Ma siamo certi che sia l’overtourism il vero problema?

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Ma siamo certi che sia l'overtourism il vero problema?

Vedendo quante discussioni si sta portando dietro il tema dell’overtourism, se Lucio Battisti avesse cantato oggi “Sì, viaggiare” avrebbe dovuto aggiungere “responsabilmente” per non essere “accusato” di contribuire alla crescita sfrenata del turismo.

Provocazione a parte, quello del “c’è troppa gente in vacanza” (lo so, overtourism fa più figo, ma quello è) è argomento importante con cui fare i conti.

Partiamo come sempre e si dovrebbe dai numeri per vedere se poi è realmente così.

Secondo uno studio realizzato da Istat e Ministero del Turismo pubblicato a giugno 2024, tra il 2019 e il 2023 in Italia le presenze turistiche sono cresciute di 14,5 mln (+3,3%). Inoltre, nel 2023 sono stati circa 16 mln gli arrivi in più rispetto al 2022 (+13,4%), oltre 39 mln le presenze (+9,5%), con la componente straniera attestata al 52,4%. Altro tema caldo: nel 2023, gli arrivi e le presenze nel settore extra-alberghiero sono aumentati del 16,9% e dell’11% rispetto al 2022, con incrementi superiori di quelli del settore alberghiero (+11,5% e +8,1%).

E il trend per il 2024 è in crescita.

Secondo un’indagine di Assoturismo Confesercenti, realizzata dal CentroStudi Turistici di Firenze, quest’estate le strutture ricettive ufficiali attendono l’arrivo di circa 26,3 mln di turisti stranieri, ossia 2,6 mln in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (1 turista su 2 in Italia sarà straniero).

Insomma sì, c’è più gente in giro. Prendiamone atto.

Molteplici i motivi: voglia di viaggiare derivante dal post pandemia, capacità di spesa maggiore per le classi medio-alte (per effetto del risparmio accumulato nel periodo pandemico) e cambio di priorità e di stili di vita, con la ricerca dell’esperienza – quindi il viaggio – piuttosto che l’acquisto di altri beni.

Tutto bello. Anzi, no.

Questo eccesso di turismo porta anche degli effetti collaterali: impatto sui residenti e sui centri urbani con l’apertura di negozi per “turisti”, innalzamento dei costi d’affitto (cfr. tutto il tema degli affitti brevi), etc. Effetti collaterali che hanno portato le popolazioni locali a manifestare, soprattutto in Spagna ma non solo.

Eppure, semplificando molto, più turisti significano più soldi spesi sul territorio. E più soldi spesi sul territorio significano più lavoro. Insomma, più benessere per tutti. Soprattutto in aree dove il turismo rappresenta una bella porzione di economia, vedi il Sud Italia.

E allora riflettevo: piuttosto che chiedere minor turismo perché non chiedere una migliore organizzazione dei flussi, una migliore logistica, migliori trasporti, migliore rete tra istituzioni e privati, insomma una strategia capace di valorizzare il patrimonio ambientale, artistico e culturale, senza incidere negativamente sulla popolazione locale e sui territori?

Forse, per chiudere il cerchio e per risolvere il problema dell’overtourism, dovremmo chiedere a “Quel gran genio del mio amico (di Lucio Battisti), lui saprebbe cosa fare”.

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