Lo Specchietto Retrovisore – 13/12/2015

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Christian Zorico (162)

 

 

 

 

Immagine3Nell’attesa della decisione della FED sul possibile primo rialzo al meeting del 15 e 16 Dicembre, la settimana dei mercati finanziari è stata pesantemente caratterizzata dall’andamento delle materie prime, dall’acuirsi di alcune storie idiosincratiche e dai flussi. Sembra quasi che il timore di giungere in un ambiente nuovo, caratterizzato da una liquidità inferiore, per via di una politica restrittiva della FED abbia giocato di anticipo.

Al momento il rialzo al prossimo FOMC è scontato al 72%, ma con molta probabilità seguiranno toni accomodanti sulla politica futura e comunque sarà sempre più dettata dall’analisi dei dati futuri.

La decisione dell’OPEC di non tagliare la produzione dell’OIL ha da un lato la ragion d’essere nel penalizzare i produttori di Shale Oil in US (sempre più stretti nella morsa delle banche) e dall’altro ha un forte impatto sull’inflazione futura.  Shale oil

Tutto questo riassume l’andamento di alcune variabili finanziarie durante la settimana che hanno affossato i listini di borsa: il prezzo dell’OIL sotto i 37 dollari e la pressione sul prezzo dell’Iron Ore, in caduta libera per via dei timori di un rallentamento più accentuato della Cina.

Abbiamo diverse volte puntualizzato l’importanza che assumono i flussi in un contesto in cui, malgrado siamo inondati di liquidità da parte delle banche centrali, sono purtroppo in grado di muovere sensibilmente il prezzo delle attività finanziarie. Così i due fondi Third Avenue e Stone Lion Capital hanno congelato rispettivamente 788 e 400 milioni di dollari derivanti da flussi in uscita; entrambi sono specializzati in High Yield e debito di aziende già sotto stress, e la loro decisione certamente ha influenzato l’andamento del credito che ha sofferto perdite paragonabili a quelle dell’azionario.

Per la verità avevamo già da tempo messo in evidenza di come l’allargamento degli spread sul credito, dovuti inizialmente al settore dell’Energy e delle materie prime, potesse rappresentare un campanello d’allarme anche per le altre asset class rischiose.

Grafico_Crude Oil_da InvestingIn attesa della FED forse l’unica asset class che non era coerentemente prezzata era proprio la volatilità, poiché veniva scambiata sui valori minimi (sotto i 17 dollari per il primo contratto in scadenza) e che poteva solo beneficiarne da possibili tensioni sia esse derivanti dal credito, dai paesi emergenti e dalle loro commodities e dagli stessi tassi visti al rialzo

Appuntamento al prossimo Specchietto Retrovisore dove sicuramente potremo analizzare al meglio quanto la FED avrà impresso alla sua politica monetaria.

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