Christian Zorico (162)
Un rinnovato timore per lo scandalo “test sui diesel”, dopo esser stata resa nota l’ispezione presso gli stabilimenti Renault, ha innescato una serie di vendite su tutto il settore automobilistico in Europa nella giornata di giovedi 14 Gennaio. In particolare il titolo francese è arrivato a perdere fino al 20% intraday, salvo poi recuperare parzialmente in chiusura. In effetti però la settimana appena trascorsa, pur in assenza di dati macro importanti, ha avuto una price action in gran parte spiegabile da concetti macroeconomici.
Resto sempre più convinto che la simultaneità delle tre “D” stia preoccupando gli investitori, sempre più interessati nell’esercizio di decifrare tra percezione e stato reale della situzione economica globale. Vediamole nel dettaglio: in Cina il costante processo di Deleveraging in corso da anni, ma che sembra aver ricevuto maggior attenzione proprio con l’inizio del nuovo anno in seguito alle svalutazioni del Renminbi; l’apparente, ma di fatto preoccupante, Divergence della politica monetaria americana e il relativo rafforzamento del dollaro nei confronti delle altre valute; infine la Devaluation, in atto a livello mondiale, spinta sostanzialmente da un eccesso di offerta delle materie prime. Tutti questi fattori insieme hanno portato i mercati finanziari ad essere particolarmente volatili durante il corso della settimana e l’andamento dell’azionario è stato fortemente correlato con il prezzo del petrolio (il contratto Crude di Gennaio è sceso per la prima volta sotto i 30 dollari al barile nella giornata di Venerdì).
La corsa verso i soliti safe assets è apparsa comunque quasi asfittica: l’impressione è che i rendimenti offerti dal Bund tedesco e del Treasury Americano (il decennale è sceso nelle contrattazioni di venerdi sotto il 2%) siano quasi incapaci di proteggere davvero in caso di un inizio di recessione. Il rendimento del decennale tedesco, giunto ad essere scambiato allo 0.47%, potrebbe non proteggere da un possibile rimbalzo delle aspettative di inflazione. Sembra in effetti un discorso utopico o quanto meno distante dalle scommesse degli operatori finanziari e il loro posizionamento. Tuttavia credo sia giusto ribadire, almeno in questa circostanza, che se davvero stiamo vivendo un principio di recessione mondiale, probabilmente il rischio della Germania, la cui bilancia commerciale dipende fortemente dalle sorti dell’Economia Cinese, probabilmente non è adegautamente valutato nel rendimento dei suoi titoli di stato, inflazione a parte.
Diamoci appuntamento al prossimo “Specchietto retrovisore” segnalando nelle prossime righe gli eventi che segneranno l’incedere della prossima settimana. Nella nostra notte di Martedi, alle 3 del mattino, apprenderemo qualcosa in più sullo stato di salute dell’economia Cinese. La seconda economia mondiale dovrebbe segnare una crescita del prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre del 2015 al 6.8% in calo rispetto al 6.9% del precedente trimestre.
Giovedì alle 13.45 la Banca Centrale Europea comunicherà la decisione sul tasso di sconto, ma soprattutto saranno determinanti le parole del governatore Mario Draghi durante la conferenza stampa prevista alle 14.30.
La Banca Centrale del Canada potrebbe tagliare il tasso di riferimento di 25bps (portando allo 0.25% dall’attuale 0.50%), in risposta all’andamento del petrolio che segna negativamente l’economia canadese: appuntamento alle 16.00 di mercoledi 20 gennaio.
Infine, occhi puntati su un po’ di dati legati soprattutto all’inflazione. In America, mercoledi alle 14.30 sono attesi i dati sul CPI (Consumer Price Index), previsto immutato nel mese di dicembre e quello Core (cioè privato della componente energetica e del cibo), previsto in rialzo dello 0.2%. Nel Regno Unito, le sorti della sterlina saranno legate dapprima al dato sull’inflazione di martedi alle ore 10.30; sarà poi la situazione del mercato del lavoro fotografata nella giornata di mercoledi alle 10.30 e infine le vendite al dettaglio pubblicate venerdi prossimo sempre alle 10.30 che forniranno insieme alla Bank Of England ulteriori elementi per comprendere lo stato attuale dell’economia e protendere verso un rialzo dei tassi, ormai slittato nelle aspettative del mercato, alla fine del 2016.