Ivan Zorico (348)
È di pochi giorni fa la notizia di un’ennesima inchiesta per corruzione ed infiltrazione mafiosa riguardante gli appalti ed i lavori, in fase di realizzazione, per l’EXPO 2015 che si terrà a Milano tra circa 200 giorni. E, per l’appunto, non è un caso isolato. Sono ormai 30 le imprese escluse per sospette collusioni con la mafia. Secondo un’anagrafe voluta dal governo Monti sulle opere incompiute in Italia , sono 600 i cantieri messi in piedi, da Nord a Sud, e mai definitivamente portati a termine. Opere incompiute che pesano, sulle casse pubbliche ben 4,1 miliardi di euro, tra spese già affrontate e fondi impegnati per una futuribile data di fine lavori.
Quest’estate, l’inchiesta di Venezia sul MOSE ha rivelato che 1 euro su 5 è stato sprecato per spese extra (tra assunzioni pilotate e consulenze inutili), per un ammontare complessivo di 1 miliardo di spese non regolari.
E la lista dei buchi di sistema, degli sperperi e delle inefficienze potrebbe andare avanti (quasi) senza fine. Siamo in un Paese nel quale, purtroppo, è noto a tutti il giorno in cui si <<cantierizza>> un’opera, perché salutato in pompa magna da tutte le autorità e presentato all’opinione pubblica. Ma, dal giorno dopo, non si ha certezza di quando quest’opera verrà completata e restituita alla cittadinanza. E la cosa più grave è ormai quel senso di rassegnazione, di inerme accettazione e (in alcuni casi) di allarmante giustificazione che, la lettura di certe notizie, genera in tutti noi. Perché l’Italia oltre ad essere un paese di santi, poeti e navigatori è sempre più un paese di furbi! Di coloro che pensano che rubare alla collettività va bene, che distruggere paesaggi con il cemento è fattibile, che costruire palazzi non a norma si può fare. Tanto alla fine in galera non ci va nessuno, tanto alla fine la gente dimentica in fretta e tanto, alla fine, ognuno di noi <<tiene famiglia>>!!!
Ma questo non è il mio pensiero. E non lo è neanche per tutte quelle persone che credono nella giustizia, come valore portante di una società. La mia idea per far ripartire l’Italia è basata sul ritorno assoluto alla legalità. Con questo articolo non voglio, pertanto confermare la ben nota legge non scritta del <<così fan tutti>>. Voglio appunto citare un caso in cui il buon lavoro, le buone intenzioni ed un nuovo modo di pensare agli investimenti, hanno dato esiti positivi. A fine luglio è stata infatti completata la prima fase dei lavori di restauro del Colosseo riportando, così, le prime cinque arcate del prospetto settentrionale ai vecchi fasti. E, a breve, sarà operativo anche un centro di accoglienza rivolto agli anziani, ai portatori di handicap e agli studenti, che andranno a visitare il monumento. Tutto questo è stato possibile grazie all’intervento di Diego Della Valle, Ceo del Gruppo Tod’s, che ha sponsorizzato le opere di restaurazione del Colosseo, per l’importo di 25 milioni di euro . Un bellissimo caso di intervento pubblico-privato che, come abbiamo potuto constatare, sta già portando ottimi risultati.
Ho parlato di legalità quindi, non come pura filosofia, ma come foriera di una rinascita di quel senso di collettività e di comunità che, da troppi anni, abbiamo smarrito. La capacità, pertanto, di non seguire più i personalismi ma il bene comune, consci che lavorando bene insieme si possono creare occasioni per tutti. Questo passa inevitabilmente dalla voglia e dalla volontà di pensare ad un popolo che non sia più la somma di tanti <<io>> che ragionano esclusivamente rispetto al loro tornaconto personale, ma di tanti <<ii>> che agiscono per creare le condizioni per un radicale, e quanto mai urgente, rinnovamento. Ed è solo riacquistando questa consapevolezza, che possiamo fare ripartire l’Italia.