Christian Zorico (162)
Più volte abbiamo rimarcato quanto importante sia la lettura dei dati macro per comprendere le scelte decisionali della FED. Non a caso tutti gli occhi, nella settimana appena trascorsa, erano puntati sul report del lavoro. Aggiunti solo 160 mila unità, rispetto alle 200 mila previste. Tasso di disoccupazione stabile al 5%. Un dato sicuramente meno positivo di quanto atteso e che ha fatto giustamente reagire i mercati nel senso della negatività. Quindi borse appesantite nelle perdite e contestualmente rendimenti sulla curva americana più bassi.Ma a chiusura giornata, gli indici azionari hanno recuperato le loro perdite chiudendo la giornata di venerdi in positivo: l’indice S&P500 ha chiuso sopra la soglia psicologica dei 2050 punti (esattamente a 2057.14, +0.32%) grazie anche al sostegno dell’OIL che pur oscillando molto in giornata, ha chiuso a +0.65% a quota 44.61 dollari il barile.Incredibile la reazione del decennale americano che dopo essersi avvicinato in area 1.70% ha visto il rendimento rimbalzare di quasi 10 centesimi, segno che probabilmente la negatività insita nel dato e, soprattutto il positioning dei giorni precedenti, aveva raggiunto livelli di stress.Vorrei porre l’attenzione su alcuni numeri in grado di fotografare, in una serie di diapositive, il progressivo miglioramento del mercato del lavoro in atto da tempo. La paga media oraria per i lavoratori nonfarm è cresciuta anche nel mese di aprile di 8 centesimi, portandosi a dollari 25,53. Anche a Marzo era salita di 6 centesimi e sull’anno ha raggiunto un +2.5%, segnale assolutamente incoraggiante per poter parlare di inflazione da salari.. Il tutto assume un valore ancora più significativo se consideriamo che durante il mese di aprile, sia stato ancora una volta il settore minerario ad aver perso posti di lavoro (-7.000 unità), in continuo trend negativo dal picco raggiunto a settembre 2014. Sin da allora infatti sono stati perduti ben 191.000 posti. Tutto questo per enfatizzare il fatto che il livello di paghe più alto è stato raggiunto grazie a quei settori che generalmente mostrano più vischiosità nell’adeguare le paghe al rialzo. Un report del lavoro che resta pertanto negativo, ma che come abbiamo visto può comunque celare qualche segnale di sostegno, almeno al tema inflazione.
Ed ora uno sguardo alla settimana che ci attende. Venerdì prossimo è il turno delle vendite al dettaglio a svelarci qualche elemento in più sullo stato di salute dell’economia americana. Obiettivo resta quello di comprendere se la FED sarà in grado di poter alzare i tassi almeno una volta da qui a fine anno. Attese anche le dichiarazioni di alcuni governatori delle FED locali, sebbene abbiamo già avuto modo di constatare quanto fuorvianti alle volte siano i loro commenti.
Attesi anche i dati deifinitivi sul GDP in Europa. I primi tre mesi dovrebbero confermare una crescita dello 3% come indicato nei dati preliminari. Intanto, la Cina, ha riportato nella giornata di domenica che sia le esportazioni che le importazioni hanno subito un calo maggiore delle attese per il mese di Aprile. Esportazioni a -1.8% sull’anno rispetto al -0.1% atteso, mentre importazioni in calo del 10.9% rispetto al 5% atteso.
Infine uno sguardo oltre la Manica: attesa per giovedì la decisione della Banca Centrale Inglese sulla politica dei tassi. Non dovrebbero esserci sorprese e verrà reiterato il mantenimento dello 0.5% sulla scia dei timori del referendum che prevede l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea.