Ivan Zorico (348)
Si fa sempre un gran parlare di come si possa creare energia da fonti rinnovabili andando così ad utilizzare risorse ad impatto zero (o quasi) sull’ambiente.Un tema che seppur tiri in ballo la salute di tutti noi, e del pianeta tutto, non sempre sembra attrarre molto l’attenzione delle opinione pubblica, soprattutto dentro i nostri confini nazionali.
Ha fatto infatti “scalpore” la bassa adesione al Referendum sulle trivelle dello scorso 17 aprile (non raggiunse il quorum) riguardante l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia nautiche dalla costa. In quell’occasione si chiedeva agli italiani di decidere se i permessi per l’estrazione dovessero durare fino all’esaurimento del giacimento, cioè un tempo indefinito, o sino al termine della concessione. Vinse ampiamente il SI, ossia il popolo espresse la volontà di abrogare la norma in vigore con la conseguenza che le concessioni avrebbero avuto nuovamente una durata di trent’anni, con possibilità di proroghe. Ma, come detto, non si raggiunse il quorum, e fine dei giochi.
Però, va detto, che pur non investendo troppo sulle rinnovabili, in Italia questo comparto sta ancora crescendo. Secondo uno studio del GSE (Gestore Servizi Energetici) nei prossimi 4 anni (sino al 2020) saranno installati circa 3,7 GW di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili, per un investimento di oltre 7 miliardi di euro. In questo arco di tempo verranno installati quasi 1,5 GW di fotovoltaico. In questo modo l’Italia potrà avere a disposizione ben 6,9 TWh di energia verde in più, passando così dai 109,5 TWh del 2015, ai 116,4 del 2020.
Quindi, c’è da essere felici. È senz’altro un gran successo quindi per chi pensa che con le rinnovabili si possa creare energia vera, e soprattutto pulita allo stesso tempo. E qui viene il bello. Perché più energia pulita significa anche un risparmio di 600 milioni di euro per i consumatori: gli oneri, infatti scenderanno dai 12,7 miliardi di euro del 2015 ai 12,1 miliardi del 2020.
E non finisce qui. Secondo questo studio gli oneri saranno ancora in calo al 2030: la quotazione prevista è di 7,2 miliardi di euro.
Non male direi.