A cosa serve l’arte contemporanea?
Cosa ci racconta?
Cosa ci insegna?
Dove ci conduce?
È davvero autoreferenziale come molti affermano?
Ed infine, la sua complessità, il suo parlare difficile, nasconde una pochezza di contenuti o, piuttosto, una stratificazione e addensamento di segni e significati?
Spesso sono queste le domande che accompagnano il visitatore comune, ma qualche volta anche l’appassionato e l’intellettuale colto, alle mostre d’arte contemporanea, che soprattutto nella bella stagione affollano i cartelloni estivi di questa o quella località.
Molto spesso anche gli addetti ai lavori si trovano disorientati davanti a quei quadri, installazioni, sculture, performance, che rappresentano le frange più “spinte” ed estreme della ricerca artistica contemporanea.
Non è un caso che l’unica corrente artistica contemporanea che ha davvero goduto di un ampio riconoscimento popolare sia quella Pop Art, nata in Inghilterra ma codificata e maturata in America, che proprio ed in virtù del suo rifarsi alla pubblicità, alla televisione, al cinema, ad un retroterra mainstream, è riuscita a parlare sia al critico che allo storico d’arte, sia all’intellettuale ma anche all’uomo comune, al cittadino, perfino alla famosa casalinga di Voghera.
Ma, se è vero che l’arte rappresenta lo specchio più fedele e quindi il riflesso più autentico dell’epoca che lo produce, cosa ci trasmette, o meglio ri-trasmette, l’opera d’arte contemporanea quando ci riflettiamo in essa?
Se provassimo a visitare la piccola cittadina di Laterza, in provincia di Taranto, nella bellissima Puglia, percorrendo vicoli pittoreschi attorniati da case rustiche rifinite a calce bianca del centro storico, arriveremmo davanti all’ex Palazzo della Gendarmeria (oggi sede del Laboratorio Urbano “Philos lab4art”, produttore e promotore di eventi culturali), e su di una delle sue facciate potremmo, forse, trovare una qualche risposta alle domande che ci siamo posti all’inizio di questo articolo.
Sulla parete anteriore, infatti, campeggia una gigantesca installazione di punti e linee in codice morse, realizzata in ceramica. Un cartello ci informa a tal proposito, sia del nome dell’installazione, sia del suo significato, sia dell’artista che l’ha realizzata.
L’opera si chiama “Locating Laterza | Segnali d’Arte” e rappresenta, attraverso il codice morse, appunto, le coordinate geografiche della cittadina pugliese, ossia 40° 38’ 0” Nord e 16° 48’ 0” Est (longitudine nord e latitudine est). L’artista è Jasmine Pignatelli, che i nostri lettori hanno già conosciuto nel numero 26, del giugno 2016, del quale realizzò appunto la copertina.
Artista eclettica, classe 1968, nata in Canada, opera tra Bari e Roma; la ricerca di Jasmine Pignatelli si concentra sui codici, segni e simboli che la nostra società dell’informazione produce in quantità. Nel 2015 vince un bando del MiBACT denominato “Made in Loco”, che prevedeva una residenza d’artista presso la cittadina pugliese di Laterza, per la realizzazione di un’opera site specific che rappresentasse quanto più compiutamente il genius loci della cittadina stessa.
Da quell’esperienza composta di laboratori didattici con gli studenti laertini, sopralluoghi, rilevamenti geografici, è appunto nata l’opera “Locating Laterza | Segnali d’Arte”, che è stata inaugurata il 2 giugno scorso.
Complementare alla presentazione dell’opera site specific si è svolta, nel cortile dell’ex Gendarmeria, la mostra d’arte contemporanea “Gradi minuti secondi | Recent Works”, a cura di Francesco Castellani, dove l’artista Jasmine Pignatelli ha mostrato un canone delle sue ultime realizzazioni.
La presentazione dell’opera, di proprietà del Comune di Laterza e del MUMA Museo della Maiolica di Laterza, è stato il momento clou della manifestazione “Buongiorno Ceramica”, promossa dall’Associazione Italiana della Ceramica (AICC), che dal 2 al 4 giugno scorsi ha coinvolto 37 centri nazionali in attività, convegni, eventi e performance all’insegna di questo antico e nobile materiale.
L’opera “Locating Laterza | Segnali d’Arte”, quindi, ci fornisce le coordinate fisiche e geografiche di una cittadina pugliese, ma a ben vedere, al pari di una pietra miliare, ci dice anche dove siamo, ci offre un punto dal quale ripartire, o uno al quale arrivare, o meglio, l’opera d’arte ci racconta che il momento incommensurabile è adesso, ora ed in questo posto.
Non importa se ci troviamo a Milano, Parigi, Roma, New York o magari a Laterza, perché come disse lo scrittore statunitense Thomas Merton:
“L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento”.