Come sappiamo, la nostra è la seconda nazione manifatturiera d’Europa, dopo quella tedesca, ma ci sono alcune peculiarità che contraddistinguono la nostra da quelle degli altri Paesi. Innanzitutto le aziende italiane sono per la maggior parte piccole e medie; in secondo luogo la particolare geografia del nostro territorio, con una pianta stretta e lunga, ha favorito, insieme ad altri fattori, l’aggregazione di queste piccole e medie aziende in distretti; ed infine la manifattura italiana è rinomata nel mondo per l’estrema qualità delle sue produzioni.
Ma qualcuno dei nostri lettori potrebbe chiederci che cosa c’entrino queste precisazioni di carattere economico con il macro-argomento del lusso, con il quale abbiamo voluto connotare il numero di marzo del nostro giornale.
Tutto! Verrebbe da rispondere di getto a questo quesito. Infatti, una buona parte delle aziende manifatturiere italiane, soprattutto piccole, è specializzata in produzioni di fascia alta, appunto. Alcuni esempi: siamo fra i principali e più prestigiosi produttori di calzature di lusso al mondo; ancora, il nostro Paese veste gli amministratori delegati, presidenti e capitani d’industria più importanti del pianeta; le principali marche di super car sono storici costruttori italiani (anche se le acquisizioni straniere e le delocalizzazioni hanno impoverito e disperso questo comparto); ancora, le produzioni Made in Italy del settore agroalimentare sono fra le più rinomate e ricercate, tanto da aver fatto della nostra cucina la più famosa e apprezzata fra le tre grandi gastronomie mondiali (francese, cinese, italiana). Ed infine cito solo due prodotti dello sconfinato tagliere enogastronomico italiano: il Parmigiano Reggiano, una sorta di Nike delle produzioni casearie, probabilmente il formaggio più imitato e contraffatto al mondo, e la Pizza, una delle tipicità italiane più famose, nata dall’estro di un piccolo fornaio napoletano nel 1889.
Ed il filo rosso che unisce tutte queste manifatture così disparate è appunto il fatto che, almeno alle origini, le nostre aziende erano piccole, addirittura piccolissime. Giusto a titolo di inventario ne citerò un paio per ognuno dei comparti sopracitati: per le scarpe Salvatore Ferragamo e Tod’s, per gli abiti le sartorie di Valentino e Armani; per le auto di lusso Maserati, Lamborghini (che alle origini era un piccolo costruttore di trattori agricoli) e soprattutto Ferrari, che nacque dalla caparbietà e voglia di riscatto di un piccolo meccanico e pilota, Enzo Ferrari, fuoriuscito dalla grande casa automobilistica Alfa Romeo.
Ma quali sono i numeri di questo comparto?
Il mercato dei beni di lusso personali del 2017 ha chiuso a 262 miliardi di euro, segnando un +5% sul 2016. Inoltre l’80% delle vendite di beni di lusso sono riconducibili a Millennials, donne e uomini under 40. Una ricerca condotta nel 2017 da The Boston Consulting Group ha analizzato i comportamenti di acquisto di 12 mila top spender (almeno 36 mila euro all’anno in acquisti di alta gamma) in 10 Paesi, decretando che il Made In Italy è considerato in tutto il mondo il primo per qualità della manifattura di beni di lusso personali (29% di preferenze contro il 23% della Francia e il 12% degli Usa).
Oggi, quindi, siamo conosciuti soprattutto per il nostro Made in Italy di lusso, le famose “Le quattro A” (da Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento e Automobili). E pensare che “l’etichetta di origine” più contraffatta al mondo, a differenza da quanto si può immaginare, non è nata a difesa dei prodotti italiani, bensì con l’intento opposto.
Agli inizi degli anni sessanta, infatti, alcuni paesi europei, tra cui Germania, Francia ed Inghilterra, per difendere la loro produzione interna, apponevano delle etichette sui prodotti stranieri, per indicare ai consumatori quali fossero quelli da evitare per scarsa qualità. Con il passare del tempo i produttori italiani sono riusciti a trasformare questa censura in opportunità. Quello che all’inizio era nato come un handicap, un marchio d’infamia quasi, si è rivelato essere una fortuna grazie alla quale l’Italia ne è uscita con un’identità ben precisa, diventando simbolo di creatività e qualità.
Quindi, in questo numero torniamo a parlare di Made in Italy, Sistema Italia, di quello che veramente ci contraddistingue come Paese con un sistema di valori, una cultura ed una storia che, anche se noi Italiani spesso lo dimentichiamo, gli altri paesi ci invidiano.
Buona lettura e Buona Pasqua.