Christian Zorico (162)
Correva l’anno 1966 e nello Studio Uno il principe De Curtis, in arte Totò, ci regalava un meraviglioso sketch.
Ecco cosa racccontava a Mario Castellani: “mi è venuto incontro un pezzo di giovanottone, grosso così, mi ha guardato fisso negli occhi, mi ha detto: Pasquale!” segue una risata che gli impedisce di parlare, “era un pezzo che ti cercavo, figlio di un cane! Finalmente ti ho trovato! Alza la mano, pum! Mi ha dato uno schiaffo, ma forte…” continua a ride sempre più convulsamente trascinando la platea. “Io pensavo, chissà sto stupido dove vuole arrivare?” ride ancora, “mi ha preso per il petto sbattendomi al muro e io lo lasciavo fare. Pasquale! Te possino ammazzatte! Pum! Mi ha dato due schiaffi…. oddio sta cosa mi scompiscia…io pensavo fra me e me, chissà sto stupido dove vuole arrivare?” a questo punto si piega dal ridere….“Pasquale! Togliti il cappello! Non gliel’ho fatto dire due volte. Pasquale, maledetto! Ti debbo sfondare il cranio! Pum!” Sempre continuando a ridere, “un cazzotto qui, che c’ho ancora il ficozzo. Io pensavo, chissà sto stupido dove vuole arrivare?” Ormai l’interpretazione è solo una coinvolgente risata. “Ma perché non hai reagito?” a questo punto chiede Mario Castellani. Totò risponde, divenendo serio all’istante: “E che mi frega a me, che so’ Pasquale io!”.
Proviamo ora a riascoltare il discorso della Yellen tenuto lo scorso giovedì all’Economic Club a New York e a soffermarci su uno dei passaggi cruciali: “i rischi dell’economia globale giustificano una politica continuativa di tassi bassi”.
Innanzitutto apprendiamo che al mandato duale (inflazione e disoccupazione), già più complicato da interpretare rispetto ai mandati che hanno un singolo obiettivo, si aggiunge un elemento di più difficile lettura. La FED si riferisce ufficialmente all’economia globale nell’implementare la propria politica monetaria. La FED con questa mossa rischia di rendere più opaca la sua credibilità nel ruolo sempre più spinto di banca centrale del mondo, con la sua politica ancorata a variabili non direttamente controllabili (prezzo delle materie prime, rischi geopolitici, rallentamento della Cina) e, con il suo operato, che potrebbe essere difficilmente misurabile. Osservando la reazione dei mercati, sembra chiaro che gli operatori finanziari volessero sentire proprio queste parole: tassi bassi a lungo termine. E in effetti l’azionario ha festeggiato, i rendimenti lungo tutta la curva americana hanno continuato a scendere.
Ed è proprio qui che mi ritorna in mente la frase di Totò: E che mi frega a me, che so’ Pasquale io!”. E già perchè il mercato non è costituito solo dagli investitori azionari. C’è anche chi investe in obbligazioni (sia esse governative che corporate). Per ora anche il mondo dei bond festeggia. Ma attenti al tema inflazione. Al momento continua il trend di rendimenti più bassi, sulla spinta di un easing della BCE e della BOJ, e su una politica monetaria americana che tarda ad essere restrittiva. Conseguenza diretta di tutto questo è un dollaro più debole (solo la sterlina si è indebolita sensibilmente rispetto al dollaro, ma questa è un’altra storia tutta legata al BREXIT). Il biglietto verde più competitivo aiuta i paesi emergenti le cui economie sono maggiormente legate alle commodities, ma resta il miglior aiuto anche per l’economia americana che oltre a beneficiarne nelle esportazioni, può sperare nell’altra gamba dell’inflazione, quella legata alle materie prime.
Da un lato infatti l’America può già contare su dinamiche del lavoro, che restano ancora a supporto di un incremento dei prezzi (a marzo il numero dei Nonfarm Payrolls ha segnato +215.000 nuovi occupati e un tasso di disoccupazione al 5%, primo rialzo mese su mese da maggio 2015). Qualora spinte inflazionistiche provenissero anche dall’OIL, allora ci ritroveremo a comprendere il senso vero della frase di Toto’. La FED non è Pasquale. I rendimenti della curva governativa americana si alzeranno per inglobare l’inflazione. E i poveri investitori in obbligazioni si renderanno conto che “tassi bassi a lungo” non significano rendimenti schiacciati per sempre. Un’altra interpretazione del finale di Totò: mi viene in mente la figura di Draghi e Kuroda che nell’aver disencitivato una guerra valutaria negli ultimi meeting, ora si ritrovano alle prese con cambi più costosi. E già, la Yellen non è mica Pasquale.