Una settimana ricca di spunti provenienti dal macro. Su tutti le “minute” della FED e i dati più attesi della settimana, quelli relativi allo stato di salute del lavoro in US.
Il dipartimento del lavoro ha riportato nella giornata di venerdì un incremento dei payroll di sole 98.000 unità verso una stima attesa di 180.000. Inoltre, ha rivisto al ribasso il dato di Febbraio, aggiornandolo a 219 mila unità. Rincuora però il dato sul tasso di disoccupazione, al 4.5% rispetto al 4.7% e la crescita dei salari che, se pur inferiore rispetto al dato precedente, si attesta comunque al 2.7% anno su anno.
Questi i numeri, crudi se presi come tali. Sbirciando all’interno della composizione, scopriamo che i nuovi assunti nel campo delle costruzioni sono stati solo 6.000 rispetto alle 59.000 unità registrate precedentemente. Le condizioni meteorologiche hanno quindi influenzato un dato volatile per definizione. Il quadro globale invece resta inalterato con un livello di disoccupazione che è ai minimi storici a partire da maggio 2007.
E, infine, veniamo alla reazione dei mercati. Una fotografia del mercato del lavoro meno chiara e definita nei colori ha continuato a dare supporto alla forza dei Bond, almeno in prima istanza. I governativi americani sono stati comprati durante quasi tutta la giornata di venerdì, donando forza al trend in atto. Il trade contrario al tema di reflazione ha avuto anche un altro fattore che ne ha coadiuvato il movimento. La situazione in Siria (degenerata dopo il crudele attacco chimico e la conseguente presa di posizione americana) e l’attentato di Stoccolma hanno svolto una funzione di volano. Gli investitori si sono “riparati” con assets tradizionalmente considerati sicuri: Oro, YEN e Treasury hanno beneficiato del timore che si respirava. Il decennale americano ha testato rendimenti inferiori al 2.30% per poi cambiare repentinamente comportamento e chiudendo al 2.38%. In realtà nella Price action di venerdì c’era qualcosa di anomalo se si osservava il comportamento del dollaro. In particolare, rispetto all’Euro, segnava una perdita, inizialmente proprio sul dato deludente dei payroll. Non appena il mercato ha colto che l’economia è ancora in linea con una FED intenzionata a ridurre il suo budget ed alzare i tassi, il dollaro ha continuato ad apprezzarsi. La chiusura dell’Eur/Usd sotto l’1.06, oltre a trovare ragione in scadenze tecniche di opzioni su questi livelli, raccontava evidentemente un’altra storia. Quanto all’equity invece, in ritardo rispetto alle valute, in piena adorazione per rendimenti sempre più bassi, ha poi terminato la settimana ritracciando dai massimi intraday e chiudendo in territorio leggermente negativo.
Questa è ovviamente una lettura di quanto accaduto nella giornata di venerdì.
Buona Settimana Santa, più breve e con volumi ridotti.