tutto bene, tutto bello, addirittura con un certo risvolto sociale giacché, come spiega Fred al candidato Paolo, l’idea dell’Agenzia nasce da un suo personale dramma familiare che gli ha fatto maturare l’opinione che è “meglio una bella bugia che una brutta verità!”, frase usata pure come slogan aziendale.
Il film procede con vari interventi salva bugiardi durante la settimana di prova del candidato Paolo; tutto fila liscio fino a quando, e qui arriva il plot del film, all’agenzia non si rivolge un ricco uomo d’affari, Alberto (il sempre bravo Massimo Ghini), che espone all’agenzia un problema di difficile gestione.
Senza voler svelare altro del film, che consiglio di vedere, veniamo alla critica vera e propria.
Il film gira bene, gli attori si innestano perfettamente gli uni sugli altri, la regia è lieve, la sceneggiatura solida (entrambe di Volfango De Biasi) e le situazioni che l’Agenzia dei Bugiardi è chiamata a risolvere, benché al limite dell’assurdo, sono credibili ed esilaranti. Il film per la prima parte è girato soprattutto in interni, stanze, alberghi, etc., ma nella seconda parte si apre all’esterno con scenografie naturali ben sfruttate, fra cui spicca un resort di lusso in Puglia, meta gettonatissima dalle produzioni italiane ed estere.
Su tutto spiccano, come succede in questo tipo di commedie, le interpretazioni degli attori, tutti bravi, ma tra di esse emergono quelle di Gianpaolo Morelli, sempre più credibile e a suo agio nei ruoli borderline sia al cinema che in tv, di Massimo Ghini, attore maturo e pieno di sfumature, di Alessandra Mastronardi, frizzante e poliedrica attrice che si muove perfettamente fra cinema e fiction, commedia e drammatico, e della sorprendente Diana Del Bufalo (Amici, La profezia dell’armadillo, Puoi baciare lo sposo), che interpreta con ironia e voglia di prendersi in giro il ruolo di W Cinzia (non viva ma doubleV) che fa da collante a tutti i personaggi del film.
La Del Bufalo, che attualmente è nelle sale sia con questo film che con il mediocre “Attenti al Gorilla” di Luca Miniero, canta, sui titoli di coda, in un videoclip musicale che, parodiando Baby K, prende in giro il rap italiano con tanto di twerking, vestiti animalier, ambientazioni urban-pop, e che da solo merita i soldi del biglietto.
Per concludere, possiamo dire che il film regala 102 minuti di divertimento, senza parolacce, condito con una discreta dose di riflessione sociologica su cosa la nostra società di consumatori compulsivi è diventata. Il regista sembra dirci che oggi si compra, ma soprattutto si consuma, di tutto: matrimoni, infedeltà, scappatelle e, ahimè, se tutto è in vendita, allora anche la verità e le bugie sono sul mercato e possono essere acquistate dal miglior offerente e manipolate dall’abile professionista. Una metafora di internet, dei Big Data, delle fake, della disinformazione, un film che fa ridere con un po’ di amarezza e riflettere con un senso di disgusto.
Per approfondire:
Mentre scrivo questa recensione (21 gennaio), il film è 5° al Box Office, con un incasso totale di 893.223 euro a quattro giorni dall’uscita, il 17 gennaio 2019, battendo nel weekend addirittura il blockbuster Aquaman, che si ferma a 864.559 euro.