La settimana appena trascorsa ci ha regalato diversi spunti e offerto una price action davvero emozionante. L’indice S&P500 ha testato nuovamente la sua media mobile a 200 giorni rimbalzando poi fortemente e chiudendo la giornata di giovedì addirittura in leggero territorio positivo. Mercati azionari che hanno avuto un andamento simile anche nella giornata di venerdì, con i futures americani che in pre apertura indicavano debolezza, ma che in realtà sarebbe stata destinata a dissolversi subito, segnando una variazione positiva dell’1.28%.
Ma cosa è accaduto nel mezzo?
Innanzitutto la FED si è espressa nel suo statement con toni certamente più dovish rispetto alle aspettative. E’ vero che la parola below è stata opportunamente cambiata con close nel fare riferimento al target di inflazione del 2%. Un’economia pertanto che, supportata anche dall’acquisto di materiali durevoli come evidenziato sempre nella nota, è pronta ad avvicinarsi al 2% di inflazione, eventualmente a superarlo grazie anche all’atteggiamento accomodante della FED che ha sempre a mente l’altro obiettivo della sua politica monetaria: il lavoro. Intende soffiare vento e agevolare il tessuto economico al fine di creare ancora nuovi posti di lavoro nella speranza che un po‘ di inflazione “buona” arrivi finalmente anche da lì.
E allora giungiamo ai dati di venerdì rilasciati dal Bureau of Labor Statistics (BLS).
Dall’ultima release che guarda ai dati di aprile, si evince un tasso di disoccupazione ancora in calo, ora al 3.9% (sebbene parte del calo sia da attribuire a quella quota di popolazione che è uscita dalla componente attivamente in cerca di lavoro). I Nonfarm Payroll sembrano subire un po’ di stagionalità, con 164 mila nuovi impiegati, un dato più basso rispetto alle aspettative di mercato e soprattutto inferiore alla media degli ultimi mesi pari a 191 mila unità. Quello che delude è sicuramente il dato delle paghe: l’aumento del 2.6% su base annua appare ancora lontano da una crescita del 3% che potrebbe spingere al rialzo le aspettative di inflazione.
Mercati galvanizzati forse dalle dichiarazioni di Warren Buffet che ha dichiarato di aver acquistato, tramite Berkshire Hathaway, 75 milioni di azioni di Apple nel primo trimestre offrendo così l’etichetta di una possibile value story. L’intero indice dei tecnologici ha beneficiato del buon umore e ancora una volta i mercati hanno continuato a festeggiare rassicurati anche dal fatto che forse l’intervento rialzista della FED non sia in grado di intimorire la crescita in corso.
Eppure la curva governativa dapprima si è mossa in linea con i dati, offrendo rendimenti più bassi soprattutto sulla parte a lungo termine, salvo poi ritracciare forse anche in previsione delle aste governative previste durante la prossima settimana. Ben 73 bilioni di dollari spalmati sulle diverse scadenze rispetto ai 62 billion di dollari emessi per la stessa serie di bond prima dell’annuncio della spettacolare riforma fiscale che peserà per 1.5 trillion di dollari.
Ci lasciamo proprio con una riflessione sull’importanza del debito, nella doppia accezione. Importante perché necessario affinché l’apparato pubblico funzioni e importante, o quasi notevole, viste le implicazioni che si possono riverberare sull’economia.
Christian Zorico: LinkedIn Profile