Christian Zorico (162)
Solitamente l’incipit dello “Specchietto Retrovisore” è coinciso con un fatto saliente che ha caratterizzato la settimana appena trascorsa. In questo caso invece vorrei iniziare esattamente dal punto in cui ci siamo lasciati allo scorso appuntamento settimanale. Il precedente intervento, infatti, concludeva l’analisi suggerendo il lettore di considerare la liquidità come una vera asset class di investimento. Certamente ha un prezzo “parcheggiare” la propria cassa in strumenti monetari; in un contesto dai tassi ai minimi storici, con il rendimento a due anni tedesco che è sceso sotto la soglia negativa di -0.50%, risulta evidente di quanto preziosa sia diventata la liquidità a propria disposizione. Dover in teoria pagare affinché qualche istituto o strumento finanziario ci trasporti i nostri risparmi nel futuro ci sembra giustamente eccessivo. Tuttavia, anche la prima settimana di febbraio è stata caratterizzata da turbolenza sui mercati e detenere cassa avrebbe costituito un buon “hedge”.
Guardando assieme quanto accaduto, possiamo interpretare il rimbalzo del petrolio, avvenuto a metà settimana, come un effetto secondario dell’indebolimento del dollaro, segnale che il mercato stia scontando sempre con meno forza un rialzo dei tassi nel corso del 2016. Al tempo stesso la volatilità dei mercati ha interessato maggiormente le escursioni giornaliere. Infatti l’indice della volatilità VIX che non è mai riuscito a superare seriamente la soglia dei 24 (il contratto che scade a febbraio era giunto fino a 27 quando il mese scorso l’indice S&P aveva toccato il minimo di 1814.11) suggerisce che siamo in un trend discendente ma senza scatenare reazioni di panico.
Osserviamo ora i dati di venerdì sulla condizione del lavoro negli Stati Uniti. Questi i numeri su cui soffermarci: non-farm payroll più bassi a 151’000 unità rispetto alle 190’000 previste, tasso di disoccupayione che scende al 4.9% rispetto al precedente 5%, un tasso di partecipazione alla forza lavoro leggermente migliore, dal 62.6% al 62.7% ma soprattutto una pressione sulle paghe, +0.5% sul salario medio orario che si traduce in +2.5% anno su anno.
Benché la curva americana abbia chiuso la settimana sui minimi, anche perchè dall’apertura della borsa il mood è diventato sempre più negativo (il titolo Linkedin ha chiuso la giornata a -43.63% sulla scia di molti downgrade da parte di analisti in seguito all’ammissione del management che le linee direttive di marketing e sales non daranno i frutti attesi nei tempi previsti), occorre fare una considerazione di rilievo.
Malgrado il rapporto sul lavoro di Gennaio non sia decisivo per la politica monetaria della FED, sicuramente ha offerto una chiave di lettura diversa rispetto ai dati delle settimane precedenti che segnalavano un minimo di rallentamento. Al più si potrebbe obiettare che ci appropinquiamo in uno scenario di stagflazione, con una crescita che risente negativamente dello “slowdown” mondiale e con un minimo di inflazione, solo da salari per il momento, non di certo derivante da commodities. La reazione dei mercati infatti, subito dopo il job report, è ben fotografata dal comportamento del rendimento del 2 anni americano salito dai minimi di giornata in area 0.69% fino a raggiungere lo 0.75%. La probabilità di un rialzo già al meeting di marzo è solo del 15%, tuttavia è un chiaro segnale che un rialzo, almeno per il 2016, è ancora possibile.
Lasciarci a questo punto con un consiglio di investimento dopo aver suggerito cautela e liquidità la settimana precedente, dopo aver chiaramente detto di puntare su un ritorno di volatilità all’inizio di gennaio, sembra impresa non facile. Proviamo ad osservare se il dollaro sia in grado di indebolirsi ulterioriormente. Occhi puntati sul JOLT Report (Job Opening and Labour Turnover), e soprattutto attenti alle dichiarazioni della Yellen sullo stato di salute dell’economia Americana: previsti due giorni di incontro, mercoledi e giovedi, in attesa del congresso. Non dovrebbero esserci scossoni dal fronte Cinese, poichè i mercati saranno chiusi per la celebrazione del capodanno lunare; i dati che riassumono l’ammontare delle riserve valutarie sono preoccupanti perchè segnalano ancora una decrescita, ma la PBOC ha comunicato un decremento di 99.5 billions di dollari, inferiore rispetto a quanto atteso di 120 billions di dollari.
Pertanto, se dovessi scegliere cosa fare con la liquidità a disposizione probabilmente il miglior atteggiamento resta quello dell’attesa. Non siamo in un mercato dove ogni discesa è un ottimo punto di ingresso. Se siamo già investiti nell’azionario, a questo punto, il miglior atteggiamento è ancora quello di attendere. Abbiamo davanti a noi la probabilità di un rimbalzo, ma anche la reale possibilità che gli indici vadano a ritestare i minimi di gennaio per verificarne la solidità. Attendere per avere a disposizione maggiori informazioni resta la scelta più saggia.