Christian Zorico (162)
È raro che mi metta a rileggere quanto scritto nei precedenti interventi all’interno della rubrica “Lo Specchietto Retrovisore”. È stato il frutto di una settimana di mercati, pensieri e appunti scritti su diversi post-it, ripercorsi proprio prima di scrivere l’ormai consueto spunto settimanale con l’obiettivo di comunicare ai lettori le mie impressioni.
Riporto solo due passaggi degli ultimi due articoli – per chi volesse approfondire: Lo Specchietto Retrovisore: speciale Elezioni USA – Lo Specchietto Retrovisore: speciale Elezioni USA e The Rearview Mirror – November 2016 – non meramente per citarmi, ma per rispondere più abilmente alla domanda che in più persone mi hanno rivolto dopo le elezioni di Donald Trump.
E ora cosa fare? Come allocare le proprie scelte di investimento?
“…sembra evidente il messaggio di fondo: qualora venisse eletto Donald Trump, presidente dell’America, allora gli USA sono il posto dove conviene parcheggiare i propri soldi per un investitore americano. Almeno in chiave “relative” rispetto agli altri indici azionari, l’equtity americano dovrebbe sovraperformare. Nel lungo termine (e sapete bene quanto io sia poco incline a parlare del lungo termine) entrambi i candidati, con il taglio promesso delle tasse e l’incremento della spesa pubblica, dovrebbero essere positivi per l’azionario e almeno in chiave teorica, negativi per i Treasury.”
E ancora:
“In October, US Treasuries lost the most in 20 months. In particular, 10yr yield rose to 1.85% area moving up from July minimum, which was below 1.40%.
It seems that we are experiencing a bottoming process for rates; normalization for US yields is a clear sign of a calming down deflationary risks. Or maybe it is better to say that a proof of inflation is pushing higher the entire US Treasury curve.”
A questo punto, con il risultato delle elezioni alle spalle, la reazione iniziale spaventosa e spaventata, la repentina controreazione (con l’indice Americano che ha aperto in parità, ben lontano dai minimi segnati dai futures durante la sessione asiatica -5% circa), appare evidente quanto sia importante comprendere come muoverci nelle prossime settimane.
In realtà avevamo già notato da tempo che la voglia di safe haven attraverso l’acquisto di governativi, fosse comunque diminuita. Era stato l’oro ad apprezzarsi maggiormente pre-elezioni. Cosi come il trade di sottopesare l’azionario o addirittura “shortarlo” si è rigirato fortemente, anche la scommessa sull’Oro si è rivolta contro. L’azionario avrà ancora forza da questi livelli? Io purtroppo in questi momenti non riesco ad avere una view assoluta davvero forte. Molto più saggio attendere e capire quali sono le paventate misure espansive di politica fiscale e osservare la squadra di governo che andrà a designare.
Nel frattempo rinnovo quanto detto nel precente “Specchietto Retrovisore”. Meglio probabilmente assumente un attegiamento più prudente e scommettere il tema della reflation in chiave relative. Comprare azionario americano e coprirsi con quello europeo. E stesso discorso vale anche in chiave settoriale. Se i finanziari sono di sicuro i maggiori beneficiari dello steepening della curva in atto, allora meglio scommettere sulle banche in US. Inoltre, non scordiamoci che la sopresa negativa di eventi politici ora ritorna in Europa, con l’Italia, la Francia e la Germania ad essere chiamati al volto nel futuro prossimo. Stesso discorso per la divergenza di politiche monetarie, per quanto appare chiaro dalla price action in atto che nessun governativo viene considerato sicuro in quello che è stato il piu’ ampio sell-off dal 2013.
Mi rimane un unico dubbio.
Parte del movimento rialzista dei rendimenti in atto, soprattutto sulla parte lunga della curva, è dettato dalle aspettative di inflazione in crescita e dall’aumento di debito pubblico in chiave prospettica. La violenza del movimento però potrebbe anche essere stata esacerbata dagli intelligenti robot finanziari, tanto in uso nell’attuale industria. Proprio come i robot da cucina, si prepara un impasto di volatilità, correlazione tra le asset class, premi al rischio, si mischia tutto e viene fuori un prodotto unico apparentemente diversificato. La volatilità cresciuta sui governativi ha sicuramente incentivato il processo di vendite. Conseguenza diretta, hanno sofferto i mercati emergenti, e con molta probabilità non abbiamo ancora visto il bottom lì, perché futuri flussi in uscita potrebbero esacerbare il movimento di correzione.
Ecco il mio dubbio ora si materializza nella possibilità di contagio ad altre asset class, come il credito e in ultima istanza l’azionario, visto generalmente come copertura più immediata da implementare. A quel punto l’intelligenza dei robot-advisors, qualora dovesse verificare una crescente volatilità, potrebbe togliere il piede dall’accelaratore dell’azionario, senza prendere in considerazione la particolare forma dell’imbuto nel momento in cui tutti vogliono uscire dallo stesso trade.
Ah, dimenticavo. Mi hanno anche piu’ volte chiesto cosa pensassi del nuovo presidente degli Stati Uniti. Riporto la voce di alcuni bimbi. Come fonte di verità oppure come esilerante punto di vista.
Buona visione.
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