Lo Specchietto Retrovisore – 14/02/2016

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Christian Zorico (162)

 

 

 

 

Immagine3Durante i precedenti appuntamenti, avevamo più volte riflettuto assieme sulla difficoltà, anche logiche, di immaginare un mondo con interessi negativi. Le banche centrali, sempre più univocamente allineate, tentano di combattere uno scenario deflattivo attraverso una politica di stimoli finanziari che hanno il loro fulcro nel costo del denaro. Detenere liquidità per i privati e per le banche ha un costo. Ne hanno preso atto in Svezia, ancora una volta, quando giovedì la Banca Centrale Svedese ha ridotto il tasso di sconto dal -0.35% al -0.50%, lasciando aperte la possibilità di ulteriori tagli in futuro. Quasi a “telefonare” un imminente intervento della Banca Centrale Europea. A dire il vero, gli effetti li hanno notati non solo in Svezia (cosi come quando la Yellen paventa l’idea che anche la FED possa considerare rendimenti negativi come un’opzione possibile).Petrolio

Credit Suisse e Deutche Bank, che vengono scambiate ai livelli visti nel 2009, nel pieno della crisi finanziaria, non segna il fallimento di una politica monetaria espansiva (in questo caso di Draghi), ma segna piuttosto un timore reale circa la profittabilità futura degli istituti finanziari. Il canale tradizionale di raccolta e offerta di credito è seriamente minato nella sua essenza, perché la forbice tra tassi a lungo e a breve risulta sempre più compressa. Ormai le banche sono chiamate ad assumere un ruolo di “utilities” con una possibilità di essere “investment bank” sempre meno gettonata, anche per via dell’ingente costo per i capitali richiesti a protezione dell’attività più rischiosa. Eppure un epicentro dell’attuale crisi risiede proprio nel punto di domanda appena esposto.

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Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase.

Il prezzo del petrolio ha evidentemente caratterizzato il resto della settimana finanziaria, segnando negativamente le attività rischiose, quando nella giornata di giovedì ha toccato i nuovi minimi poco sopra i 26 dollari al barile, prima di rimbalzare, sempre nella giornata di giovedì, a seguito dei rumors di un possibile taglio della produzione da parte dei Paesi dell’OPEC. Così, nella giornata di venerdì, i mercati hanno festeggiato. La curva dei tassi americani si allontana dal prezzare un taglio: il programma di buyback del debito di DB ridona se non esuberanza, almeno l’occasione per un forte rimbalzo del settore bancario in Europa. Dall’altra parte dell’Oceano, l’annuncio da parte del CEO di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, di aver acquistato l’equivalente di 25 milioni i dollari in azioni della banca, pone gli investitori dinanzi un interrogativo: abbiamo raggiunto un minimo e davvero si può parlare di un rimbalzo dagli attuali livelli?

Monitoriamo nel corso della settimana l’andamento della borsa cinese e soprattutto del Renmimbi. Preoccupazioni o rassicurazioni potrebbero venire proprio dall’estremo levante, dopo una settimana di chiusura dei mercati per il capodanno cinese.

1. Hai letto fino qui? Allora questi contenuti devono essere davvero interessanti!

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